Italia
Torna a parlare di Rai e del principio della separazione contabile, il Ministro delle Comunicazioni Maurizio Gasparri, rispondendo ai giornalisti che gli chiedevano chiarimenti in merito, a margine di un convegno a Firenze.
Gasparri ha ribadito che riguardo a questo aspetto, la Rai è pienamente conforme alle direttive europee in materia.
¿Sono banalità, le ha già decise la Ue. La separazione contabile è già nel contratto di servizio tra Rai e governo e nella legge 112. Siamo perfettamente in linea con le direttive europee in tutti i campi”, ha detto il ministro.
Aggiungendo: ¿Siamo ora in attesa che l”Autorità per le Comunicazioni dia ulteriori linee guida alla Rai per attuare questa separazione contabile”.
Il principio della separazione contabile è stato recentemente sollevato dall¿Autorità garante della concorrenza e del mercato, che ha condotto un¿indagine conoscitiva sul settore televisivo e in particolare sul mercato della raccolta pubblicitaria.
L”Antitrust ha indicato la necessità di ripensare l”attuale normativa di servizio pubblico radiotelevisivo, e suggerito di dividere la Rai in due società distinte, prima del collocamento in Borsa del 20-22%, previsto per la primavera 2005.
L”Autorità garante ha proposto una soluzione simile a quella adottata in Gran Bretagna.
Dunque una Rai divisa in due società: la prima ¿con obblighi di servizio pubblico generale finanziata esclusivamente attraverso il canone; la seconda, a carattere commerciale, che sostiene le proprie attività attraverso la raccolta pubblicitaria e che compete con gli altri soggetti sulla base dei medesimi obblighi di affollamento¿. Per la società a carattere commerciale, l”Antitrust ritiene ¿auspicabile sia il collocamento delle azioni sul mercato borsistico sia la definizione di regole di corporate governance che garantiscano un effettivo controllo dell”operato del management¿. Secondo l”Antitrust ¿tale intervento sarebbe da effettuare auspicabilmente in tempi brevi, prima del collocamento in Borsa di una quota di minoranza del capitale azionario della società Rai attualmente previsto nella primavera del 2005¿.
Alla base di una simile posizione, ci sta la necessità di garantire la continuità del servizio pubblico della Rai che, una volta entrata in Borsa, avrà come obiettivo di massimizzare i profitti, puntando a una concorrenza più aspra nella raccolta pubblicitaria e nell”audience.
Riflessione non condivisa dal Ministro delle Comunicazioni, che ieri ha sottolineato che la privatizzazione della Rai non eliminerà il servizio pubblico.
¿Il processo di privatizzazione consente di salvaguardare la funzione di servizio pubblico che la legge 112 stabilisce in capo alla Rai fino al 2016. Il servizio pubblico è collegato al contratto di servizio, a una serie di prestazioni e al canone, non alla proprietà pubblica. Quindi la privatizzazione non elimina il servizio pubblico”, ha detto Gasparri.
A proposito dei tempi della quotazione in Borsa, Gasparri ha aggiunto: “Tutto procede secondo la tabella di marcia, credo che marzo-aprile sia un tempo congruo”.
Circa il possibile aumento del canone, il ministro ha ribadito il suo orientamento di “non dar luogo ad aumenti“.
¿Noi non avremo in Italia certamente un canone alto come quello della BBC¿.
Aggiungendo che ¿¿per fortuna che noi siamo in Italia, perché il famoso modello della BBC sta generando 3.000 disoccupati. Inoltre il canone in Inghilterra è doppio rispetto all”Italia. Per cui, con tutto il rispetto per la sua storia, attualmente non sembra un modello da seguire”.
Questa settimana si concluderà il lavoro istruttorio della Commissione paritetica formata da esponenti Rai, membri dei ministeri dell”Economia e delle Comunicazioni, per prendere una decisione.
“Decisioni – ha concluso Gasparri – che sono però di tutela del consumatore e di non chiedere sacrifici agli utenti”.
Contro il possibile aumento del canone, nei giorni scorsi si è schierata l¿Intesa Consumatori, con lo slogan ¿Nessuno ci spella come voi¿.
¿Il canone ¿ ha comunicato l”Intesa in una nota – nel 2004 si è attestato a 99,60 euro, senza che gli utenti potessero in alcun modo mettere bocca non solo sulla composizione del Cda, ma nemmeno sulla scelta dei programmi a cui quella somma doveva essere secondo loro destinata. Si sta avviando a conclusione l”epoca in cui il cittadino paga per non decidere e la Rai che ¿ci segue” deve iniziare a capirlo¿.
Per Adoc, Adusbef, Codacons e Federconsumatori il canone andrebbe infatti abolito, puntando il dito su un servizio che, nel rapporto qualità-prezzo, non è per nulla considerato soddisfacente, per non parlare, ha dichiarato l”Intesa, degli spot a pioggia che sforano i limiti di legge, i film riciclati e il livello dei programmi sempre più scadenti.
Il Ministro per le Riforme, Roberto Calderoli, si era anche esposto per chiedere l¿abolizione del canone. Immediatamente redarguito da Gasparri che ha rilanciato ¿Se abolissimo il canone la Rai dovrebbe aumentare l”affollamento pubblicitario che prosciugherebbe soprattutto le risorse pubblicitarie dei giornali. Calderoli pensi al suo lavoro, che io penso al mio. Capisco che ogni tanto deve fare delle sparate a titolo di propaganda, ma gli consiglio di pensare ai casi suoi, che sono tanti e numerosi¿.
Calderoni aveva dichiarato: ¿¿visto che i conti dell”azienda vanno bene, come sostiene il ministro Gasparri, forse sarebbe il caso di iniziare a pensare a una progressiva riduzione del canone stesso, fino ad arrivare con il tempo alla sua abolizione”.
Il Ministro per le Riforme aveva aggiunto ¿Se la Rai è concessionaria di un servizio pubblico, dovrebbe essere la fiscalità generale a sostenerne gli oneri e non certo il cittadino, visto il prelievo fiscale a cui è sottoposto. Diversamente il canone Rai appare come un balzello sulla proprietà di un apparecchio elettronico che, paradossalmente, può essere utilizzato per vedere tutti gli altri canali e non la Rai”.
Il ministro della Lega aveva poi fatto riferimento al polo televisivo privato della famiglia Berlusconi: “Se ce la fanno Mediaset e tutte le altre reti private senza canone, e i loro bilanci ci dicono che ce la fanno benissimo, è antistorico il mantenimento del canone per il servizio pubblico: magari procedendo con un passo alla volta, ma l”obiettivo deve essere la sua abolizione“.
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