Italia
Il Ministero dell”Economia e delle Finanze ha smentito di avere allo studio una tassa sui telefonini, ipotesi rimbalzata sulla stampa dopo alcune indiscrezioni riportate da La Repubblica.
Il quotidiano romano aveva ipotizzato che, nell¿ambito dello stesso decreto che aumenterà bolli, imposte di registro e concessioni governative, era inclusa anche una ¿sorpresa¿ per i milioni di italiani possessori di un telefonino.
Secondo La Repubblica, il ministero del Tesoro avrebbe voluto includere nel decreto l¿estensione della tassa di concessione governativa anche alle schede prepagate oltre che agli abbonamenti.
Il dibattito sul tema della tassazione dei servizi mobili prepagati, a dire il vero, si è molto intensificato negli ultimi mesi con posizioni contrastanti anche all¿interno del governo: una delle questioni più discusse è se il cliente di una scheda prepagata debba o meno corrispondere la tassa di concessione governativa così come sono obbligati a fare i titolari di abbonamenti al servizio radiomobile.
Quando il telefonino era ancora considerato un bene di lusso, infatti, il governo introdusse una tassa ¿per ogni licenza o documento sostitutivo per l¿impiego di apparecchiature terminali per il servizio radiomobile pubblico terrestre, per ogni mese di utenza¿.
La licenza a cui il testo si riferisce è quella richiesta dall¿art. 318 del Codice Postale per l¿esercizio di stazioni radioelettriche, mentre per ¿documento sostitutivo¿ si considera il contratto di abbonamento con il gestore.
Gli attuali 500 mila utenti in abbonamento pagano ancora 12,9 euro al mese per il contratto business e 5,16 euro per il contratto family e da tempo lamentano la loro ¿discriminazione¿ nei confronti degli utenti che utilizzano le carte prepagate.
Da qui i rumors relativi a una possibile tassazione delle schede prepagate. Ipotesi, però, smentita stamani dal Tesoro che ha rettificato quanto circolato sulla stampa, negando l¿introduzione di ¿una tassa anche sotto forma di bollo, sui telefonini¿.
Ieri, intanto, Il Consiglio dell”Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni ha approvato le nuove tariffe telefoniche proposte da Telecom che prevedono variazioni solo alle chiamate locali.
Le nuove tariffe scatteranno a partire dal prossimo 23 gennaio e prevedono il calo delle chiamate locali da 1,90 centesimi a 1,43 centesimi per la fascia intera (giorni feriali fino alle 18,30) e da 1,09 a 0,82 centesimi in fascia ridotta (la sera dei giorni feriali, il sabato e la domenica).
E¿ previsto però un aumento dello scatto alla risposta da 6,2 a 7,87 centesimi di euro.
“Con la nostra decisione – ha spiegato Paola M. Manacorda Commissario relatore – adottata dopo le audizioni dei sindacati e delle associazioni dei consumatori, la bolletta media degli utenti risulta invariata. L”aumento del canone riguarda solo l”utenza affari mentre rimangono invariate le tariffe fisso mobile. L”Autorità ritiene di aver salvaguardato con questa manovra il potere di acquisto degli utenti in un consolidato orientamento a tutela delle loro garanzie.”
L¿Autorità, nei giorni scorsi, ha fornito anche i dati sulla durata media delle conversazioni vocali: per le famiglie è di 3,6 minuti, mentre la durata per l¿utenza affari è di 2,3 minuti. Quanto al traffico online, la durata media è di 20,6 minuti per le famiglie e di 11,1 minuti per gli uffici.
A questo proposito, le associazioni dei consumatori (che prevedono un aggravio per le famiglie di 7-8 euro l”anno) avevano lamentato che la ¿manovra¿ di Telecom Italia avrebbe inciso soprattutto sulle chiamate inferiori a tre minuti, le quali non avrebbero ammortizzato l¿aumento dello scatto alla risposta.
Pertanto, spiega Intesaconsumatori, i risparmi preannunciati da Telecom con il nuovo piano tariffario sarebbero stati inesistenti soprattutto se misurati alla luce delle diverse abitudini di consumo degli utenti, emerse fino dal 2003.
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