Legge Gasparri e conflitto di interesse. La sinistra promette di ´modificare la Legge´. E´ già campagna elettorale

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La Legge Gasparri e i presunti collegamenti con l¿azienda televisiva della famiglia del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, sono tornati ad animare i dibatti durante questo fine settimana, nell¿occasione della presentazione del nuovo libro di Bruno Vespa, Storia d”Italia da Mussolini a Berlusconi, edito da Mondadori e Rai Eri, che uscir&#224 il prossimo 16 novembre.

Sull¿argomento &#232 intervenuto l¿ex presidente della Commissione europea, Romano Prodi, che riguardo al favoreggiamento che Mediaset avrebbe ottenuto con l¿adozione della Legge Gasparri, ha affermato senza mezzi termini che ¿¿andr&#224 certamente cambiata¿.

Ha incalzato il segretario dei Ds, Piero Fassino, ¿La legge Gasparri aggrava il conflitto di interessi con le modalit&#224 di calcolo dei tetti pubblicitari, che accentuano ancor di pi&#249 in sostanziale controllo del mercato pubblicitario e televisivo da parte del presidente del Consiglio nella sua veste di editore televisivo¿. Aggiungendo: ¿Non c¿&#232 nessuna norma che garantisca il pluralismo informativo. La Rai &#232 diventata un gazzettino della maggioranza. Che cosa faremmo se andassimo al governo? Modificheremmo il meccanismo dell”assegnazione delle risorse pubblicitarie in modo da garantire un maggiore pluralismo imprenditoriale e culturale¿.

Pronta la replica del premier, che ha dichiarato che il sospetto che la legge Gasparri sia soprattutto figlia del conflitto di interessi fra il ruolo di premier e la propriet&#224 di Mediaset &#232 ¿la menzogna che pi&#249 mi offende, tra tutte quelle che mi piovono addosso¿ .

¿La politica mi ha costretto prima a cedere TelePi&#249 (vedi scheda), poi il Gruppo L”Espresso con la Repubblica e diciotto giornali locali su pressione dei protagonisti dell”epoca. Poi la Standa, perch&#233 nelle Regioni rosse i magazzini venivano boicottati al grido di ”BoBe”: boicottate Berlusconi?¿.

Silvio Berlusconi, intervenendo poi sui rumor di una possibile cessione del polo televisivo, ha affermato: ¿¿i miei figli vedono con quanta passione mi dedico al governo e all”ammodernamento del Paese e pensano che se io mi liberassi delle televisioni sarei meno esposto agli attacchi dei miei avversari¿.

Tuttavia Berlusconi non si pente di essere entrato in politica, ¿I comportamenti ¿ ha detto Berlusconi – della sinistra non hanno fatto che confermare negli anni come quella fosse una scelta obbligata, sia per l”incapacit&#224 degli altri a governare, sia per i dubbi sulla loro affidabilit&#224 democratica¿.

Riguardo ai presunti favoreggiamenti ottenuti con l¿adozione del testo di riforma del sistema radiotelevisivo, il premier ha ribattuto che ¿La legge Gasparri serve ad ammodernare il sistema con l¿introduzione di canali digitali che moltiplicano per cinque i canali esistenti attualmente. Dinanzi a questa novit&#224, la sinistra voleva sottrarre a Mediaset una rete, lasciandone tre alla Rai e rendendo quindi impossibile la concorrenza di Mediaset con il servizio pubblico. Si voleva colpire Mediaset solo perch&#233 sono presidente del Consiglio¿. Per questo motivo, aggiunge il premier, ¿E¿ stato necessario resistere a questo attentato privo di giustificazione per difendere i posti di lavoro e il risparmio degli azionisti che controllano met&#224 di Mediaset. Ma &#232 stato indispensabile per salvaguardare soprattutto la libert&#224 di mercato e di intrapresa. Molte quote di Mediaset sono propriet&#224 di fondi internazionali che non avrebbero pi&#249 investito in Italia se un”azienda quotata in Borsa fosse stata espropriata soltanto per odio politico¿.

Berlusconi ha fatto capire chiaramente di non credere che la Legge Gasparri abbia favorito Mediaset, se non nella misura in cui ha aperto a tutti i soggetti la competizione nel campo dei media.

¿Sul piano internazionale, le dimensioni di Rai e Mediaset sono ridicole. Per guardare vicino a noi, Telecom Italia e Rupert Murdoch, proprietario di Sky, hanno singolarmente utili superiori al fatturato della Rai e a quello di Mediaset¿, ha commentato Berlusconi.

¿Fare la concorrenza a Rai e Mediaset &#232 tutt”altro che facile. In entrambi le aziende ci sono eccellenti professionalit&#224¿, ha concluso il premier.

Proseguono intanto le indagini a carico di Mediaset, nell¿ambito dell¿inchiesta milanese sull”acquisto di diritti cinematografici.

Il consulente Daniele Lorenzano, iscritto nel registro degli indagati, compare nelle carte degli inquirenti come la persona che ¿operava in assoluta autonomia e riferiva direttamente a Berlusconi””.

Questo e altro emerge nelle carte che hanno integrato recentemente una rogatoria internazionale in Svizzera. Tutti elementi al vaglio della procura milanese che sembrano confermare l”ipotesi accusatoria secondo la quale attraverso la negoziazione di alcuni diritti televisivi con major americane, Fininvest avrebbe accumulato all”estero fondi neri per almeno 170 miliardi delle vecchie lire.

La procura di Milano ha chiesto assistenza giudiziaria alla procura federale svizzera a Berna per verificare movimentazioni di fondi di due societ&#224 nell”ambito dell”inchiesta, in cui sono indagati fra gli altri, Silvio Berlusconi, i suoi figli Marina e Pier Silvio, rispettivamente presidente di Mondadori e vicepresidente di Mediaset, il presidente della societ&#224 Fedele Confalonieri, l”avvocato inglese David Mills, due ex responsabili del gruppo Fininvest e un banchiere svizzero.

“Le indagini svolte al riguardo – si legge nella rogatoria inviata dalla procura milanese – hanno consentito di individuare, tra le altre, le societ&#224 Promociones Catrinca e Green Communication” come fittizi fornitori di diritti¿¿.

Entrambe le societ&#224 sono collegate a Daniele Lorenzano – continua il documento – la persona che per conto della Fininvest ha sempre operato sui mercati americani avendo contatti con i fornitori, innanzitutto le major di Hollywood”.

L”inchiesta, condotta dai pm Fabio De Pasquale e Alfredo Robledo, con le ipotesi di reato, a vario titolo e per i diversi indagati, di falso in bilancio, frode fiscale, appropriazione indebita, riciclaggio e ricettazione, riguarda la compravendita di diritti televisivi e cinematografici acquistati da due societ&#224 off-shore della Fininvest (Century One e Universal One), e poi rivenduti a Mediaset, per 470 milioni di euro, negli anni 1994-1996.

Secondo la procura di Milano, alcune major americane avrebbero venduto i diritti televisivi a due societ&#224 off-shore, le quali li avrebbero poi rivenduti con maggiorazione di prezzo a Mediaset, che avrebbe ereditato dopo la quotazione in Borsa del 1994 il sistema operativo di Fininvest.

Il tutto, con l¿obiettivo di aggirare il fisco italiano e creare fondi neri nella disponibilit&#224 di Berlusconi. I benefici sarebbero stati ottenuti attraverso la Legge Tremonti.

Mediaset si dice assolutamente estranea ai fatti ipotizzati nelle congetture dell¿accusa. In un comunicato di qualche giorno fa l¿azienda ha commentato che ¿L¿inchiesta si trascina ormai da pi&#249 di tre anni ed &#232 animata da una sterile volont&#224 di spettacolarizzazione cui fa eco la consueta grancassa mediatica¿.

Per Mediaset ¿I diritti cinematografici acquistati dalla societ&#224 sono veri, esistenti, qualitativamente ineccepibili. Sono stati regolarmente messi in onda ed hanno concorso a determinare i successi di audience del Gruppo. Tali diritti sono stati acquistati a prezzi di mercato e da operatori del settore, conosciuti sul mercato ed accreditati presso le varie rassegne internazionali¿.

Insomma, l¿azienda ritiene di aver operato in un contesto di concorrenza vera sotto il profilo degli acquisti e delle audience collegate agli stessi. E tutto questo &#232 assolutamente dimostrato.

&#169 2004 key4biz.it

Raffaella Natale

Per ulteriori approfondimenti, consulta:

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