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I bloggers hanno fatto recentemente due importanti vittime nel mondo americano dei media: Dan Rather, presentatore della CBS, e il direttore dell¿informazione della CNN, Eason Jordan.
Il blog, che nasce dalla contrazione delle due parole inglesi Web e log, ha fatto la sua comparsa nella metà degli anni ¿90, ma il boom di questi diari digitali è molto recente. In America l¿esplosione si è avuta con l¿ultima campagna per le presidenziali.
Il termine comparirà dal prossimo anno nel dizionario Merriam-Webster, secondo cui ¿blog¿ è stata una delle parole di cui si è chiesta più spesso la definizione.
Il Merriam-Webster definisce i blog come siti Internet che ¿contengono una serie di opinioni personali, commenti e altri hyperlink di vario genere¿.
Il primo a sancire la potenza del blog è stato Bill Gates, che lo ha definito ¿il più rivoluzionario strumento di comunicazione degli ultimi anni¿, anche meglio delle email o dei classici siti Internet.
Ma veniamo ai fatti: quanto hanno contato le opinioni dei bloggers nelle recenti dimissioni di Jordan e Rather?
Beh, sicuramente tanto.
Eason Jordan ha deciso di rassegnare le proprie dimissioni, mettendo la parola fine a una disputa che si stava protraendo da troppo tempo.
Alla base di questa controversia, delle dichiarazioni poco chiare di Jordan sulla morte di alcuni giornalisti in Iraq, che lasciavano intendere un coinvolgimento diretto delle truppe americane.
Le controverse dichiarazioni di Jordan risalgono alla conferenza sulla democrazia e i media, nell¿ambito del WTO forum che si è tenuto a Davos il 27 gennaio. Ed erano state completamente ignorate dai giornalisti se non fosse stato che hanno fatto il giro della Rete, balzando da blog in blog.
Alcuni osservatori ritengono che Jordan nell¿occasione della conferenza avrebbe rilasciato delle dichiarazioni gravi, affermando che dei militari americani avevano ¿deliberatamente ucciso dei giornalisti in Iraq¿.
Non esistono verbali del forum, ma Jordan in una lettera, pubblicata sul sito della CNN, smentisce di aver rilasciato quelle dichiarazioni, riconoscendo però di essere stato poco chiaro nel suo intervento.
Ma due settimane di attacchi e critiche su alcuni siti, come captainsquartersblog, easongate e nationalreviewonline, hanno accesso la polemica e sollevato un polverone sulla vicenda.
Le dimissioni di Jordan arrivano dopo quelle di un veterano dei media americani, Dan Rather, che lascerà le sue funzioni il prossimo marzo.
Il giornalista della CBS è stato accusato da alcuni bloggers d¿essersi servito di documenti falsi per rendere più credibile il suo reportage sui servizi militari di George W. Bush.
Paul Grabowicz, professore di giornalismo all¿Università di Berkeley, ha commentato che, alcuni anni addietro, le critiche al lavoro dei giornalisti apparivano sulla stampa specializzata o su un mensile, la Columbia Journalism Review.
Adesso, ha ribadito Grabowicz, le critiche e i commenti circolano liberamente su Internet.
Per quanto riguarda il caso Jordan, anche se le polemiche arrivano da bloggers vicini agli ambienti conservatori, non possono essere considerate semplicisticamente come un attacco dei repubblicani a una stampa considerata troppo liberale.
Alla resa dei conti, i democratici presenti alla conferenza di Davos hanno anche loro criticato le osservazioni di Jordan.
¿Lo hanno preso di mira, perché rappresenta una rete che appare troppo liberale¿, ha spiegato al Washington Post David Gergen, repubblicano e redattore capo di US News and World Report.
Il Wall Street Journal, vicino ai conservatori, in un editoriale aveva in un primo tempo denunciato Jordan, ma ieri ha rivisto la propria posizione, dichiarando che si sta facendo una ¿tempesta in un bicchiere d¿acqua¿.
Jordan ¿ha rilasciato delle dichiarazioni imperdonabili, per tentare dopo di uscirne. Può essere stupido, ma non rappresenta certo un crimine giornalistico¿, ha aggiunto il noto quotidiano.
Secondo due studi americani realizzati lo scorso novembre, il 27% circa degli utenti Internet leggono i blog e sono 8 milioni gli americani che hanno un proprio diario digitale.
Anche se, uno studio dell¿istituto Pew, ha rilevato che, nonostante sia un fenomeno crescente, il 62% degli utenti non sanno che cosa è un blog.
Per ulteriori approfondimenti, leggi:
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