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L¿assenza di interoperabiltà tra i formati di gestione del diritto digitale (DRM, Digital Rights Management) è un argomento molto discusso e al centro di forti polemiche indirizzate ai costruttori dei nuovi lettori digitali e ai sempre più numerosi negozi di musica on line.
Per rimediare a questo stato di cose, i big dell¿industria hanno recentemente formato un consorzio per lo sviluppo di uno standard comune che renda compatibili le diverse piattaforme DRM.
Il consorzio Coral è nato dall¿iniziativa di giganti del calibro di HP, Sony, Philips, Samsung, Matsushita, Twentieth Century Fox e Intertrust.
L¿incompatibilità tra i lettori attualmente in commercio e i diversi formati dei brani scaricabili dalla rete attraverso i music store ha causato non poco malcontento tra gli utenti, costretti a dover per forza scegliere i servizi di un solo fornitore.
E così, chi ad esempio ha comprato il celebre lettore iPod della Apple non può usarlo per ascoltare i brani scaricati (pagando) dal music store Napster, o da quello della Sony, o da quello della Microsoft e via dicendo.
Tutte queste società utilizzano infatti piattaforme DRM proprietarie e concorrenti. Sistemi incompatibili l¿uno con l¿altro che rendono illeggibili i file sui diversi lettori.
Un bel controsenso, se si pensa a quanto l¿industria musicale punti sul nascente mercato del downloading legale.
Attualmente la Apple col suo iTunes Music Store, controlla il 70% della musica digitale e ha dichiarato guerra a chiunque cerchi di farsi pubblicità annunciando la compatibilità dei propri prodotti con la tecnologia FairPlay, lo standard proprietario usato per proteggere i brani musicali da eventuali copie non autorizzate.
Alcuni mesi fa, ad esempio, il produttore americano di software RealNetworks aveva annunciato il lancio, senza l¿accordo con la società di Steve Jobs, di un¿applicazione destinata a rendere compatibile con il lettore iPod un gran numero di file musicali.
Il Gruppo di Jobs ha fatto sapere di voler ricorrere in tribunale contro RealNetworks, che ha immediatamente reagito dicendo che porterà ugualmente avanti il lancio di Harmony, in modo da dare ai milioni di utenti che possiedono i lettori digitali, tra cui l¿iPod, la possibilità di godere della compatibilità delle piattaforme musicali.
Anche il consorzio Coral cercherà di muoversi in questa direzione, cercando di creare un insieme di specifiche tecniche che permetteranno alle diverse tecnologie di protezione dei file contro la pirateria di essere trasformate per essere leggibili su qualsiasi lettore.
Il consorzio vuole in pratica, mettere fine a queste beghe, anche per evitare che la Apple assuma il ruolo monopolista che la Microsoft ricopre nel settore dei software.
Il problema dell¿incompatibilità dei diversi formati, spiega Talal Shamoon di Intertrust, ¿¿peggiora invece di migliorare, in proporzione alla diffusione delle piattaforme DRM¿.
Spesso, infatti, il mercato ignora le reali esigenze dei consumatori che in questo non sono caso liberi di gestire le proprie scelte e di creare le proprie soluzioni.
È da dire che un simile approccio alla questione dell¿incompatibilità tra le piattaforme DRM era stato proposto circa un anno fa da Leonardo Chiariglione, fondatore del Moving Pictures Experts Group (Mpeg), produttore di uno dei più diffusi standard di compressione audio e video.
Il Digital Media Project, che ha coinvolto Matsushita, Mitsubishi, British Telecom e Telecom Italia, al pari del consorzio Coral, vuole promuovere lo sviluppo, il dispiegamento e l¿uso dei Media Digitali ¿in modo da rispettare il diritto degli autori e dei detentori del copyright di sfruttare le loro opere, il desiderio degli utenti finali di godere pienamente dei benefici dei Media Digitali e gli interessi dei diversi protagonisti della catena di valore nella fornitura di prodotti e servizi¿.
Ci si chiede come sarà possibile raggiunger un simile risultato se sia Apple che Microsoft si rifiutano di partecipare a queste iniziative congiunte del resto dell¿industria.
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