Italia
Sicurezza della Rete e pedopornografia. Sono questi alcuni degli argomenti affrontati dal 5° Rapporto Nazionale sulla Condizione dell”Infanzia e dell”Adolescenza, condotto da Eurispes e Telefono Azzurro, presentato oggi a Roma.
Il fenomeno della pedopornografia online è certamente uno dei più noti crimini e anche quello che desta più orrore.
Internet grazie alla facilità dell¿anonimato, alla delocalizzazione e alla sua transazionalità rende più agevole commettere alcuni tipi di reati.
Ma, se il pericolo più grande per un bambino o un adolescente che chatta è incontrare nel mondo reale l¿adulto che li ha contattati in chat-room, anche la visione di immagini a contenuto violento e/o pedopornografico provocano certamente un disagio e sono potenzialmente traumatiche.
L¿associazione ICAA (International Crime Analysis Association), ha proposto il progetto CIRP (Child Internet Risk Perception), finanziato da Symantec (azienda di sicurezza informatica), che è focalizzato sulla valutazione dei comportamenti dei minori che facilitano i rischi di molestia e di adescamento nelle chat-room e sugli atteggiamenti disfunzionali degli adulti di riferimento (genitori ed insegnanti) che sono deputati al controllo e alla prevenzione.
Il progetto CIRP è patrocinato dal Ministero delle Comunicazioni, dall¿Unicef, dal Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni e dal Consiglio Regionale del Lazio ed è stato inoltre premiato dal Ministro per le Pari Opportunità con il Premio ¿Innovazione nei servizi sociali¿.
La ricerca è stata condotta nei primi mesi del 2004 su un campione di 5.000 minori che utilizzano Internet in maniera assidua.
I bambini tra gli 8 e i 13 anni, l¿età in cui si corre il maggior rischio di molestie e adescamento, hanno dovuto compilare a scuola dei questionari. Sono stati inoltre effettuati dei colloqui con insegnanti e genitori
Nel campione analizzato la percentuale di utenti della Rete è abbastanza elevata (77%).
Le finalità di studio (79%) e di divertimento (74%) della navigazione sui siti costituiscono la fruizione primaria, mentre le opportunità comunicazionali offerte dalla Rete attraverso chat ed eMail rappresentano una finalità di impiego meno ¿gettonata¿ dai minori intervistati (13%).
La navigazione su siti web costituisce ovviamente il tipo di servizio offerto da Internet più utilizzato dai giovani utenti (94%). La chat, che costituisce l¿obiettivo primario della ricerca, pur se non utilizzata dalla prevalenza del campione, si attesta (con il 23%) su una diffusione discreta.
La fascia oraria di maggior accesso alla Rete è quella del pomeriggio (14-18) e quella serale (19-21). Le connessioni mattutine, evidentemente effettuate a scuola, sono molto ridotte (3%) o non sono vissute come significative dai minori, manifestandosi, infatti, una certa discrepanza da quanto segnalato dagli istituti scolastici rispetto alla fruizione della Rete durante l¿orario scolastico. Una minore percentuale (circa il 10%) si connette però anche in orario notturno (22-24) che, secondo l¿esperienza investigativa delle Forze di polizia specializzate (Polizia Postale e delle Comunicazioni italiana; Child Protection Unit di Scotland Yard), rappresenta il momento di maggior presenza di pedofili online.
Secondo i minori intervistati la percentuale dei genitori che svolgono sistematicamente un monitoraggio della loro navigazione su Internet, accompagnandoli in prima persona, risulta abbastanza contenuta (26%), mentre per la maggior parte del campione il controllo è saltuario (47%) o addirittura assente (27%).
Capitare occasionalmente su un sito pornografico, rappresenta un¿esperienza vissuta da circa il 52% del campione di minori intervistati, cosa del resto intuibile vista la presenza elevata di tali contenuti sul Web e la loro disponibilità anche all¿interno di portali commerciali non dedicati e su banner pubblicitari di tipo ¿intrusivo¿.
La percentuale di minori che utilizzando le chat ha avuto un incontro online con un adulto e ha intrapreso discorsi su tematiche sessuali, anche se ridotta rispetto al campione analizzato, è comunque decisamente rilevante (13%) e dimostra come tale ambito costituisca realmente uno scenario di rischio.
La percentuale di coloro che hanno vissuto l¿evento con connotazioni positive (curiosità 15% e attrazione 7,6%) conferma infatti la necessità, in ambito preventivo, di dover far fronte alla curiosità innata da parte dei minori rispetto al sesso, fatto che rappresenta una forte agevolazione per i pedofili. Un¿allarmante percentuale, del campione di coloro che hanno avuto un incontro in chat con adulti presunti pedofili (nel 70% dei casi) riferisce l¿assenza di comunicazione dell¿accaduto ai genitori. Tale situazione costituisce di fatto il fattore di maggior rischio, poiché il pedofilo può agire incontrastato nel suo tentativo di molestia e adescamento.
La grande maggioranza degli insegnanti intervistati (92%) dichiara di conoscere i potenziali rischi della navigazione su Internet per i minori, mostrando attenzione verso il problema. Solo una minima percentuale di educatori (8%), che coincide con quelli che non utilizzano personalmente la Rete, non si dichiara sufficientemente preparata in materia. Molti degli insegnanti intervistati hanno dichiarato di aver dato agli studenti informazioni sulla tematica della pedofilia (80%). Permane però una ridotta percentuale del campione che non ha intrapreso azioni formative in tale direzione (20%). Tali informazioni sono state frequentemente legate a fatti di cronaca avvenuti e, in alcuni casi, anche a specifiche richieste da parte degli studenti (18%).
Dalla parte dei genitori, anche se la maggior parte degli intervistati conosce per grandi linee il funzionamento di Internet (90%), permane una discreta percentuale di soggetti (32%) che afferma di non aver mai navigato sulla Rete, evidenziando ancora un certo gap generazionale rispetto all¿alfabetizzazione informatica. Tale situazione di fatto limita notevolmente la possibilità, da parte dei genitori, di un¿efficace attività di monitoraggio sulle modalità con cui i loro figli utilizzano Internet.
L¿azione di monitoraggio e controllo della navigazione dei figli minori risulta purtroppo pressoché assente nel 58% dei casi. Il 18% del campione afferma che tale attività è occasionale, mentre solo il 24% del campione effettua un controllo costante. Nel campione di genitori intervistati, una discreta percentuale (66%) ha comunque fornito ai propri figli delle informazioni sui rischi della navigazione sulla Rete mentre il rimanente 34% non ha avuto capacità o occasione di farlo.
Nel novembre 2003, gli Internet Service Provider, alla presenza del Ministro delle Comunicazioni e del Ministro per l¿Innovazione e le Tecnologie, hanno sottoscritto il Codice di autoregolamentazione Internet e Minori.
L¿attuale Codice si è posto come fine quello di dare ai provider una serie di regole e indicazioni che li coinvolgessero direttamente nell¿attività di tutela dei giovani navigatori della Rete, ma anche di incentivare e sostenere l¿opera di sensibilizzazione di genitori, educatori, bambini, adolescenti a un uso corretto del Web.
Tra gli strumenti per la tutela del minore vi sono una serie di mezzi che il Provider deve mettere in atto: informazione alle famiglie e agli educatori: la pubblicazione sull¿homepage dei propri servizi un riferimento ¿Tutela dei Minori¿, chiaramente visibile, che rimanda ad apposite pagine web con le quali fornire informazioni sulle corrette modalità per un utilizzo sicuro della Rete, sull¿esistenza degli strumenti più utilizzati per la tutela dei minori e sulle modalità di segnalazione, al Comitato di Garanzia, delle violazioni del Codice.
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