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Ha destato sconcerto, la scorsa settimana, la notizia del suicidio di gruppo di nove ragazzi in Giappone, suicidio che sembrerebbe essere stato concertato su Internet.
Sebbene non sia ancora stato chiarito il grado di connessione tra la rete e il tragico gesto compiuto da ragazzi tutti intorno ai 20 anni, è ormai evidente che il web è diventato una zona ad alto rischio, un posto in cui gli aspiranti suicidi trovano il coraggio per esprimere il loro disagio e per cercare qualcuno che li aiuti a compiere quello che da soli non avrebbero mai il coraggio di fare.
Il problema dei suicidi tra i giovani, attanaglia il Giappone da diversi anni: tra le principali cause delle morti volontarie, secondo un sondaggio interno, ci sono i problemi di salute (44,1%), problemi finanziari (25,8%), problemi famigliari (8,5%).
Il tragico record è stato stabilito nel 2003, quando si sono tolti la vita 93 minori con un incremento del 57% rispetto al 2002, di questi 83 frequentavano le scuole medie e 10 le elementari. In generale nel 2003 sono stati 34.427 i nipponici suicidi, in crescita del 7% rispetto all”anno precedente.
Il legame tra i suicidi dei giovanissimi e Internet è stato accertato febbraio dello scorso anno, con la morte volontaria di tre giovani, due ragazzi di 24 anni e una ragazza di 22 anni nella prefettura di Saitama, una serie di città satelliti-dormitorio della metropoli di Tokyo, dove si avverte più acutamente che altrove l”assenza di relazioni sociali.
¿E” un fenomeno che si va diffondendo a macchia d”olio dall”inizio dello scorso anno – ha detto il docente di medicina della psiche Tsuyoshi Tamura dell”Università di belle arti di Tokyo – il fenomeno internet moltiplica e rafforza le tendenze suicide tipiche di molti adolescenti e giovani”.
Se si fa un giro in Rete, si può restare scioccati dalla lucidità con cui molti giovanissimi ¿ e non solo loro – descrivono il loro malessere ed esprimono la loro volontà di farla finita.
¿Ho 15 anni e ho perso la voglia di vivere da molto tempo. Qualcuno può darmi una buona ricetta per morire?¿ si legge su un forum dedicato al suicidio.
E ancora: ¿Cerco qualcuno che voglia morire insieme a me. Se sei una persona seria inviami una eMail. Firmato Kenji, 35 anni, Osaka¿.
È dunque un dato di fatto che molti giapponesi trovano la forza per togliersi la vita incontrando su Internet persone disposte a dare loro una mano, mentre i siti morbosi dilagano aiutati da un tam tam mediatico che attira sempre più visitatori.
¿Questi luoghi d¿incontro ¿ spiega lo psicologo Mafumi Usui ¿ non sono necessariamente nefasti. Parlare dei propri sentimenti dovrebbe aiutare i giovani a risolvere i loro problemi. Inconsciamente, infatti, molti ragazzi vi si recano per cercare aiuto¿.
Su questi siti, dove si trovano piccoli annunci, consigli, ma anche manuali per il suicidio, molti candidati lasciano confessioni interminabili e ultra dettagliate: ¿Ho cercato di impiccarmi questo fine settimana, ma non ci sono riuscito. Ho bevuto, poi ho legato una corda al pomello della porta e ho provato. Ora vorrei uccidermi respirando dei vapori da un tubo di scappamento¿ c¿è qualcuno che vuole morire con me? Se trovo qualche compagno, credo che la morte non mi farà più così paura e troverò la forza¿.
Alcuni messaggi attirano commenti anche molto sarcastici, ma la maggior parte delle risposte, purtroppo, sono benevole.
¿Soprattutto ¿ scrive qualcuno ¿ non buttatevi mai sotto un treno. La confusione che ne deriverebbe metterebbe in pericolo tanta gente¿.
In Giappone, le famiglie di quelli che si suicidano sui binari devono rimborsare le spese per la pulizia e i ritardi causati dall¿insano gesto.
¿E¿ certo che il numero dei suicidi riconducibili a Internet aumenterà ¿ spiega un altro psicologo, Yoshitaka Fukui.
Chi vuole morire, in pratica, trova in rete il sostegno di chi come lui vuole farla finita. Internet è insomma una comunità ideale per condividere la propria solitudine e i propri infausti progetti.
¿E¿ dunque urgente che la società introduca delle regole per impedire questi suicidi collettivi. Bisogna anche che degli psicologi si orientino su terapie specifiche¿.
Sicuramente la questione presenta aspetti e problematiche difficili da riassumere e comprendere. Certo è che la Rete ha dotato le persone di nuove forme di interrelazione a volte letali ma che non possono essere demonizzate, dal momento che sono in molti che cercano in Internet anche un aiuto per risolvere i propri problemi.
Decine di siti offrono informazioni, manuali di auto-aiuto, gruppi di ascolto anche guidati da terapeuti, mentre negli Stati Uniti online si può accedere anche alla psicoterapia.
I primi gruppi di aiuto reciproco si sono formati nel 1976, dopo l¿introduzione dei personal computer.
Nel 1986 è nato Ask Uncle Ezra, un servizio gratuito offerto agli studenti universitari.
Nel 1995, lo psicologo John Grohol conia il termine e-therapy e poco dopo sono comparsi sulla rete i primi centri specializzati.
Oggi i mezzi a disposizione sono diversi, dalle eMail alle videoconferenze e alle chat in tempo reale.
I terapeuti si sono organizzati: alcuni hanno un proprio sito, altri si sono iscritti a cliniche virtuali, che per una piccola somma forniscono i migliori metodi per la sicurezza dei pagamenti e la privacy dei messaggi e una pagina elettronica dove pubblicare il proprio curriculum.
In Italia l¿Ordine nazionale degli psicologi ha vietato l¿uso del termine ¿psicoterapia¿ per la terapia online, il 23 marzo del 2002, non tenendo in considerazione ¿ come spiega Martha Ainsworth del sito http://www.metanoia.org./ – che per alcune categorie di persone, la terapia online potrebbe essere l¿unica possibilità, o almeno la meno ardua.
Si tratta nello specifico di quelle persone con problemi motori, o dei sordomuti, per i quali esprimersi con lo scritto è l¿unica possibilità o ancora degli anziani, benché il mezzo informatico sia molto lontano dalle loro abitudini.
La curatrice di Metanoia, sottolinea inoltre che molti dei pazienti che hanno cominciato una terapia online per problemi non gravi poi sono passati alla psicoterapia tradizionale e ritiene che i nuovi mezzi a disposizione, comunque, non possano essere scartati a priori.
Per ulteriori approfondimenti, leggi:
Quando la Rete diventa veicolo di morte: il web dietro il suicidio di nove ragazzi giapponesi
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