Italia
di Giancarlo Capitani
Amministratore Delegato NetConsulting
Membro dell”Advisory Board di Key4biz.it
La diffusione delle tecnologie ICT è aumentata in modo considerevole negli ultimi 5 anni in Italia, anche se, comparato con quello europeo, il quadro che ne risulta indica una penetrazione allineata e, nel caso della telefonia mobile, superiore alla media, presso le famiglie e sensibilmente inferiore presso le imprese, in particolare quelle di dimensione minore e in termini di uso strategico e competitivo.
In ogni caso il livello di penetrazione delle nuove tecnologie raggiunto nel nostro Paese può, già oggi, costituire la base per il decollo dell¿economia digitale (fig.1).
È in questo contesto che vanno valutate le prospettive e le indicazioni necessarie perché questo decollo si realizzi.
Il mercato dei contenuti digitali si trova attualmente in una fase nascente in tutti i maggiori Paesi e, in Italia in particolare, esso sconta tutte le criticità che sono strutturalmente intrinseche a questa situazione:
Sul lato dell¿offerta la produzione e la distribuzione locale di contenuti appaiono oggi molto frammentate
Gli aggregatori sono oggi ancora pochi e di ridotte dimensioni
La catena del valore è ancora poco chiara ed è sbilanciata a favore dei gestori di servizi di telecomunicazioni che si appropriano di una quota pari a circa il 50% del valore totale del business realizzato
Sul lato della domanda, la qualità dell¿utilizzo dei contenuti richiesti è di profilo basso se il business oggi è prevalentemente costituito dal download di suonerie
Inoltre gli utilizzatori hanno comportamenti d¿uso più basati sul churning che non sull¿accesso sistematico a informazioni e contenuti che rappresentino per loro una effettiva utilità
Il risultato è quello di un mercato composto essenzialmente in Europa dal download di suonerie (che, peraltro, ammontano a 60 milioni nel solo 1° semestre 2004 in Italia) e di un mercato dove manca un effettivo driver e una o più killer application (fig. 2).
Di fatto esiste, soprattutto sul lato consumer, una sovrabbondanza di tecnologie che vengono sottoutilizzate o male utilizzate perché non esistono contenuti o servizi che giochino il ruolo di fattori trainanti.
Ma la vera criticità strutturale sta, attualmente, nel fatto che all¿interno di questo mercato il business model è oggi basato più sulla spinta alla diffusione di tecnologie e accessi in rete che non su contenuti che rispondano ai bisogni effettivi.
Il mercato attuale si basa, infatti, su un modello push guidato dai fornitori e incentivato in tale direzione dalle politiche dei vari governi, più che un modello pull trainato dai bisogni degli utilizzatori.
Il puro modello push non sarà, tuttavia, in grado da solo di fare decollare il mercato e l¿economia digitale.
Il mercato potrà svilupparsi a partire dal basso, dalle necessità degli utenti, da filiere o cluster di domanda organizzati per tipologia di servizio, di settore, per target di utenza o per territorio quando si verificheranno 2 circostanze:
la presenza di contenuti che rispondano a bisogni effettivi delle diverse categorie di utenza
la possibilità da parte degli utenti non solo di accedere in forma passiva a contenuti ma di interagire con i fornitori (fig. 3).
È solo dalla evidenziazione di come si configureranno i vari cluster di domanda che il sistema dell¿offerta potrà trovare un assetto ordinato e chiaro. E questa condizione costituirà la base per organizzare filiere di offerta relative ai diversi cluster di domanda.
Ma se il mercato ripartirà dal basso, questa circostanza rappresenterà una condizione formidabile per la costruzione di una nuova industria locale del digitale che potrà consentire anche a molte società di software e servizi, oggi in situazioni di criticità, di riconvertirsi (fig. 4).
E questa è un¿occasione da non perdere per il nostro Paese.
Per non perdere questa occasione occorre armonizzare tutte le numerose spinte e le iniziative che oggi esistono nel Paese in un quadro di insieme che sia organico e sistemico.
In questo senso le politiche pubbliche devono elaborare un sistema di norme e regole e contribuire a sviluppare sistemi di domanda, ma soprattutto promuovere l¿aggregazione tra fornitori di contenuti e supportare un nuovo ciclo di sviluppo di un industria nazionale del digitale
Si tratta non soltanto di creare esternalità innovative, ma di creare un bene pubblico che si chiama competitività Paese (fig. 5).
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