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Bisognerà aspettare le elezioni regionali e dopo si potrà cominciare a pensare al rinnovo del Consiglio d¿amministrazione della Rai. Questo il parere del Ministro delle Comunicazioni Maurizio Gasparri, intervenuto in merito delle polemiche dell¿opposizione che da tempo sta premendo per ottenere il rinnovo dei vertici della Tv pubblica.
Secondo quanto stabilito dalla Legge Gasparri, la scadenza del Cda di Viale Mazzini è fissata dopo l”approvazione da parte dell”assemblea dei soci del bilancio 2004, il cui termine ultimo è fissato al 30 giugno.
Intanto il direttore generale della Rai, Flavio Cattaneo, ha ribadito il no all”ipotesi di cessione di una rete Tv, che ¿porterebbe estreme difficoltà¿, ma ritiene percorribile la cessione di una quota della rete di trasmissione: ¿Potrebbe essere nostra, o parzialmente nostra, l”importante è l”utilizzo, non la proprietà¿. Il rischio di ingerenze politiche può essere limitato pensando a ¿due board, uno per la linea editoriale e uno per la parte gestionale¿.
Cattaneo ha anche riferito che nel mese di febbraio, la Rai ha raggiunto i 10 milioni di euro di ricavi dai canali del digitale terrestre, grazie soprattutto ai servizi interattivi ospitati per conto di enti e istituzioni.
Il direttore generale non ha escluso che in futuro la Rai entri nel mercato dei diritti del calcio per le offerte pay-per-view.
¿Non dico che non entreremo mai ¿ ha spiegato – ma siamo in una fase di sperimentazione e a noi i conti non risultano così convenienti. Poi tra tre anni vedremo¿.
Per quanto riguarda i ricavi pubblicitari 2004, il Dg ha dichiarato che per la Rai l¿aumento sarebbe del 10%. ¿Li abbiamo incrementati più di Mediaset, che cresce dell”8-9%¿, ha commentato Cattaneo.
Mediaset ha già indicato per il 2004 una stima di crescita dei ricavi pubblicitari del 9%.
E mentre la Rai è ormai presa dalla riorganizzazione aziendale che la dovrà portare in breve tempo alla quotazione in Borsa, dal centrosinistra reclamano uno ¿stop alla finta privatizzazione¿.
Come fanno sapere, si tratta del primo passo di una riforma proposta dalla Margherita.
Il responsabile per l”informazione, Paolo Gentiloni, la illustra proponendo ¿la creazione di due società distinte¿, una per il servizio pubblico e una per il commerciale. Poi ¿la privatizzazione di una rete generalista e della struttura di distribuzione e diffusione Rai Way¿.
Il centrosinistra converge quindi su questa linea che aveva già annunciato Romano Prodi e prima di lui l¿allora presidente dell¿Antitrust, Giuseppe Tesauro. In una lunga intervista concessa al Corriere della Sera, il leader del centrosinistra aveva espresso il proprio punto sulla privatizzazione dell¿azienda.
¿Una divisione della Rai in due, con una società dedicata al servizio pubblico e finanziata esclusivamente dal canone e una seconda finanziata con la pubblicità e impegnata nel servizio commerciale, un rigoroso controllo antitrust del mercato pubblicitario e una protezione per la stampa di fronte allo strapotere della televisione¿. E” quanto prevede Prodi.
¿E” una riforma che può essere realizzata un tempi relativamente brevi e che dovrebbe in ogni caso essere attuata prima di qualsiasi forma di privatizzazione della Rai. Questo vuol dire com”è ovvio – secondo Prodi – che il collocamento in Borsa di una quota di minoranza del capitale della Rai, di questa Rai ancora a due teste, dovrebbe essere cancellata”.
Per l”ex presidente della Commissione Ue, è in ogni caso ¿alla Rai che spetta il compito di assicurare il servizio pubblico¿ anche in futuro.
Giuseppe Tesauro aveva parlato per primo di una soluzione di questo tipo. A termine di un¿ indagine conoscitiva del novembre scorso, l¿Antitrust aveva indicato la necessità di ripensare l”attuale normativa di servizio pubblico radiotelevisivo, e suggeriva di dividere la Rai in due società distinte, prima del collocamento in Borsa del 20-22%.
Diversa la posizione del Ministro Gasparri, che ricorda che nella legge di riforma del sistema radiotelevisivo, ma anche nel Contratto di servizio Stato-Rai, sono stati scanditi ¿gli indirizzi riguardanti la separazione contabile” tra i costi-ricavi derivanti da attività di servizio pubblico e i costi ricavi derivanti da attività di mercato, in linea con le Direttive europee in materia.
E riferendosi al piano del centrosinistra sulla Rai, il ministro ha detto che si tratta di un¿idea che era stata lanciata anni fa dall¿ex presidente Rai Pierluigi Celli, che voleva dividere la Rai in due: la polpa da una parte e il servizio pubblico dall”altra.
Un¿idea sbagliata, per Gasparri, che ha sottolineato che in base alla legge che porta il suo nome si sta procedendo in modo totalmente diverso, in modo da garantire che la Rai anche dopo la privatizzazione continui a fare il servizio pubblico e non si faccia irretire dalle leggi del mercato.
Intanto c¿è da ricordare che riguardo alla privatizzazione della Rai, il direttore degli Affari Legali della Rai, Rubens Esposito, ha smentito le dichiarazioni che nei giorni scorsi erano circolate a suo nome su diverse agenzie di stampa.
A margine dell¿audizione presso l¿Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, alcune agenzie di stampa avevano infatti riportato che l¿avvocato Esposito aveva dichiarato che il collocamento in Borsa della Rai rischiava di essere inappetibile per gli investitori se non sarebbero stati modificati alcuni vincoli previsti dalla legge Gasparri.
Esposito ha precisato di non aver mai rilasciato dichiarazioni alla stampa, aggiungendo che le dichiarazioni a lui attribuite non corrispondono affatto al suo pensiero sulla privatizzazione.
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