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Si è conclusa con l¿approvazione della Federal Communication Commission e del Dipartimento di Giustizia, la mega acquisizione da parte di Cingular dell¿operatore AT&T Wireless (vedi scheda).
L¿operazione da 41 miliardi di dollari, iniziata a febbraio di quest¿anno, sancisce la nascita del più grande operatore mobile statunitense con circa 47 milioni di clienti, 68 mila dipendenti e operazioni in 49 Stati americani.
L¿iter di approvazione è stato molto contrastato e l¿Autorità ha posto a Cingular numerose condizioni, tra cui la cessione di alcune controllate di AT&T Wireless, di circa 325.000 clienti e di frequenze in 16 mercati regionali, nonché la vendita di 10 megahertz di banda a Dallas e Detroit.
Dalla fusione tra Cingular – controllato da SBC Communications e BellSouth – e AT&T Wireless nascerà dunque un vero e proprio colosso della telefonia, che consentirà all¿acquirente di risparmiare almeno tre miliardi di dollari l¿anno: un miliardo derivante dal taglio dei costi di esercizio delle due società, 2 miliardi dalle spese annuali di gestione degli impianti.
Il mercato delle comunicazioni mobili Usa dovrà dunque fare i conti con questo gigante, che si lascia alle spalle l¿ex leader Verizon Wireless (controllato anche dalla britannica Vodafone) che conta ¿solo¿ 40 milioni di clienti.
Non sono mancate le critiche alla mega fusione, da parte di chi crede che la contrazione da sei a cinque operatori mobili possa ridurre la concorrenza e quindi nuocere ai consumatori.
Resta il fatto che con l¿approvazione della fusione, gli Stati Uniti perdono uno dei maggiori protagonisti della telefonia mobile, che fino al 2001 era leader del settore per numero di utenti e per innovazione.
Dall¿entrata in vigore della number portability, però, le cose per AT&T Wireless si sono messe male e l¿operatore è passato da una quota di mercato del 25% (nel 2001) al 17% nel 2003.
Le ragioni di questo tracollo sono diverse, ma per lo più imputabili a una serie di scelte che hanno condizionato lo sviluppo della società in un contesto a rapidissima evoluzione come quello delle comunicazioni mobili.
All¿inizio, infatti, AT&T aveva scommesso sulla tecnologia TDMA, che però non gestisce il traffico dati, fondamentale per la clientela business.
Per questo, già dal 2001 la società aveva iniziato a costruire una rete GSM e a dirottare i clienti verso questa tecnologia. Le cose però non sono andate come dovevano e nel terzo trimestre 2003, meno di metà dei clienti aveva effettuato il passaggio, contro il 75% di Cingular, l”unico altro operatore che aveva sostituito il vecchio standard con il GSM.
Quando le difficoltà di AT&T Wireless diventano pubbliche, i clienti iniziano ad abbandonare l¿operatore a favore della concorrenza e così fanno anche i retailer indipendenti di telefonia mobile, che rappresentano il 60% delle vendite del mercato.
AT&T Wireless prova allora a tamponare i danni, aumentando le commissioni dei retailer e abbassando i prezzi, ma non è sufficiente. Dopo aver conquistato 229 mila nuovi clienti nel terzo trimestre 2003, nel quarto ne conta solo 128 mila, meno di un decimo di Verizon, che nello stesso periodo ne acquisisce un milione e mezzo.
Comincia la fase dei licenziamenti e, infine, la messa in vendita dell¿operatore.
Il resto è storia nota: i maggiori operatori mondiali hanno cominciato a fare offerte per rilevare l¿ex fiore all¿occhiello della telefonia made in Usa.
Partecipa all¿asta anche Vodafone, che però si ritira il 17 febbraio, quando Cingular fa sapere di essere disposta a pagare 15 dollari ad azione, per un montante di 41 miliardi di dollari.
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