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Erano stati in molti a esprimere le loro perplessità riguardo la quotazione di Google, un¿operazione ¿anomala¿ per una società sopra le righe, che avrebbe affossato definitivamente il mito della new economy.
Ora, gli scettici si staranno mordendo le mani, dal momento che Google non solo ha ottenuto una capitalizzazione che ha superato i 50 miliardi di euro, ma ha rilanciato le speranze della moribonda new economy, come non sono riuscite a fare le pur splendide performance di big consolidati del calibro di Yahoo, eBay e Amazon.
Le azioni del più popolare dei motori di ricerca hanno chiuso ieri a 187,40 dollari e, con un totale di 271,2 milioni di azioni, la capitalizzazione della società si è elevata a 50,8 miliardi di dollari, contro i 47,9 miliardi di Yahoo che conta 1,4 miliardi di azioni.
Nel corso della seduta Google si è avvicinato alla soglia dei 200 dollari, superando quota 194 dollari.
Ricordiamo che al momento della quotazione, avvenuta il 18 agosto, il titolo è stato collocato a 85 dollari e attualmente, davanti a Google nel settore Internet c”è solo eBay con una capitalizzazione di 63,3 miliardi di dollari.
Una bella rivincita per la premiata ditta Page & Brin accolti dall¿establishment di Wall Street con molto scetticismo, a causa delle modalità inconsuete scelte per la quotazione, avvenuta attraverso il sistema noto come ¿asta olandese¿, che ha permesso di acquistare le azioni anche attraverso Internet.
In realtà, il risentimento nasceva piuttosto dal fatto che le grandi banche d¿investimento si sono viste ridurre drasticamente le loro costosissime parcelle e molte di loro si sono rifiutate di partecipare all¿operazione per paura di creare un pericoloso precedente.
E c¿è ancora chi guarda alla nuova effusione di ottimismo verso la new economy come a un nuovo pericoloso miraggio, destinato a crollare sotto il peso delle speculazioni.
Molto però è cambiato rispetto alla fine degli anni ¿90, quando si sviluppò la prima ondata di quotazioni di aziende appena nate e che si rivelarono poco dopo solo dei fantocci privi di strategie e di solidità.
Allo stato attuale, le aziende della new economy si mostrano forti e convincenti, con fatturati che macinano aumenti fino al 100% e profitti triplicati, a conferma che il business c¿è, e avanza.
La stessa Google, quotata da meno di tre mesi, ha appena pubblicato un bilancio da far impallidire i critici della prima ora: ricavi per 52 milioni di dollari (erano 20,4 al terzo trimestre 2003) e vendite raddoppiate a 805,9 milioni.
Ma non è la sola.
eBay, regina delle aste on line, ha registrato utili netti in aumento del 76%, a 182,3 milioni di dollari, su un fatturato cresciuto del 52%, a 805,9 milioni, mentre le aspettative per l¿anno prossimo sono più che rosee: +30% i profitti, + 35% il fatturato.
Lo stesso per Yahoo!, che nell¿ultimo trimestre ha triplicato utili e profitti, attestatisi rispettivamente a 253 e 907 milioni di dollari.
In crescita anche le performance di Amazon: per la più nota tra le librerie on line, il periodo giugno-settembre si è chiuso con profitti per 54 milioni di dollari (13 cents per azione) e con un fatturato in crescita del 29% a 1,46 miliardi.
Il mercato ha tuttavia penalizzato il titolo, dal momento che i risultati pubblicati hanno deluso le attese, a conferma che il mercato guarda con molta attenzione alle performance delle società della new economy.
E dire che prima della quotazione, i due giovani fondatori di Google avevano avvertito di non sperare troppo sull¿eventualità di diventare milionari grazie alle loro azioni.
I due sono stati smentiti dai fatti, che al momento sono tutti a loro favore. Speriamo che non dovremo ritrattare tutto da qui a un anno e che la new economy, evitando speculazioni varie, riesca ad andare oltre la rivincita per confermarsi una realtà del 21° secolo.
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