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Mediaset sarà venduta o no? Analisti, operatori, investitori se lo chiedono, specie dopo l¿incalzare delle polemiche da parte del centrosinistra che, con l¿avvio ufficiale della privatizzazione Rai, ha cominciato a sostenere che si tratta dell¿ennesima manovra per agevolare il polo televisivo della famiglia del premier Silvio Berlusconi.
Smentisce la cessione, l¿Amministratore delegato di Mediaset, Giuliano Adreani.
In un¿intervista a Panorama oggi in edicola, Adreani dichiara: ¿Mediaset è un grande Gruppo, leader a livello europeo, in pieno sviluppo. Di solito le aziende che vanno bene non si vendono. No, non credo che la famiglia Berlusconi venderà Mediaset¿.
L¿Ad parla invece del futuro dell¿azienda, focalizzando la discussione sul trend del mercato pubblicitario.
¿Il 2005 sarà un anno positivo per il mercato pubblicitario – afferma Adreani, spiegando che – torneranno gli investimenti di banche, fondi, assicurazioni, telecomunicazioni e grande distribuzione: tutti settori che pianificheranno campagne anche sulla carta stampata¿.
Adreani sottolinea che anche il 2004 si chiuderà in positivo con gli investimenti pubblicitari complessivi in crescita di oltre il 7%.
Nei giorni scorsi, era stato il presidente di Mediaset, Fedele Confalonieri, ha intervenire nel merito della vicenda, definendo ¿Soap opera¿ i rumor sulla cessione.
“Conosco Berlusconi molto bene fin dalla giovinezza e so che per lui è molto difficile vendere qualcosa“, aveva detto Confalonieri in una conference call a chi gli chiedeva se il presidente del Consiglio avesse intenzione di cedere il gruppo televisivo.
Le indiscrezioni a riguardo, sono circolate immediatamente dopo la dichiarazione rilasciata dal premier a Bruno Vespa, con la quale riconosceva che i figli sarebbero pronti a cedere il polo televisivo per andargli incontro.
¿I miei figli vedono con quanta passione mi dedico al governo e all”ammodernamento del Paese e pensano che se io mi liberassi delle televisioni sarei meno esposto agli attacchi dei miei avversari¿, aveva detto Berlusconi.
Spesso si è parlato dell¿eventualità che la famiglia del presidente del Consiglio ceda il 51% di Mediaset detenuto dalla Fininvest. Ma da un po¿ di tempo a questa parte, sembra che le voci siano diventando più insistenti.
Ipotesi che però, secondo il finanziere franco-tunisino Tarak Ben Ammar (fino a poco tempo nel Cda di Mediaset, ndr), non sarà presa in considerazione almeno fino al 2006.
¿Non credo che succederà nulla fino al 2006“, ha dichiarato Ben Ammar in un¿intervista rilasciata al Sole 24Ore.
La vendita delle attività televisive permetterebbe alla Fininvest di avere nuove risorse da destinare ad altri investimenti e, in particolare, al rafforzamento del processo di internazionalizzazione del Gruppo.
Già alcuni vociferano sulla possibilità che la famiglia Berlusconi possa reinvestire il ricavato della vendita in Telecom Italia.
Si era, in realtà, parlato anche dell¿ipotesi che fosse Telecom Italia a voler investire in Mediaset, ipotesi smentita dallo stesso presidente, che aveva dichiarato: ¿Solo fantasia ( ¿) non esiste nulla di tutto questo¿.
La stessa Fininvest era intervenuta nel merito delle voci che, sulla scia di un articolo apparso sul settimanale l¿Espresso, riferivano della possibilità che Silvio Berlusconi riducesse la propria partecipazione in Mediaset.
Secondo l”Espresso “entro il 2006, il destino di Mediaset, di una sua parte almeno, dovrà prendere una strada diversa da quella della famiglia Berlusconi. I consiglieri del principe sono al lavoro. Bisogna trovare il modo più indolore e più proficuo per sciogliere il legame troppo stretto tra il premier e la sua creatura televisiva”.
Le ipotesi allo studio sarebbero due. “La prima è una semplice azione di vendita. E prevedrebbe la cessione di Mediaset a fondi internazionali“. Secondo il settimanale “L”idea è di lasciar andare il 30%, perdendo così la maggioranza, pur rimanendo un socio influente ai limiti del controllo. Ma ha un difetto: potrebbe rivelarsi troppo costoso. Porterebbe un eccesso di plusvalenze, quindi troppe tasse da pagare”.
La seconda ipotesi prevede di suddividere le azioni Mediaset nel portafoglio di tre o quattro fondi, nei quali confluirebbero significativi pacchetti Telecom. A quel punto, il premier non avrebbe più azioni delle Tv, ma quote di fondi che incorporano sia Mediaset che Telecom.
Ipotesi smentite seccamente dai vertici dell¿azienda.
Intanto proseguono le indagini a carico dell¿azienda su presunte irregolarità nell”acquisto di diritti cinematografici da major Usa.
I pm Alfredo Robledo e Fabio De Pasquale hanno chiesto una nuova proroga di 6 mesi alle indagini, la terza e ultima prevista dalle norme. La richiesta è stata inoltrata al gip Maurizio Grigo, in attesa di nuovi atti e soprattutto delle rogatorie negli Stati Uniti.
Il presidente del Consiglio, nella vicenda, è accusato dalla procura di Milano di falso in bilancio, frode fiscale e appropriazione indebita.
Nell¿ambito della stessa inchiesta sono indagati con l”ipotesi di riciclaggio anche Marina e Pier Silvio Berlusconi.
Hanno ricevuto avviso di garanzia anche il presidente Fedele Confalonieri, Giorgio Vanoni, Candia Camaggi, il dirigente della Arner Bank, e Paolo del Bue.
Non si scompone Niccolò Ghedini, difensore di Silvio Berlusconi.
¿Non mi stupisce, ma comunque non mi crea nessun problema. I magistrati milanesi possono indagare pure quanto vogliono¿, ha commentato l¿avvocato.
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Per ulteriori approfondimenti, leggi:
Mediaset: Confalonieri, ¿Soap opera¿ i rumor sulla cessione. Intanto approvata trimestrale in crescita
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