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La criminalità organizzata ha dimostrato, se mai ce ne fosse stato bisogno, di saper stare al passo coi tempi e ha abbandonato le intimidazioni a suon di tritolo per sostituirle con gli attacchi informatici.
Lo strumento preferito sono le reti bot, altrimenti note come reti zombie: reti formate da computer compromessi, collegati illegalmente e usati per attaccare e ricattare aziende e organizzazioni.
Secondo un rapporto della Honeynet Project, la diffusione di queste reti è diventata sempre più invasiva e focalizzata sul furto d¿identità e sull¿installazione di spyware e altri programmi nocivi.
L¿utilizzo questi sistemi è in continua crescita, così come è sempre più alto il livello di preparazione e organizzazione degli attacchi, connessi non più a un singolo hacker in vena di scatenare un po¿ di maretta nel cyberspazio, ma a una nuova, ben organizzata e molto ramificata struttura criminale.
Una nuova mafia, insomma, che non esita a sfruttare la competenza di giovanissimi hacker per portare a termine progetti criminosi basati sulla crescente popolarità di Internet.
La nuova cyber criminalità usa infatti quest¿arma soprattutto per rubare l¿identità degli utenti (compresi i numeri di carta di credito, gli estremi dei documenti e così via) e il fenomeno si sta estendendo molto più di quanto si possa immaginare: se nel 2003, venivano identificate circa 300 nuove minacce dannose al mese, oggi questa cifra è triplicata a circa 900-1000 al mese, soprattutto per via del numero crescente di bots.
I programmi “bot” sfruttano i canali IRC (quelli delle chat) per fornire accesso ai sistemi compromessi, consentendo agli hacker di sottrarre i codici di attivazione, di terminare processi, di lanciare attacchi Denial-of-Service, stabilire connessioni remote, caricare e scaricare file, analizzare le porte attive ed eseguire un insieme di backdoor che compromettono direttamente la sicurezza del sistema.
Negli anni passati, le reti zombie venivano utilizzate prevalentemente per ¿scaramucce¿ tra hacker e vandali della rete, salvo poi essere ¿assoldate¿ (è proprio il caso di dirlo) dalla nuova mafia cibernetica.
Secondo i dati della NHTCU, l¿Unità nazionale britannica per la lotta alla criminalità hi-tech, la malavita organizzata europea sta infatti ingaggiando hacker per lanciare attacchi, mentre alcuni mercenari informatici concedono l¿uso delle reti bots al migliore offerente.
Si parla di un affitto molto modesto: circa 150 euro l”ora, un¿inezia per le organizzazioni criminali che, più che mai istrioniche, usano i Pc zombie per estorcere denaro, ma anche per danneggiare aziende concorrenti.
Nel mondo, secondo i calcoli di Honeynet ci sarebbero almeno un milione di software bot, ma si tratta di dati molto cauti dal momento che un bot può essere connesso ad almeno 10 mila Pc e disporre di architetture plug-in per aggiungere velocemente nuove funzionalità.
Nel prossimo futuro, secondo i ricercatori, le botnets si sposteranno verso le reti peer-to-peer che sono più difficili da intercettare e mettere fuori uso.
La tendenza è quella di creare reti con un numero minore di bot, uno stratagemma per rendere la collezione di computer compromessi più difficile da rintracciare.
Le reti zombie di dimensioni ridotte, avvertono però gli analisti, saranno anche più difficili da identificare, ma hanno lo stesso potere distruttivo di un esercito militare, soprattutto se i Pc coinvolti hanno un buon collegamento alla rete o sono collocati in posti ¿interessanti¿.
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