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Fininvest scende a poco più del 34% di Mediaset. Una nota informa che la holding ha messo in vendita il 16,68% del capitale sociale del gruppo televisivo, pari a 197 milioni di titoli ordinari. La vendita avverrà attraverso la procedura di accelerated book building (Abb), una tecnica utilizzata per vendere in tempi rapidi pacchetti azionari agli investitori istituzionali.
L”operazione, che dovrebbe concludersi nell”arco di 180 giorni, è curata dalla banca d”affari americana JpMorgan ed è rivolta a investitori istituzionali italiani ed esteri. Secondo alcune indiscrezioni, il prezzo del collocamento è tra i 10,7 e i 10,9 euro per azione, poco oltre i 2 miliardi di euro.
Sarà stato il deludente risultato delle ultime consultazione elettorale o si tratta di una semplice scelta di business strategy?
Alcuni analisti legano questa operazione all¿eterno conflitto di interessi che pesa sul premier Silvio Berlusconi e vedono, dunque, in questa mossa inaspettata una precisa scelta politica del presidente del Consiglio in vista del prossimo voto del 2006. Ipotesi che del resto trova conferma anche nella dichiarazione di Francesco Cardinali di JpMorgan, che durante una conference call ha commentato che la tempistica del collocamento del 17% di Mediaset è legata anche all”esito delle elezioni regionali.
“La scelta della tempistica del collocamento segue fondamentalmente anche il contesto politico con l”esito delle recenti elezioni regionali” ha detto Cardinali.
Ma dalla holding fanno sapere che il collocamento rientra ¿nella scelta strategica, avviata con la quotazione di Mediaset, di una apertura sempre maggiore al mercato”. In questo modo prosegue quel processo di apertura al mercato avviato dal gruppo di Cologno Monzese con la quotazione in Borsa del 1996. Questoil senso della operazione di riduzione della quota di controllo.“Con le risorse disponibili – prosegue la nota – Fininvest sarà in condizione di azzerare le proprie passività finanziarie e di poter contare su una rilevante liquidità da destinare a possibili nuovi investimenti”. “Al tempo stesso – conclude il comunicato – mantenendo la partecipazione diretta e indiretta di circa il 34,3%, Fininvest potrà continuare ad assicurare a Mediaset la stabilità sia di un azionariato di riferimento, sia delle competenze manageriali”.
Al momento Fininvest non aggiunge ulteriori dettagli, ma l¿operazione dà da pensare e soprattutto riapre la discussione sulla possibilità che la famiglia Berlusconi decida di sbarazzarsi di Mediaset, probabilità recentemente scartata dal presidente Fedele Confalonieri, intervenuto per smentire alcune voci che andavano in questo senso.
Confalonieri aveva definito ¿Soap opera¿ i rumor sulla cessione. “Conosco Berlusconi molto bene fin dalla giovinezza e so che per lui è molto difficile vendere qualcosa“, aveva detto Confalonieri in una conference call.
In realtà, la possibilità di mettere in vendita il polo televisivo potrebbe avere una giustificazione non solo alla luce di motivazioni strettamente politiche, ma anche della ventilata ipotesi che la famiglia Berlusconi lasci il mercato televisivo per investire in quello più interessante delle telecomunicazioni. Telecom Italia, per esempio?
Si tratta di rumor che non hanno mai trovato conferma dai vertici aziendali, ma che fanno riflettere sul futuro di questa società.
La notizia di questa mattina della messa in vendita del 16,68% del capitale sociale di Mediaset dà un segnale di forte riduzione del controllo, che arriva in un particolare momento della vita politica di Silvio Berlusconi ma, bisogna sottolinearlo, anche in una fase di forte crescita per l¿azienda che ha presentato per il 2004 i migliori risultati economico finanziari da quando è stata quotata in Borsa nel 1996.
I ricavi pubblicitari televisivi di Publitalia 80 sulle tre reti Mediaset sono cresciuti del 9,1% raggiungendo i 2.869,1 milioni di euro rispetto ai 2.630,4 milioni di euro dello stesso periodo dell¿anno precedente.
Cosa riserva il futuro a questa società, il cui destino è inesorabilmente legato alle sorti politiche dell¿Italia e in particolare del premier?
Sicuramente se Berlusconi decidesse di immolare Mediaset all¿altare sacrificale dell¿elettorato, ci si dovrebbe interrogare sui nomi dei possibili acquirenti, e visto il know-how necessario per dirigere un¿azienda di questo calibro, bisognerebbe guardare ai grandi player internazionali, scartando a priori il tycoon Rupert Murodch, visto l¿inasprirsi dei rapporti, colpevole la Tv digitale terrestre.
Chissà se in un prossimo futuro vedremo arrivare sul mercato televisivo italiano, Time Warner, Disney o Viacom?
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