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Alzarsi e trovare già la casa già riscaldata, le tapparelle che si aprono da sole e la radio che si accende sulle ultime notizie della mattina, mentre in cucina il frigorifero intelligente invia al cellulare la lista della spesa da fare.
Domotica è un neologismo che deriva dalla contrazione della parola latina “domus” (casa, o dal greco “domos”, con lo stesso significato) e di informatica.
Questo termine, in generale, indica quella disciplina che si occupa dell”integrazione dei dispositivi elettronici, dei sistemi di comunicazione e di controllo che si trovano nelle nostre abitazioni.
La domotica, spiega il professore Tommaso Federici, dell¿università di Viterbo, curatore della ricerca ¿Domotica e convergenza: quale standard?¿, offre una tale varietà di idee innovative e tecnologie da rappresentare un¿occasione di forte innovazione per i modelli di business e di consumo tradizionali.
Gli standard di automazione domestica, da ¿giocattolo tecnologico¿ riservato a pochi hanno infatti conquistato crescenti consensi, convincendo anche i più scettici della sua grande utilità all¿ interno di una gestione della casa che ponga attenzione alle problematiche del comfort, della sicurezza, del risparmio energetico, del supporto per anziani e disabili.
Come spesso avviene in una fase di crescita per un nuovo settore, però, si registrano proposte molto diversificate da parte delle varie aziende che, seppure risolvono in maniera rassicurante i vari problemi, risultano non perfettamente interscambiabili le une con le altre. Nel linguaggio degli addetti ai lavori questa situazione è nota come la problematica degli standard di comunicazione.
Dispostivi che non adottano uno standard comune non possono dialogare tra loro e questo provoca una certa confusione nell¿individuazione delle soluzioni più idonee sia per il professionista, progettista o installatore, che per l¿ utente finale.
Perché la domotica prenda finalmente piede sul mercato di massa, i principali ostacoli da superare sono in ordine decrescente di importanza: conoscenza, standard, relazioni, costi. La domanda è un aspetto che non preoccupa, perché sono gli stili di vita che finiscono col generarla.
Durante il convegno, in cui si è voluto analizzare e fissare i punti chiave di queste problematiche grazie al contributo di alcune aziende, scuole di formazione ed associazioni che hanno aderito all¿iniziativa, il professor Federici, si è soffermato in particolare sul problema della conoscenza.
Il problema del trasferimento della conoscenza è infatti molto sentito anche in relazione ai costi: per formare progettisti e installatori occorrono fino a 6 mesi, mentre per un tecnico di assistenza si arriva fino a un anno. L¿impegno formativo è quindi importante per le aziende, come dimostrano anche i dati relativi agli investimenti: il 46,9% sono destinati alla formazione; il 19,7% alle strutture; il 18,7% alle relazioni; il 14,6% alle informazioni.
Una difficoltà notevole per lo sviluppo del settore, secondo Federici, risiede proprio nella mancanza di precisione nella visione strategica del modello di business.
Tra gli altri aspetti, è stato anche affrontato quello legato alla definizione dei vari standard presenti sul mercato, approfondendo la differenza tra due particolari tipologie di sistemi a bus: il cosiddetto standard a bus proprietario, e lo standard knx (sta per Konnex) che rappresenta una delle prime e più interessanti proposte di bus condiviso.
La prima tipologia, il bus proprietario, deve il suo nome al fatto che ciascuna aziende che intenda proporre uno standard proprio, e quindi diverso da quello usato da altre aziende, fissa una serie di specifiche e di regole secondo criteri che decide essa stessa. Esistono sul mercato molti bus proprietari, tutti diversi, anche per qualche piccolo dettaglio, l¿ uno dall¿altro, e sono indifferentemente impiegati da aziende molto grandi ed importanti o da aziende piccolissime.
La mancanza di un solo bus e la presenza di vari standard sia proprietari sia aperti non sarebbe di per sé un fatto negativo, a giudizio di Fabio Concezzi di Intermark, il quale ritiene che la tendenza attuale dell¿industria sia mantenere i vari bus, dal momento che ognuno di essi è vincente nel suo campo di applicazione più appropriato.
Sull¿altro fronte, quello dello standard condiviso, ci sarà Ernesto Patti, presidente di Konnex Italia, l¿associazione che sostiene lo standard knx ed alla quale sono legate molte delle principali aziende che operano nel nostro mercato (Bticino, Siemens, Vimar, ABB, Gewiss, tanto per citarne alcune sicuramente note al grande pubblico).
Il problema degli standard è molto vasto e al fine di circoscrivere il campo di intervento e rimanere in qualche modo all¿ interno dei contenuti della mostra la trattazione si è limitata agli aspetti che riguardano il controllo delle luci, della sicurezza e quello dell¿intrattenimento audio e video.
Per Attarantato è comunque sbagliata la comunicazione delle aziende, che continuano a proporre la domotica come un settore di nicchia: ¿La domotica si occupa dalle residenze alle grandi strutture, come gli alberghi. Anche un interruttore intelligente è domotica¿, ha concluso Attarantato.
Domotica: prospettive di diffusione e impatti per aziende e clienti – di Tommaso Federici
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