Europa
di Vanna Araldi
Tutte le volte in cui la tecnologia giunge a spostare le colonne d¿Ercole qualche oceano più in là, genera – intorno ad essa ed allo stesso tempo – immediate folgorazioni e radicali attriti.
Iscrivendo, facilmente, taluni nelle file degli ottimisti ed arruolando tal altri, a forza, nei battaglioni marcianti degli apocalittici, essa costringe ad elaborare ogni aspetto della sua graziosa complessità entro un¿aura che l¿avvolge, pur lasciandola sospesa.
Abbandonare tale complessità, snellendo così la comprensione del nuovo che avanza, significherebbe fraintenderla; leggerla con i parametri di una logica anacronistica e senza lungimiranza, la farebbe smaltire – con scellerata ingratitudine – nella cultura della celebrazione di un nuovo senza storia e senza futuro.
Poiché nessuno, trovandosi in fabula, può pretendere di affrontarla parlando da un punto di vista privilegiato, la si corteggia immergendosi nel suo naturale flusso, sperando così, di meglio riuscire a padroneggiarla.
In Francia, Paese in cui il catasto dell¿universo televisivo è sempre più fitto di taumaturgiche possibilità, sono le torture tecniche e, di rimando, economiche, quelle che fanno della televisione via etere, vergata in tempi digitali, un Messia ancora dilettante: essa stenta parecchio a raddrizzare la claudicante attenzione del cittadino/telespettatore/utente e pur tenendo in riverente, intima soggezione il potere politico, moltiplica non ancora i pani e i pesci, bensì i succhi gastrici dei diversi soggetti che sfiora.
La vecchia televisione analogica che fino all¿altro ieri, in ogni casa, vegliava come un persuasore palese, sulla docilità del consumatore nel fruire di programmi tratti da un palinsesto rigidamente strutturato – puntando sul ricattatorio pretesto di essere gratuita, come la muffa o gli spifferi – infila oggi, nei pertugi del possibile, cavo, satellite, lemmi provvisti di carta di circolazione in ogni terra straniera, come free e pay, Adsl e DTT.
Combinando la potenza degli operatori di telefonia alla ricchezza dei contenuti multimediali, la tv via Adsl, nel bussolotto delle assegnazioni, dimostra di aver già ottenuto la fiducia delle corti più illustri degli operatori transalpini.
Free, TF1, France Télécom (vedi scheda), CanalPlus, Cegetel e LDCom come cortigiani riverenti, si sono posti al suo servizio, ottenendo – in premio all¿idea corsara di far migrare la tv verso l¿IP – 4,5 milioni di abbonati.
Che la televisione e l¿Internet Protocol – scritto con la maiuscola, quasi designasse una divinità – siano sempre più destinati ad intrecciare le loro sorti è una verità ineludibile che s¿impone, senza falsi pudori, ovunque, come autorevolmente proclamato nel corso dell¿ultima edizione dell¿International Broadcasting Convention (IBC) di Amsterdam.
A quali patteggiamenti, però, la tv su Adsl francese dovrà piegarsi – per consentire alle costellazioni di interessi in essa sedimentate di rendere, in successi ed onori, gli oneri sopportati – quando a sottrarre acqua al suo fertile terreno ci sarà anche la televisione digitale terrestre, è oggetto di dibattiti inquieti.
Intanto, la miscela della c.d. convergenza, invitando tutti e ciascuno a non barricarsi dietro intransigenti posizioni, lascia intravedere il paradigma di una nuova democrazia, in cui si vorrebbe trovassero cittadinanza soluzioni atte a privilegiare la compatibilità e l¿armonia, fra le diverse modalità di fruizione del contenuto televisivo.
Pur muovendosi a stento, in balìa ad incontrastate forze prevaricatrici e circondata, a dispetto degli innumerevoli sforzi profusi, da un resistente alone di scetticismo, la TDT francese ha davanti a sé un lancio ufficiale a marzo 2005, nella sua versione in chiaro ed uno successivo, a settembre, per soddisfare le esigenze e le attese del pubblico pagante.
Prima ancora di accingersi a stabilire se i suoi contenuti si prestino, in potenza, a fagocitare eyeballs e siano, pertanto, in grado di scatenare un¿onda anomala nella corsa all¿acquisto degli appositi set-top-box – dandole la chance di imporsi nel tempo e divenire una sorta di ¿istituzione¿, naturalmente quella centrale e decisiva – intorno alla televisione numerica terrestre ci si muove nel tentativo di sciogliere i non irrilevanti nodi che seguitano ad affliggerla.
Mentre il Ministro dell¿Industria, Patrick Devedjian, plaude all¿iniziativa intrapresa da Neuf Télécom (ex LDCom), per riconoscerle il merito di saper porre sul mercato un decoder ibrido Adsl/TDT ed incoraggia, gli altri fornitori di accesso ad Internet, a fare altrettanto; il Primo Ministro Raffarin si dibatte fra impegnativi acronimi – Mpeg2 o Mpeg4?? – seducenti quanto asettiche sigle – TDT o TV(DT)HD?? – elaborati e contrapposti rapporti di ricerca – Rapport Boudet de Montplaisir o Rapport Hubert?? – in termini affatto lèpidi e piuttosto seri, come un Antigone dilaniato dal dilemma che contrappone lex e jus, quasi si trattasse di scegliere la Scilla e Cariddi della tv.
Interessa notare che se anni di gestazione – molto più simili ad una protratta agonia – non escludono rapide riprese, un primo velo d¿ordine sulla confusione che priva la TDT francese di assumere un volto ben definito, lo si porrebbe con la precisa scelta dello standard di compressione digitale del segnale televisivo.
Nessuno osa biasimare il potere politico quando il tentativo di regolamentare un settore costringe a mediare fra interessi consolidati; nemmeno ci si lamenta del tempo investito, se il suo inesorabile trascorrere conviene a chiarire aspetti aggrovigliati e ad indicare strade proficue. Ma che cosa succede quando si oltrepassa il ragionevole momento di una sana riflessione e quando la mancanza di conclusioni cessa di essere interpretata come un infaticabile senso critico?
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Dopo aver accettato di assumere come propria la linea prescelta da tutti gli altri Paesi europei, ossia quella che, privilegiando l¿Mpeg2, consentirebbe il rispetto del calendario adottato, Matignon continua, come un Ulisse, a lasciarsi irretire dalle sirene tecnologiche – molto più effimere rispetto alle loro antenate – che i principali detrattori della TDT brandiscono con determinazione.
TF1 e M6 in testa, non ne vogliono proprio sapere di attraversare la piazza del numerico terrestre come le oche di Lorenz e, pur rassegnandosi a partire per quel viaggio, lamentano di essere costretti «à monter dans un train à vapeur, lorsqu¿il serait temps d¿électrifier la ligne».
Il principale ingrediente del loro discorso – che vuole essere del tutto responsabile e rispettoso del diritto del consumatore di poter fruire di un¿ampia gamma di opzioni tecniche – è offerto dalle luccicanti virtù dell¿alta definizione che la TDT potrebbe introdurre, nell¿Esagono, se solo il Governo militasse a favore della norma Mpeg4.
Così, per voler continuare a civettare con le promesse della tecnologia, i pubblici poteri francesi si muovono nell¿immobilismo dell¿incertezza vs l¿interesse dell¿utente; in spregio alla volontà del maggior numero di attori coinvolti (dagli editori ai candidati alla distribuzione commerciale, passando per gli operatori di rete); contro la posizione espressa dall¿Authority nazionale.
In effetti, dopo averli guardati ¿per lungo e da lontano¿, non potendo farlo ¿dal di fuori¿, il Consiglio Superiore dell¿Audiovisivo (CSA) non esita a smascherare gli inni allo standard Mpeg4.
Esso, non solo sarebbe a punto soltanto alla fine del 2005, ma consentendo l¿HD dovrebbe richiedere, per far approfittare della qualità dell¿immagine, l¿acquisto di apparecchi televisivi a prezzi piuttosto elevati (basti pensare che oggi, in Giappone, Paese in cui la TVHD è già una realtà, un televisore costa tra i 2200 e i 7500 €) e, quand¿anche questi si rivelassero suscettibili ad un ¿rapido¿ ribasso, ciò non potrebbe avvenire che in un arco temporale estremamente indefinito.
Che non si ponga rimedio ad un ritardo, rinviando il progetto alle Calende Greche, nessuno lo nega. Che sia, quantomeno inopportuna, una modifica della norma di compressione digitale, in piena corsa, lo affermano gli operatori di rete. Che sia pressante la necessità di attenersi al calendario fissato, pur senza abbassare la saracinesca all¿intervento di progressivi miglioramenti tecnici, lo stabilisce l¿industria elettronica. Che la variabile tempo divorandosi la democratica possibilità di affidare alla libera discrezione di ognuno, la scelta fra Mpeg2 ed Mpeg4, non escluda di poter riservare il c.d. ¿R5¿, multiplex ancora disponibile, alla diffusione di programmi ad alta definizione, lo dice il vecchio direttore generale di Radio France, Boudet de Montplaisir, nel rapporto appena rimesso a Raffarin.
Allora, perché tanta indecisione?
Certamente per imbarazzo. Per l¿imbarazzo che conquista un Governo costretto a confrontarsi con le conclusioni diametralmente opposte di un secondo autorevole rapporto; per l¿imbarazzo che suscita la decisione di uno dei suoi commissari di chiedere, al Consiglio di Stato, l¿annullamento delle autorizzazioni concesse dall¿Authority, ai gruppi Canal e Lagardère.
Chi suggerisce di posticipare a settembre il lancio del numerico terrestre – in preda alla convinzione della necessità d¿introdurre quanto prima la TVHD – è la pagina conclusiva del rapporto Hubert, redatto dal Consiglio Generale delle Tecnologie dell¿Informazione (CGTI).
La proposta sarebbe quella di non lasciare che un debutto a marzo della TDT gratuita favorisca la diffusione di un consistente parco di decoder Mpeg2, innegabile freno al futuro decollo dell¿alta definizione. Agli operatori si dovrebbe garantire assoluta libertà di scelta della norma ed i decoder dovrebbero essere multistandard.
Quando un fenomeno di difficile lettura, quale parrebbe essere il progetto TDT, non si comprende appieno – né in un clima che lascia coesistere il massimo di apertura, e neppure nel suo opposto – ad un Governo non resta che sperare nella Provvidenza, affinché sia questa a fornirgli il settarismo di una posizione intermedia.
Se il Consiglio di Stato, inoltrandosi nel labirinto del diritto, dovesse giungere ad annullare, effettivamente, la decisione con cui il CSA ha rilasciato, un anno fa¿, le autorizzazioni per la trasmissione digitale terrestre, i giochi si riaprirebbero ed il Governo potrebbe uscire a testa alta da un dossier divenuto oltremodo ricco di confusione.
L¿heure est au wait and see!!
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