Italia
Presentata a Roma nella Sala Koch di Palazzo Madama la Relazione annuale dell¿Autorità garante per la protezione dei dati personali, composta da Stefano Rodotà, Giuseppe Santaniello, Gaetano Rasi e Mauro Paissan.
La Relazione trasmessa al Parlamento e al Governo, traccia il bilancio del lavoro svolto, illustra le complesse problematiche e le diverse questioni delle quali l”Autorità si è occupata nel suo ottavo anno di attività, fa il punto sullo stato di attuazione del Codice in materia di protezione dei dati personali, entrato in vigore l”1 gennaio 2004, ma fa innanzitutto una riflessione approfondita delle dinamiche in atto nel percorso evolutivo delle tecnologie e del suo rapporto con le libertà personali, dei rischi e delle mutazioni antropologiche a cui siamo destinati, infine degli strumenti più idonei di cui dotarsi, anzi del metodo da adottare per disporre sempre di strumenti flessibili in grado di adattarsi via alle nuove esigenze.
Alla cerimonia di presentazione erano presenti il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, il presidente del Senato Marcello Pera, il Sottosegretario alla presidenza del consiglio Gianni Letta, il Ministro delle Comunicazioni Maurizio Gasparri, il Ministro della Funzione Pubblica Mario Baccini e numerosi parlamentari.
Hanno partecipato anche i massimi esponenti del mondo dell”impresa e delle associazioni di categoria.
Una relazione lunga 57 minuti. Ventitre pagine lette di filato e dedicate alla descrizione dello stato attuale, ma con una visione del futuro lucida e puntuale.
Una Relazione che esprime una missione articolata su 4 direttrici di fondo, in grado di contribuire, tutte, ad assicurare uno sviluppo della nostra società nei termini di:
Società dell¿eguaglianza: con una forte tutela delle informazioni personali, contro le discriminazioni sulla base delle opinioni, credenze religiose, condizioni di salute;
Società della partecipazione: con una tutela dei dati riguardanti i rapporti tra persone e istituzioni o l¿appartenenza a partiti, associazioni, movimenti, per garantire i processi di partecipazione, contro ogni tipo di esclusione (in linea con quanto richiesto dalla stessa UE);
Società della libertà: con una tutela del ¿corpo elettronico¿, dell¿insieme delle informazioni raccolte sul nostro conto, in difesa della libertà personale e contro le spinte verso la costruzione di una società della sorveglianza, della classificazione, della selezione sociale;
Società della dignità: con una resistenza contro le microviolazioni, ai controlli continui, capillari, oppressivi o invisibili che invadono la stessa vita quotidiana e che rischia di farci trovare nudi e deboli di fronte a poteri pubblici e privati.
Nel dettaglio, la Relazione affronta la problematica della regolazione dei flussi informativi sul fronte soprattutto tecnologico, con l”esigenza di sottrarsi a quella moderna “gogna elettronica” rappresentata da una grande presenza in Rete di un numero crescente di dati personali.
Si tratta dell¿ultima Relazione sotto la presidenza di Rodotà, dopo quattro anni trascorsi al vertice dell¿Autorità. Infatti, più che è una semplice Relazione, quella del Garante è stata l¿analisi di quattro anni di lavoro.
Rodotà ha ricordato che la ¿pacifica rivoluzione della privacy¿ è iniziata l”8 maggio del 1997, quand”è entrata in vigore la legge che ¿ha attribuito a ciascuno il governo delle informazioni che lo riguardano¿.
¿Senza una resistenza continua alle micro violazioni, ai controlli continui, capillari, oppressivi o invisibili che invadono la vita quotidiana – ha affermato – ci ritroviamo nudi e deboli di fronte a poteri pubblici e privati: la privacy si specifica così come una componente ineliminabile della società della dignità¿.
Il Garante della privacy ha posto l¿accento sulla necessità di un ¿nuovo quadro costituzionale¿, che tenga conto dei diritti legati all¿ambiente tecnologico. L¿Authority ritiene che se non si interverrà sulle disposizioni normative, adattandole alle mutate esigenze, la capacità di garanzia della Costituzione “risulterebbe gravemente menomata“. Verrebbe esclusa, infatti, la tutela della persona proprio nelle situazioni che oggi mettono più a rischio la sua libertà e dignità.
Nella Relazione, Rodotà ha anche lamentato la mancata ¿consultazione del garante in occasione del varo di norme regolamentari e di atti amministrativi“, che possono riguardare la materia disciplinata dal codice della privacy.
Rodotà ha anche accusato di ¿disattenzione¿ alcuni ministeri e ha chiesto che in futuro venga garantita la reale indipendenza dell”Autorità per la protezione dei dati personali. ¿L”autonomia e l”indipendenza delle autorità non devono essere garantite esclusivamente nel momento della scelta dei loro componenti¿.
Rodotà ha poi passato in rassegna i principali settori di intervento nella protezione dei flussi informativi – dal credito al consumo ai nuovi elenchi telefonici, alla riservatezza nelle strutture sanitarie, ai videofonini, allo spamming, alla video-sorveglianza: il tutto per ribadire come la protezione dei dati personali sia diventata “affare di tutti”.
Nel 2004 il garante per la protezione dei dati personali ha raddoppiato, rispetto all”anno precedente, le risposte date a segnalazioni e reclami (7.770 contro 3.796), ha deciso 731 ricorsi per sospetta violazione del codice (a fronte dei 609 del 2003 e dei 390 del 2002), ha aumentato del 45% le ispezioni e ha fornito circa 13.000 risposte email a cittadini che chiedevano informazioni.
Questi i dati più significativi forniti dal presidente che sottolinea peraltro ¿l”unanimità¿ nelle decisioni prese, ma per altro verso mostra preoccupazione per la limitatezza dell”organico dell”Autorithy e per l”erosione delle risorse, ridotte del 20% negli ultimi quattro anni.
Per quel che riguarda ¿l”impropria deriva tecnologica¿, comunque, Rodotà ha affermato che ¿le maglie dei sistemi di controllo basati sulla raccolta d”informazioni personali sembrano farsi sempre più strette¿, rivendicando inoltre d”esser stato tra ¿i primi in Italia a richiamare l”attenzione su temi come la video-sorveglianza, la conservazione dei dati del traffico telefonico, i dati genetici, l”inserimento nel corpo di chip elettronici¿.
E proprio alcuni degli impianti di microchip sottopelle, secondo il presidente dell”Autorithy, ¿potendo portare a una modifica del corpo contrastante con la dignità della persona, devono essere in via di principio esclusi¿.
Rischi d”una ¿impropria deriva tecnologica¿, per Rodotà, si manifestano inoltre in alcune proposte di costituzione di ¿banche dati del Dna¿.
¿Appare giustificata¿, dunque, ¿una normativa che, seguendo le indicazioni della Corte Costituzionale, disciplini il prelievo di campioni genetici per finalità di giustizia¿.
Secondo il Garante è comunque necessario poter esercitare ¿un potere di controllo sul flusso dei nostri dati¿, in modo da regolarne ¿direttamente¿ la raccolta e la circolazione.
Garantire il ¿diritto di uscita¿, consentendo alla gente di ¿revocare nel modo più semplice¿ il consenso dato ¿con una certa leggerezza¿ al trattamento dei dati personali. Consentire cioè di ¿uscire dalla gabbia che si è contribuito a costruire attorno a noi stessi¿ è il mezzo che permette di riprendere pienamente il controllo della sfera privata, ¿esercitando un potere di controllo sul flusso dei nostri dati, interrompendolo quando necessario e riattivandolo quando ci sembra opportuno¿.
¿Questo – osserva – esige una forte consapevolezza da parte degli attori di questo processo: i cittadini, messi davvero in condizione di esercitare i poteri loro attribuiti, e i soggetti pubblici e privati che raccolgono informazioni¿.
Alcuni esempi: ¿Pensiamo all”uso delle carte di pagamento scalari, che consentono di non lasciar traccia quando si percorre un”autostrada o si telefona e si acquista un programma televisivo, evitando sia la classificazione da parte delle società che gestiscono il servizio, sia il rischio di ulteriori controlli. Pensiamo al diritto del cittadino di poter stabilire i contenuti delle carte elettroniche che gli vengono rilasciate. Pensiamo alla possibilità di disattivare gli apparati elettronici che portiamo con noi, come i telefoni mobili¿.
Segnalata anche una ¿conservazione massiccia dei dati del traffico telefonico¿, ¿ormai superiore a 600 miliardi d”informazioni per le chiamate in uscita¿, che si aggiungono ai ¿300 milioni di sms scambiati ogni giorno¿ e che finiscono anche questi in archivio: un problema la cui ¿importanza capitale non sempre è adeguatamente percepita¿.
A margine della presentazione della Relazione, il Garante ha comunicato che nei prossimi giorni l¿Autorità assumerà un provvedimento sul ¿diritto all”oblio¿, relativo anche alle informazioni fornite dai motori di ricerca via Internet.
¿Sul diritto all”oblio ci sarà un provvedimento nei prossimi giorni legato proprio al modo in cui il motore di ricerca può tirare fuori tutto“, ha detto Rodotà.
Con l”espressione ¿diritto all”oblio¿ si intende il diritto a essere dimenticato nella sfera pubblica, per esempio a seguito di una notizia di cronaca di cui si è stati protagonisti, dopo alcuni anni dall”evento.
Un provvedimento come quello allo studio sarà però applicabile soltanto all”interno dell”Unione europea, anche se i più noti motori di ricerca su Internet hanno sede negli Stati Uniti, e dunque sfuggono alla legislazione europea.
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