Europa
Il governo spagnolo ha aumento il numero dei canali della Tv digitale terrestre (TDT) che saranno lanciati a partire dal 2006, come previsto dalla legge.
La decisione è stata presa a seguito delle forti richieste poste al governo dalle amministrazioni regionali che chiedevano un maggior numero per le emittenti locali.
Il governo ha così deciso di modificare, con un decreto regio, il Piano TDT per l¿emittenza locale, che era stato approvato dal governo precedente due giorni prima delle elezioni.
La Spagna conterà adesso un totale di 1.124 emittenti televisive, contro le 1.064 inizialmente previste.
Il governo ha anche deciso di posticipare al gennaio 2008 lo switch-off delle Tv locali, mentre dal 2006 dovrà essere avviato il passaggio al digitale terrestre.
Le Autorità regionali dovranno completare il piano per l¿assegnazione delle licenze per l¿agosto 2005. La data inizialmente prevista era quella del dicembre 2004.
La Spagna è stato uno dei quattro Paesi europei, con Gran Bretagna, Svezia, e Finlandia, ad aver aperto la via alla Tv digitale terrestre. Ma è anche uno di quelli che hanno avuto maggiori problemi con la sperimentazione e rimane tutt¿ora in posizione molto fragile.
Incapace di fronteggiare la concorrenza del cavo e del satellite, il bouquet commerciale QuieroTv, lanciato nel maggio 2000, ha depositato il bilancio nell¿aprile 2002. Le frequenze sono state immediatamente riattribuite dal governo, ma senza successo.
A inizio 2004, il settore registrava 130 milioni di euro di perdite, stando a quanto dichiarato dal quotidiano finanziario Cinco Dias. Meno di 20.000 di televisori su 26 milioni sono adatte a ricevere il segnale del digitale.
La recente decisione del governo Zapatero risponde alle richieste avanzate dagli operatori televisivi e dall¿industria, che ritengono irrealistici i tempi fissati dalla legge e hanno chiesto un rinvio dei termini inizialmente previsti.
Nel frattempo il governo ha deciso anche di stringere la morsa intorno alle Tv pirata, nel tentativo di oscurare tutte le emittenti locali che trasmettono senza avere alcuna licenza.
Il ministro dell¿Industria, Josep Montilla ha infatti spiegato che attualmente sono in corso operazioni per ottenere la chiusura delle Tv locali, ma l¿intenzione è di intensificare gli sforzi a partire dal 2006, quando per trasmettere sarà necessario aver ottenuto una licenza per il digitale.
Dalla sua elezione, il 14 marzo 2004, il nuovo premier José Luis Zapatero ha dimostrato di avere tutta l¿intenzione di realizzare fattivamente un nuovo piano di riassesto della Tv, sia quella digitale che quella analogica.
Oltre alla Tv digitale terrestre, infatti, l¿attenzione del governo è rivolta anche al futuro della televisione pubblica.
Il primo importante passo in questo senso, è stato la nomina di un comitato di esperti che dovrà riformare l¿intero management e le strategie della RTVE (radiotelevisione pubblica spagnola).
I cambiamenti non lasciano da parte anche le emittenti private, specie quelle rimaste vicine alle posizioni dell¿ex premier José Maria Aznar.
L¿intervento risulta ormai necessario e non è più procrastinabile, visto che l¿emittente pubblica, creata sotto il regime franchista, è schiacciata dai debiti da una decina di anni ormai e rappresenta un caso molto particolare nel panorama europeo dei media.
Non c¿è una sola Tv pubblica in Europa che presenti un bilancio tanto disastroso come quello della RTVE. A questo si aggiunga l¿audience in calo vertiginoso, la riduzione delle sovvenzioni pubbliche, le minacce continue di sciopero dei dipendenti e le previsioni per la raccolta pubblicitaria in caduta libera, e i conti sono presto fatti!
Zapatero intende modificare radicalmente questo andazzo, a partire dallo statuto della RTVE.
Il comitato di esperti nominato avrà l¿arduo compito di apportare nei fatti questi cambiamenti, a cominciare dal bilancio che dovrà essere approvato il prossimo febbraio. Necessaria anche una revisione dei contenuti dei programmi e dei modi di finanziamento.
¿Bisogna trovare un nuovo modo di finanziamento, ma per realizzarlo ci vuole una volontà di ferro¿, ha sottolineato Enrique Bustamente, professore di Scienze dell¿audiovisivo all¿Università Complutense di Madrid e recentemente nominato in seno al comitato di esperti.
Bustamente ha aggiunto: ¿La RTVE è il solo organo europeo a ricorrere al debito per finanziare le proprie attività, questa situazione è talmente anomala e viziosa¿.
Secondo il budget votato a settembre, sappiamo già che per l¿anno prossimo la RTVE perderà 654 milioni di euro. Cifra che si aggiungerà al debito generale, che dovrebbe raggiungere i 7,6 miliardi di euro alla fine del 2005.
Tre anni fa c¿era stato un tentativo di mettere mano al problema. Il governo aveva infatti istituito un ente specializzato per la ristrutturazione, la Sepi, che aveva anche previsto un piano finanziario che non ha mai visto la luce.
L¿idea poi di prevede un canone rischiava di sollevare diverse proteste da parte dei telespettatori abituati a una televisione gratuita.
Recentemente era stata avanzata anche l¿idea di privatizzare il secondo canale pubblico (TV2), ma le lamentele sollevate, anche all¿interno della RTVE, hanno fatto fare immediatamente marcia indietro.
Adesso tutti gli occhi sono puntati sulle decisioni che prederà questo comitato di esperti, attese per il prossimo febbraio.
Nel frattempo, il governo continuerà sulla linea fissata dal governo precedente. Un finanziamento misto, pubblico e privato. Il problema è che le sovvenzioni pubbliche non sono state riviste al rialzo per il 2005, per cui la RTVE dovrà accontentarsi di solo 78 milioni di euro.
Inoltre bisogna tener conto che per il prossimo anno le vendite degli spazi pubblicitari non porteranno che 786 milioni di euro, il 6% in meno rispetto al 2004.
La riduzione si giustifica alla luce del calo dell¿audience della Tv pubblica. Lo scorso settembre, TV1 ha registrato il più basso tasso di audience della sua storia, piombando al 19,5%. Per la prima volta il primo canale spagnolo si è visto superato dalle due emittenti private Telecinco (22,2%) e Antena3 (21,4%).
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