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La Corte Suprema degli Stati Uniti ha rifiutato di esaminare la decisione di una corte d¿appello, secondo cui il fornitore d¿accesso a Internet Verizon non era tenuto a divulgare i nomi degli utenti sospettati di pirateria, così come richiesto dall¿industria discografica.
La più alta corte americana è sommersa ogni anno da circa 8.000 richieste e decide, in via discrezionale, di deliberare su circa 80 dispute che le sono sottoposte.
¿Il rifiuto della Corte suprema di riesaminare la questione dà quindi valore di legge alla decisione per altro equilibrata della corte d¿appello¿ dichiara Wendy Seltzer, avvocato dell¿Electronic Frontier Foundation, una organizzazione di difesa dei diritti degli internauti.
La vicenda va avanti da dicembre dello scorso anno, quando la corte d¿appello di Washington aveva contraddetto una decisione precedente che obbligava Verizon a rivelare i nomi di quattro abbonati sospettati di aver scaricato un gran numero di file musicali protetti da diritto d¿autore.
Uno di essi era accusato di aver scaricato 600 brani in un solo giorno.
La richiesta di obbligare l¿Isp a rivelare i nomi degli utenti era partita dalla RIAA (l¿associazione che riunisce le maggiori case discografiche Usa) che sostiene che i pirati musicali devono essere ritenuti responsabili delle loro azioni.
¿Non si può più permettere che si nascondano dietro le compagnie che offrono l¿accesso a Internet¿, dichiarava il presidente della RIAA Cary Sherman.
Verizon, pur dicendosi pronta a rispettare la decisone della Corte, ha sempre continuato a dichiararsi contraria a simili abusi che potrebbero scatenare conseguenze molto serie per la privacy degli utenti, anche quelli che mai hanno scaricato musica dalla rete.
Dello stesso parere la US Internet Industry Association secondo cui una simile decisone implicherebbe ¿¿costi pesanti sia per i grandi ISP, che potrebbero ricevere migliaia di notifiche, sia per i piccoli, per i quali anche un¿imposizione isolata può rivelarsi insormontabile¿.
Al di là dell¿aspetto economico, la decisone della corte d¿appello aveva scatenato forti polemiche nel mondo della Rete, molto legato al sacro santo diritto all¿anonimato degli utenti.
¿La nostra paura è che chiunque possa esigere i nomi degli abbonati, anche per banali sospetti e senza aver bisogno dell¿approvazione di un giudice¿, spiega un portavoce di Verizon.
La decisone della Corte Suprema, però, significa che ¿i detentori dei diritti d¿autore o i loro rappresentanti ¿ o anche degli impostori ¿ non saranno più autorizzati a ottenere informazioni personali degli utenti semplicemente riempiendo un modulo di richiesta, come volevano imporre le major¿, spiega soddisfatta Sarah Deutsch, vicepresidente di Verizon.
L¿offensiva delle major, però, non si ferma: la scorsa settimana è partita una vasta campagna di ricorsi legali contro gli utenti europei dei network P2P.
L¿IFPI (International Federation of the Phonographic Industry), ha infatti annunciato 459 azioni legali contro chi diffonde illegalmente musica dalla Rete, ignorando le leggi sulla protezione del diritto d¿autore.
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