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Era stato arrestato il 17 gennaio con l¿accusa di collaborazione con gli Stati Uniti e azioni contro il regime: un giornalista e blogger iraniano – Arash Sigarchi – è stato ora condannato a 14 anni di prigione dal tribunale rivoluzionario ultra-conservatore di Gilan.
Secondo le accuse, Sigarchi ¿ 28 anni – avrebbe collaborato con i servizi in lingua persiana della BBC e di radio Farda, finanziata dal governo americano.
Il giornalista è stato quindi accusato di insulto al fondatore della Repubblica islamica e al suo attuale successore alla testa del regime e di propaganda contro il regime a vantaggio dei contro-rivoluzionari.
¿Abbiamo depositato un ricorso contro la sentenza¿, ha riferito l¿avvocato dell¿uomo, Mohammad Seifzadeh, secondo cui alla luce dei fatti contestati il suo cliente avrebbe dovuto essere giudicato da un tribunale ordinario o dalla Corte suprema.
I tribunali rivoluzionari iraniani sono autorizzati a pronunciarsi soltanto su casi di alto tradimento o di spionaggio e non dovrebbero quindi essere utilizzati per condannare dei giornalisti.
Anche se la legge iraniana non consente di incolpare un cittadino per un crimine politico, gli oppositori del regime e i professionisti dell¿informazione sono regolarmente accusati di essere spie o nemici della rivoluzione.
Dallo scorso anno, la giustizia ultra-conservatrice iraniana ha arrestato una ventina di giornalisti e tecnici che si occupavano della gestione di siti Internet riformatori.
Alcuni di questi giornalisti sono stati costretti a scrivere lettere di pentimento e a renderle pubbliche per ottenere il rilascio, dopo il quale hanno comunque fortemente criticato le loro condizioni di detenzione, principalmente il loro isolamento.
Sigarchi redattore capo del quotidiano Ghilan-e-Emrooz, è stato arrestato, tra l¿altro, anche per aver pubblicato sul suo blog, www.sigarchi.com/blog, degli appelli per la liberazione dei suoi colleghi arrestati per sovversione a mezzo stampa.
Il ragazzo era già stato arrestato lo scorso 27 agosto e detenuto per qualche giorno per aver pubblicato sul sito un articolo e delle foto su un incontro a Teheran delle famiglie dei prigionieri uccisi nel 1989.
Da allora Sigarchi, così come la maggior parte dei blogger iraniani, ha subito costanti pressioni da parte della polizia. Pressioni che lui aveva più volte denunciato.
Reporters sans frontières, l¿associazione indipendente a difesa della libertà di stampa, è insorta contro la sentenza e ha chiesto al presidente Mohammad Khatami in favore del blogger.
L¿organizzazione chiede ugualmente alle delegazioni internazionali presenti a Ginevra in occasione della riunione preparatoria al summit mondiale sulla società dell¿informazione (WSIS) di entrare in contatto con i loro omologhi iraniani per esigere la liberazione di Sigarchi.
¿Le autorità cercano di fare di questo caso un esempio. Condannando pesantemente il blogger, il loro obiettivo è quello di dissuadere i giornalisti e gli internauti di esprimersi sul web o di comunicare con i media stranieri¿.
Il presidente iraniano, continua RsF, non può ¿continuare a discolparsi sostenendo che non è responsabile dell¿arresto¿. Ecco perché l¿associazione chiede il suo rapido intervento per fare uscire il giornalista di prigione.
Sono più di 8 milioni i blogger che esprimono in rete le loro opinioni: l¿associazione Committee to Protect Bloggers ha mobilitato l¿intera comunità, designando il 22 febbraio 2005 come la giornata “Free Mojtaba and Arash Day¿.
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