Digital divide: per la Banca Mondiale ¿si sta colmando rapidamente¿

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Il digital divide tra i paesi ricchi e i paesi poveri sta diminuendo, almeno cos&#236 ha stimato la Banca Mondiale, mettendo in discussione una campagna delle Nazioni Unite per diffondere le tecnologie dell¿informazione e della comunicazione nei paesi in via di sviluppo.

La Banca Mondiale &#232 un¿organizzazione di 184 Stati membri (praticamente quasi tutti i Paesi del mondo). Questi Paesi sono insieme responsabili di come l¿istituzione &#232 finanziata e di come i relativi soldi sono spesi.

Il digital divide &#232 il termine utilizzato in riferimento alle disuguaglianze nell¿accesso e nell¿utilizzo delle tecnologie della cosiddetta ¿societ&#224 dell¿informazione¿.

Divario, disparit&#224, disuguaglianza digitale esprimono in sostanza la difficolt&#224 da parte di alcune categorie sociali o di interi paesi di usufruire di tecnologie che utilizzano una codifica dei dati di tipo digitale rispetto ad un altro tipo di codifica precedente, quella analogica.

Proprio mentre 1.700 esperti internazionali si riuniscono a Ginevra in vista del Summit mondiale sulla societ&#224 dell¿informazione (WSIS), la Banca Mondiale ha stilato un rapporto secondo cui i servizi di telecomunicazione nei paesi poveri progredisce in modo evidente.

Secondo il rapporto ¿il digital divide si sta colmando rapidamente¿ e ¿le popolazioni dei paesi in via di sviluppo hanno un pi&#249 ampio accesso e pi&#249 rapido di prima alle nuove tecnologie¿.

La met&#224 della popolazione mondiale beneficia attualmente di una connessione a una linea telefonica fissa e il 77% a una rete mobile, precisa la Banca mondiale.

Sempre secondo il rapporto, nel 2002 in Africa si contavano 59 milioni di linee telefoniche.

Le cifre snocciolate dalla Banca Mondiale, tuttavia, contraddicono le dichiarazioni del presidente senegalese Abdoulaye Wade, secondo cui ci sarebbero pi&#249 linee telefoniche a Manhattan che in tutta l¿Africa.

¿A meno che i newyorkesi non abbiano ognuno 12 telefoni, l¿Africa ha attualmente molti pi&#249 telefoni di Manhattan¿, stima il rapporto della Banca Mondiale.

Contraddizioni a parte, quello che &#232 certo &#232 che i Paesi in via di sviluppo hanno una forte necessit&#224 di comunicazioni, fisse o mobili che siano, e che in molte zone del mondo avere accesso a una linea telefonica non &#232 cos&#236 semplice come tutti noi siamo abituati a pensare.

La diffusione delle tecnologie dell¿informazione infatti presuppone da una parte grandi investimenti economici, dall¿altra la presenza di infrastrutture e servizi, spesso assenti in molti paesi, soprattutto al Sud del mondo.

Ecco perch&#233 la Banca Mondiale ha lanciato un programma volto a favorire lo sviluppo economico dei paesi in via di sviluppo dando impulso alle loro capacit&#224 scientifiche e tecnologiche e nei prossimi mesi selezioner&#224 una dozzina di progetti che si sono dimostrati efficaci in altre realt&#224 per tentare di replicarli nei paesi in via di sviluppo (in particolare in Africa) che debbono fronteggiare le stesse sfide.

I progetti saranno finanziati dai paesi membri attraverso un fondo fiduciario riservato alla scienza e alla tecnologia oppure rendendo le iniziative ammissibili ai finanziamenti del prossimo pacchetto di prestiti dell”IDA (International Development Assistance).

Secondo il presidente della Banca mondiale, James Wolfensohn, ¿Scienza e tecnologia possono offrire notevoli contributi allo sviluppo di molte aree se vengono utilizzate in modo pi&#249 coerente e non in modo casuale e in risposta a specifici stimoli¿.

Al Watkins, coordinatore scientifico e tecnologico della banca spiega per&#242 che questi aspetti vengono ¿troppo frequentemente ignorati dalla Banca mondiale, nell”errata convinzione che non siano direttamente legati alla sua missione centrale di alleviare la povert&#224 e di soddisfare gli obiettivi del Millennium Development¿, il programma di sviluppo varato nel 2000 quando i governi di tutto il mondo si impegnarono solennemente a garantire otto punti essenziali per ridurre la miseria sul pianeta.

Del rapporto tra nuove tecnologie e sviluppo dei paesi poveri si &#232 parlato anche nel corso del convegno ¿Dialogo sulle nanotecnologie tra Nord e Sud del mondo: sfide ed opportunit&#224¿, organizzato dall”Ics-Unido (Centro Internazionale per la Scienza e l”Alta Tecnologia dell”Organizzazione per lo Sviluppo Industriale delle Nazioni Unite) due settimane fa a Trieste.

L¿incontro, focalizzato sul ruolo delle nanotecnologie nei paesi in via di sviluppo, ha evidenziato due importanti aspetti della questione. Primo: la crescita, in questi paesi, degli investimenti nel settore delle nanotecnologie, per il quale &#232 previsto uno sviluppo pi&#249 veloce rispetto alla controparte del mondo, quella ¿ricca¿.

In secondo luogo, per&#242, il meeting ha anche sottolineato l¿importanza che questa crescita venga sostenuta da altrettanti sforzi per costruire le adeguate infrastrutture affinch&#233 i risultati raggiunti nella ricerca possano portare vantaggi concreti ai paesi che l¿hanno condotta.

Proprio in vista del Summit mondiale sulla societ&#224 dell¿informazione e a prescindere dalla correttezza delle rilevazioni della Banca Mondiale, &#232 comunque essenziale ribadire la necessit&#224 dell¿impegno di tutte le realt&#224 industriali e istituzionali e individuali per abbattere il divario tra il Nord e il Sud del mondo anche, ma non solo, attraverso la promozione delle nuove tecnologie.

Alessandra Talarico

Per ulteriori approfondimenti, leggi:

Un mercato globale per i telefonini in disuso per ridurre il digital divide

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