Italia
La riforma del sistema radiotelevisivo avviato con la Legge Gasparri, ha modificato i contorni del mercato italiano dei media e predisposto il prossimo passaggio al sistema di trasmissione in digitale terrestre.
Ma una situazione, come quella italiana, dove il settore è dominato da due grossi poli televisivi, quello pubblico della Rai e quello privato di Mediaset, solleva ancora forti perplessità.
Più volte è stato lamentato che l¿Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni non svolga un ruolo particolarmente attivo in questo senso, il riferimento va alle numerose istruttorie le cui conclusioni hanno sempre lasciato l¿amaro in bocca a chi si aspettava decisioni maggiormente incisive.
Alcuni sono addirittura arrivati a dichiarare che l¿Agcom stia tenendo un comportamento fin troppo passivo nei confronti di questi operatori che spesso e volentieri non rispettano i limiti stabiliti dalla legge in vigore per garantire una libera concorrenza nel settore.
Ma ieri il presidente dell¿Autorità, Enzo Cheli, a margine di un convegno della Margherita, si è giustificato.
¿L”approvazione della Legge Gasparri ha modificato i limiti antitrust nel sistema televisivo, non consentendo all”Autorità per le garanzie nelle Comunicazioni di decidere se multare Rai e Mediaset per aver superato i tetti della vecchia legge Maccanico¿, ha dichiarato Cheli.
Come dire, non è colpa nostra se non interveniamo, ma delle nuove disposizioni normative. Troppo facile?
Eppure, secondo quanto dispone la Legge Maccanico, nella parte non ancora abrogata dalla Legge Gasparri, l”Authority per le Comunicazioni, una volta accertata l”esistenza di una posizione dominante, ammonisce i soggetti interessati a rientrare nei parametri di legge.
Davanti all¿inottemperanza, può disporre la cessione di aziende o rami di azienda o multe tra il 2% e il 5% del fatturato relativo all”esercizio antecedente a quello in cui è avvenuta la notifica della violazione.
¿L”Autorità ha fatto tutto il percorso ma la decisione finale è stata sfilata dalla politica che ha cambiato le norme“, ha spiegato ieri Cheli, ricordando che il garante ha aperto negli ultimi 8 anni 3 istruttorie su Rai e Mediaset.
“C”è un problema di stabilità delle norme“, ha precisato.
La prima istruttoria, del 1997, non ha portato a interventi sui due gruppi televisivi. Successivamente l¿Autorità garante, dopo aver accertato che i due operatori televisivi avevano sforato i tetti antitrust fissati dalla Legge Maccanico nel triennio 1998-2000, ha emesso il 30 giugno 2003 un richiamo formale perché le società rientrassero nei parametri di legge.
L¿Agcom il 30 giugno scorso, ha reso note le conclusioni di un”altra indagine, da cui è emerso che il superamento dei limiti antitrust è avvenuto anche per gli anni 2001-2003.
Le due aziende hanno infatti superato il tetto del 30% – fissato dalla legge 249 – per la raccolta delle risorse pubblicitarie nel triennio considerato, avendo raccolto nel 2003 rispettivamente il 38,1% e il 31,4%.
Ora l”Authority sta portando avanti un”indagine per accertare se il richiamo formale del giugno 2003 abbia o meno contenuto sanzionatorio. Poche settimane fa il Garante ha aperto, tra l”altro, una ulteriore istruttoria per capire se Rai e Mediaset, secondo le nuove norme stabilite dalla Legge Gasparri, abbiano raggiunto una posizione dominante nel sistema televisivo. Le conclusioni dovrebbero conoscersi il prossimo gennaio.
Nell¿ultima relazione dell¿Autorità, presentata lo scorso luglio a Roma, Cheli aveva già lanciato l¿allarme riguardo il persistere di una evidente strozzatura nelle risorse economiche e dell”eccessiva concentrazione della pubblicità e dell”audience in due soli soggetti, Rai e Mediaset.
In particolare, aveva sottolineato Cheli, Rai e Mediaset insieme assorbono l”86,5% delle risorse del mercato pubblicitario e il 74,3% dei ricavi complessivi.
Le dimensioni del mercato televisivo hanno fatto registrare, nel 2004, una crescita del 5,9%, raggiungendo un valore di quasi 5,9 miliardi di euro.
In questo scenario, il ruolo del servizio pubblico resta ¿marginale¿, quello di RTI “superiore a quello medio di mercato”, mentre i ricavi della payTv hanno fatto registrare un incremento superiore al 18%.
Situazione che dovrebbe complicarsi ulteriormente con l¿avvio del piano di privatizzazione della Rai, che prevede la quotazione in Borsa del 20-22¿% dell¿azienda entro la prossima primavera.
Alcuni giorni fa, l¿Autorità garante della concorrenza e del mercato ha concluso l¿indagine conoscitiva condotta sul settore televisivo e in particolare sul mercato della raccolta pubblicitaria, viziato, secondo l”Antitrust, da ¿un”elevata concentrazione, nonché da elevate barriere all”ingresso a causa soprattutto di alcuni fattori di natura strutturale che ostacolano il corretto funzionamento del mercato¿.
L”Antitrust indica la necessità di ripensare l”attuale normativa di servizio pubblico radiotelevisivo, e suggerisce di dividere la Rai in due società distinte, prima del collocamento in Borsa del 20-22%.
Su Fininvest, inoltre, ricade anche l”ipotesi di un controllo indiretto sulle decisioni di altri operatori televisivi a causa di una fitta rete di partecipazioni azionarie e di legami anche di tipo non azionario.
Il riferimento è per Telecom Italia, proprietaria delle emittenti La7 e Mtv italiana, e TF1–Hcsc.
¿Se il centrosinistra vincerà le prossime elezioni, cambierà le regole della privatizzazione della Rai¿, ha detto ieri il leader della Margherita Francesco Rutelli.
¿Sulla privatizzazione della Rai, diciamo che se il centrosinistra vince le elezioni cambieremo strada“, ha detto Rutelli intervenendo al convegno della Margherita. “Non accetteremo questa privatizzazione e la cambieremo“.
Rutelli ha aggiunto che il centrosinistra dovrà “formulare una proposta, lavorare perché ci sia più pluralismo e perché la concorrenza sia un fattore di consolidamento della struttura del mercato televisivo”.
Da Montecarlo, dov¿era in corso la convention aziendale di Mediaset, il presidente Fedele Confalonieri ha rilanciato: ¿Siamo ad un momento di svolta: il duopolio classico non c¿è più¿.
¿La nostra sfida non è solo il digitale terrestre – ha detto – ma anche la Rai, che non è più un servizio pubblico, che va in Borsa e ogni 3 mesi sarà sottoposta al giudizio degli analisti¿.
A proposito del presidente dell”Antitrust Giuseppe Tesauro, Confalonieri ha detto: ¿Quella di Tesauro è una dichiarazione, più che un”apertura di istruttoria, e non vi vedo grandi novità. Vi è poi l”istruttoria del Garante per le Tlc per la posizione dominante nostra e della Rai. L”Autorità fa il suo mestiere e noi il nostro: c”è sempre qualcuno che va avanti per conquistare quote di mercato¿.
Ma mentre in America, ha aggiunto Confalonieri, si va avanti senza intoppi come nel caso Microsoft che non ha avuto problemi nel vendere Windows, da noi si parte subito dall”abuso di posizione dominante: ””qualunque sia la posizione dominante, comunque si deve indagare. L”avvio dell”istruttoria – ha concluso – è solo l”inizio di un”indagine””.
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