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I capi di Stato africani vogliono colmare al più presto il digital divide, per permettere alle popolazioni del continente di usufruire dei servizi e dei prodotti della società dell¿informazione.
Per noi occidentali cambiare il telefonino è ormai diventato una prassi come il cambio dell¿armadio a fine stagione, ma per molti abitanti dei Paesi poveri è impossibile anche comprare un telefonino di seconda mano.
Ecco perché i rappresentanti di molti Stati africani hanno comunicato il loro supporto a un progetto di solidarietà internazionale, chiedendo alle nazioni industrializzate di tassare gli investimenti sulle nuove tecnologie per finanziare l¿acquisto di telefonini e Pc nei Paesi poveri.
La tassa andrebbe a sovvenzionare il Fondo di solidarietà digitale, un programma sponsorizzato dalle Nazioni Unite con l¿obiettivo di favorire, attraverso la diffusione degli strumenti hi-tech come il satellite, Internet o il computer, lo sviluppo economico di quelle aree prive anche delle infrastrutture di base.
L¿iniziativa è stata lanciata all¿inizio del 2003 dal Senegal nell¿ambito del World Summit on Information society (WSIS).
L¿idea di partenza è di dare vita ad una fondazione, finanziata con contributi volontari provenienti dall¿ambito delle tecnologie per l¿informazione e dai loro consumatori.
A Ginevra, il presidente algerino Abdelaziz Bouteflika ha spiegato che il digital divide tra i Paesi ricchi e quelli poveri non fa che aggravare le differenze economiche tra il nord e il sud del mondo.
¿Il lancio di iniziative internazionali è un imperativo¿ ha dichiarato Bouteflika, sostenuto dal presidente senegalese Abdoulaye Wade e dal ministro francese degli Affari Esteri Michel Barnier.
Ginevra è stata una delle prime città, con Lione, ad aderire al progetto proposto dal Senegal: il comune si è impegnato a versare nel Fondo di solidarietà l¿1% dei profitti realizzati dai fornitori di nuove tecnologie della città.
Le Nazioni Unite sono convinte del fatto che l¿allargamento dell¿accesso ai servizi della società dell¿informazione contribuirà a sradicare la povertà e a costruire nel sud del mondo democrazie stabili.
Una visione condivisa dal presidente del Senegal: ¿Il solo modo per colmare il gap è di rinforzare il sud per quanto riguarda le infrastrutture tecnologiche, i telefoni, fax, Internet e di assicurare una formazione per insegnare alla popolazione come servirsene¿, ha dichiarato Wade.
Quando verranno stabilite concrete linee guida sulla destinazione dei fondi, (finora 5 milioni di euro): il 60% andrà ai 49 paesi meno sviluppati del mondo, il 30% ai paesi in via di sviluppo e il 10% servirà al finanziamento di progetti nei paesi ricchi.
Secondo un recente studio condotto dal Centre for Economic Policy Research, alla fine del 2003, c¿erano in Africa 6 cellulari ogni 100 abitanti, contro tre linee fisse per 100 abitanti: la penetrazione mobile dunque è molto inferiore a quella dell¿Asia, dove si contano 15 telefonini per 100 abitanti, degli Usa (48 su 100) e dell¿Europa (55 su 100).
Nonostante questo, i 51 milioni di abbonati africani rappresentano una crescita annuale di oltre il 1000 per cento in cinque anni.
Lo studio dimostra come la telefonia mobile sta crescendo in Africa più veloce che nel resto del mondo e dimostra come nelle regioni in cui le infrastrutture primarie come le strade, le telecomunicazioni fisse e le Poste non funzionano come dovrebbero, le comunicazioni mobili stanno contribuendo in modo sostanziale allo sviluppo economico.
Per ulteriori approfondimenti, leggi:
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