Imparare a leggere, leggere per imparare. Le posizioni degli editori

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Italia



di Roberto Gulli

Presidente del Gruppo editoria scolastica e Vicepresidente AIE

Se lo scopo degli Stati Generali dell¿editoria &#232 di individuare una strategia utile per allargare la domanda di lettura e di cultura per una crescita complessiva del sistema Paese, il tema di questa prima sessione &#232 in buona sostanza preliminare, poich&#233 richiama una analisi dello ¿stato di salute¿ della lettura in Italia.

Quale &#232 lo “stato di salute”

I dati elaborati dal nostro ufficio studi, riportati nel ¿libro bianco¿ in corso di distribuzione, evidenziano i molteplici aspetti problematici e complessi sul tema lettura nel nostro Paese. Semplificando, ne richiamo qui brevemente solo alcuni, per comune memoria e avvio delle nostre riflessioni

L¿Italia &#232 tra i grandi Paesi europei quello in cui la diffusione della lettura di libri si situa fra le percentuali medie / medio-basse: il grafico evidenzia la nostra posizione e lo scarto con gli altri.

In realt&#224 non siamo molto distanti da alcuni nostri vicini, tanto che la nostra editoria si colloca al sesto posto fra le grandi editorie mondiali (per numero di titoli disponibili e fatturato).

Il nostro sistema di offerta appare in grado di rispondere, non meno di altri, alle esigenze di lettori maturi e interessati a scegliere fra proposte e novit&#224 e ad essere sollecitati e incuriositi come in Francia, Germania, Gran Bretagna, nonostante la limitazione dell¿area linguistica e del volume ridotto di acquisti per alcuni generi editoriali.

Certo pi&#249 lettori significa non solo pi&#249 mercato per gli editori, ma anche e soprattutto una crescita del grado di civilizzazione del Paese, del suo livello culturale, un allargamento dei diritti di cittadinanza.

Chi cresce? Fra i Paesi europei hanno un tasso di sviluppo molto accentuato Spagna e Grecia, tanto che la Spagna – se mantiene la velocit&#224 di crescita – &#232 probabile che ci raggiunga e ci superi.

Il problema per&#242 non &#232 competitivo e richiede di indagare i motivi per cui in Italia non cresce la lettura di libri, ma anche dei quotidiani che presentano indici di lettura analoghi. Intanto un breve profilo del lettore.

Chi legge, che cosa legge?

Narrativa, guide turistiche, libri per ragazzi, manuali per hobby. Questa lettura, rubricata nelle statistiche alla voce ¿per svago e tempo libero¿, &#232 analoga per dimensione a quella degli altri paesi europei: si ¿svagano¿ un po¿ pi&#249 i francesi, un po¿ meno gli spagnoli, le variazioni oscillano nell¿ordine del 20% di consumo culturale di lettura.

La saggistica invece &#232 letta da una sparuta minoranza, la tiratura media di un libro di economia in Francia &#232 il triplo che in Italia, quella di un libro di politica sei volte di pi&#249: la cosiddetta lettura ¿per motivi di lavoro e di aggiornamento professionale¿ interessa a pochi, mentre ci sono 4/5 francesi, spagnoli o tedeschi, rispetto a un italiano, interessati a comprare libri per aggiornarsi.

Per fortuna a sostenere il mercato editoriale c¿&#232 lo ¿zoccolo duro¿ dei lettori forti, la fascia esigua dei grandi consumatori di libri di cultura (il 5% della popolazione in grado di leggere), proporzionalmente superiore e pi&#249 esigente nel nostro Paese rispetto a quella di molti altri Paesi europei.

La competenza alfabetica

Tornando all¿argomento, perch&#233 da pi&#249 di un decennio i lettori di libri e quotidiani non crescono, pur aumentando il livello di scolarizzazione?

Il principale ostacolo all¿allargamento del mercato della lettura deriva con buona probabilit&#224 in primo luogo dalle scadenti competenze alfabetiche degli italiani, intese come insufficiente possesso di autonome capacit&#224 di lettura, comprensione e interpretazione di un testo che sia di complessit&#224 appena superiore a quella consentita da una scolarizzazione di base.

E¿ su questo tema che conviene svolgere la nostra riflessione: nelle note seguenti mi propongo di esporre una traccia di punti da considerare e da sviluppare con i relatori della nostra sessione.

Per provare a tracciare una mappa della lettura e dei suoi problemi non c¿&#232 che cominciare a riflettere dall¿inizio del percorso formativo del lettore, cio&#232 dalla scuola.

La scuola

Che fa la scuola italiana? perch&#233 non insegna a leggere bene e quindi a costruire le solide basi su cui poi continuare l¿esercizio proficuo della lettura?

In realt&#224 la risposta &#232 dentro la complessit&#224 e l¿articolazione del percorso formativo, poich&#233 l¿¿imparare a leggere¿ non si pu&#242 confinare in una pratica didattica specifica, pur necessaria, ma &#232 l¿esito di un continuo esercizio, che attraversa nel corso degli studi tutti i saperi via via conosciuti e che tramite lo studio si incarica di organizzare e arricchire l¿enciclopedia concettuale, il lessico, le forme espressive.

E¿ quello che fa l¿insegnante valendosi del manuale, dal sussidiario della scuola primaria fino ai corsi di fisica, storia, matematica degli anni della scuola superiore. Il manuale &#232 in ogni Paese il genere editoriale utilizzato e letto da chi studia, in tutte le sue articolazioni.

L¿altra pratica di lettura &#232 la narrativa, genere editoriale che nella fascia dei bambini e ragazzi annovera in Italia il pi&#249 alto numero di lettori forti (il 60%) che poi non siamo pi&#249 in grado di trattenere. La lettura di narrativa, pratica obbligatoria e prescritta in molti paesi europei a partire dalla scuola primaria, &#232 del tutto assente in Italia se non nella scuola media e ora appena accennata nelle nuove indicazioni della scuola riformata.

Ritengo che vada fatta una riflessione sulla necessit&#224 di introdurre precocemente nel curricolo di studi la narrativa e i classici come fondamento dell¿identit&#224 linguistica e culturale del Paese e come abitudine alla lettura personale, volta a formare – o meglio a scoprire e suscitare – il piacere di leggere, anche con pratiche didattiche che prevedano la frequentazione dei luoghi del libro, la libreria e la biblioteca.

Ma ovviamente non bastano i buoni manuali ¿ che pure ci sono – e pi&#249 numerose letture di narrativa, poesia, teatro per fare un buon lettore, la formazione di futuri solidi lettori &#232 tutta legata alla qualit&#224 del processo formativo.

Come si misura questa qualit&#224?

La ricerca comparata sulla competenza funzionale di lettura dei quindicenni scolarizzati in 32 Paesi fatta dall¿OCSE mostra che l¿Italia si colloca nel gruppo di Paesi con risultati inferiori rispetto alla media, avendo rilevato una minore diffusione di competenze di lettura di livello alto.

L¿Italia infatti &#232 il Paese europeo che evidenzia la maggiore omogeneit&#224 nei risultati medi degli studenti, un aspetto che sottolinea una propensione del nostro sistema scolastico pi&#249 a valorizzare uguali opportunit&#224 che a conseguire risultati elevati.

I dati disaggregati indicano un panorama pi&#249 variegato: licei, ragazze, nord, si collocano usualmente sopra media (con significativo parallelismo con la lettura dei libri di varia degli adulti). Nella formazione di lettori il bilancio mostra un sistema scolastico ¿medio¿, con fasce di eccellenza ma tendenzialmente non in progresso.

Quali sono i fattori che concorrono al miglioramento dei risultati

Non ci sono ricette miracolose, n&#233 tecniche didattiche settoriali: per questo abbiamo chiesto ai partecipanti alla tavola rotonda di ragionare sul fenomeno e su alcuni punti di rilievo.

Comincer&#242 io con l¿evidenziare che i risultati del processo di apprendimento sono influenzati e vanno considerati anche nel contesto storico della scolarizzazione della popolazione adulta, che colloca l¿Italia a un grado di scolarizzazione della scuola superiore ¿ considerato il livello soglia per l¿accesso alla formazione continua – ben al di sotto della media OCSE (il 42% rispetto al 62%), anche se stiamo recuperando con una velocit&#224 di crescita superiore alla media europea.

I fattori che la ricerca OCSE indica per migliorare i risultati delle competenze di lettura segnalano le condizioni che favoriscono i migliori esiti, che qui schematicamente riporto:

  • motivazione degli studenti anche tramite il coinvolgimento delle famiglie

  • autonomia delle scuole e loro maggiore responsabilit&#224

  • centralit&#224 dello studente rispetto al docente, secondo la formula ¿dall¿insegnamento all¿apprendimento

  • qualit&#224 delle infrastrutture, clima positivo della scuola, considerazione sociale e individuale dei docenti.

continua

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