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Da oltre dieci giorni in Cina è impossibile accedere al sito di news in lingua inglese di Google.
La misura, imposta dalle Autorità di Pechino, arriva qualche settimana dopo il lancio di una versione del sito in lingua cinese ¿purificata¿ da ogni contenuto ¿sovversivo¿.
E” ancora una volta Reporters sans frontières a denunciare l¿accaduto, chiedendo a Google di rispondere includendo nel sito cinese tutte le informazioni rese inaccessibili dal governo.
¿La Cina ¿ spiega l¿associazione ¿ censura Google News per costringere gli internauti a utilizzare la versione in lingua cinese del sito, ripulita dalle informazioni più critiche¿.
L¿associazione internazionale per la difesa della libertà di stampa non risparmia le critiche a Google che, accettando di lanciare un servizio che esclude le pubblicazioni invise al potere, non ha fatto altro che il gioco di Pechino.
¿La società americana ha la sua parte di responsabilità in quanto sta accadendo, ma ha ora la possibilità di schierarsi a fianco dei sostenitori della libertà di espressione¿, spiega RsF in una nota.
L¿organizzazione ha trasmesso la sua richiesta al responsabile di Google News Andrew Mac Laughlin.
Google News, secondo la società di ricerca Nielsen-NetRatings, risulta tra i 20 siti d¿informazione più consultati al mondo.
La versione cinese del sito, lanciata a settembre, ha subito scatenato grosse polemiche dal momento che il gigante della ricerca sul Web ha accettato, per evitare problemi col governo, di non catalogare le informazioni pubblicate da siti considerati ”sovversivi”.
Tra questi, il magazine pro-falungong Epoch Times (http://www.epochtimes.com/) o la radio Voice of America (http://www.voanews.com/).
Già allora Mac Laughlin si era difeso invocando la necessità di garantire una qualità di servizio soddisfacente agli utenti: sarebbe stato inutile, insomma, offrire il link a dei siti comunque oscurati dai filtri delle Autorità.
La censura dei motori di ricerca è una grave minaccia alla libertà di espressione: secondo l¿ultimo studio del Centro di informazione sulla rete Internet in Cina (CNNIC) ¿ un¿agenzia ufficiale ¿ l¿80% delle informazioni è ottenuta attraverso questo tipo di strumenti. Alcuni motori, come Altavista, sono già stati resi inoperativi.
Reporters sans frontières denuncia regolarmente le violazioni etiche delle aziende internazionali alle prese con il mercato cinese: tra le tante, Yahoo! che censura da anni il suo motore di ricerca e Cisco, che ha venduto diverse migliaia di routers ¿ a circa 16 mila euro l¿uno ¿ per la costituzione dell¿infrastruttura di sorveglianza del regime.
Questi strumenti, installati con l¿aiuto di ingegneri americani, permettono di leggere le informazioni trasmesse in rete e di localizzare le parole chiave ¿sovversive¿, dando anche alla polizia i mezzi per sapere chi consulta siti proibiti o invia eMail dal contenuto ¿pericoloso¿.
¿Con 61 internauti incarcerati al 1° maggio 2004, la Cina è la più grande prigione al mondo per i cyberdissidenti¿, dichiara RsF.
Le forze dell¿ordine cinesi, infatti, monitorano costantemente siti web e eMail per prevenire l¿accesso a informazioni critiche verso il governo.
Portali tra i più diffusi in Cina, come Sina.com e Sohu, mantengono uno sguardo vigile sui contenuti e provvedono automaticamente a cancellare commenti politicamente scorretti, mentre gli oltre 110 mila Internet café del Paese sono costretti ad utilizzare dei software che impediscono l¿accesso a siti pericolosi.
Google, da canto suo, ha fatto sapere di essere cosciente del problema e di stare investigando sulle cause del blocco che si protrae ormai da oltre 10 giorni.
Finora, comunque, tutti gli appelli dell¿organizzazione sono andati a vuoto. Come dire: l¿etica va a farsi benedire, se di mezzo c¿è il sacrosanto business.
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