Italia
di Stefano Mauri
Vicepresidente del Gruppo di Varia dell¿A.I.E.
Può sembrare superfluo oggi ricordare che il libro, lungi dall¿essere obsoleto, fa parte del nostro futuro come la TV digitale, internet e il cellulare. Eppure da anni gli editori aspettano un intervento del governo a mettere ordine in questa materia, anche se le priorità sono sempre altre.
Se il libro è un oggetto obsoleto, perché gli enti locali e le associazioni che hanno investito con decisione e intelligenza nel libro, come Torino, Mantova, galassia Gutenberg, sono state premiate? Perché altre iniziative, come Piacenza e Sarzana si affacciano sulla scena? Perché c¿è chi investe consistenti energie e denari per ampliare la maggiore catena di librerie? Perché grandissimi gruppi industriali continuano a investire nei libri? E perché ci sono ancora, nonostante tutto, piccolissimi editori che si battono per affermare i propri programmi editoriali? Quale è il ritorno di chi investe nella promozione del libro?
Il commercio del libro in Italia
Vi sono alcuni indizi che fanno pensare al libro come a qualcosa di tutt¿altro che obsoleto. Solitamente gli indici di lettura, così come il numero di novità pubblicate ogni anno, sono proporzionali allo sviluppo dei vari paesi. Nelle regioni italiane più sviluppate si vendono più libri. Le indagini sulla lettura confermano costantemente che lettori e lettrici, circa il 40% della popolazione italiana, appartengono alla parte più istruita, più informata e più professionalmente qualificata della popolazione. E ai giovani. O, si potrebbe dire, a quella parte di popolazione che, come i giovani, partecipa di più alla vita del proprio tempo e della propria città.
Alcune province italiane hanno indici di lettura mitteleuropei. Non tutte purtroppo sono attrezzate di buone librerie, perché l¿economia locale nella maggior parte dei casi non lo consente. Le prime sette province fanno il 50% del mercato editoriale librario. Naturalmente le più sviluppate, le più ricche, le più attrezzate.
Visto che circa metà dei lettori decide cosa acquistare quando si trova in libreria, e che l¿altra metà se ne esce una volta sì e una no con un libro che non aveva pensato di comprare, è giusto, parlando di promozione, parlare innanzitutto di cosa si fa all¿interno di una libreria o di una catena per indirizzare il lettore e su che basi si sceglie cosa promuovere meglio e cosa no. Di come sia la rete di distribuzione in Italia. Abbiamo perciò invitato Giuseppe Antonini, a.d. della principale catena italiana.
Non solo. Il commercio elettronico di libri è il settore della distribuzione libraria che cresce più velocemente. Eppure anche loro fanno promozione. Un terzo degli acquirenti si informa su internet per decidere che libri acquistare. Internet attenua le disuguaglianze geografiche. Come la pistola nel Far West internet ci rende un po¿ più uguali. Un impiegato di Isernia può scegliere tra i 200.000 titoli disponibili sulle librerie virtuali. Se oggi bastano 7 province a fare il 50% del mercato librario, esattamente come nel 1981, ce ne vogliono 17 a fare il 50% del mercato di una libreria virtuale. I grandi editori hanno quote di venduto più basse su internet, a vantaggio di un¿offerta più articolata.
La legge sul prezzo fisso flessibile, nonostante la quale alcuni editori sono riusciti a raggiungere la meta delle promozioni in libreria riducendo temporaneamente il prezzo di copertina (a vantaggio però di tutti i canali), ha tutto sommato consentito al mercato di sopportare la crisi internazionale e le vendite abbinate dei quotidiani in un quadro di relativa stabilità.
Oggi il lettore italiano è assolutamente privilegiato. Può scegliere tra 100 titoli a prezzo molto contenuto in edicola, 3000 titoli negli ipermercati, 60.000 titoli in una libreria medio grande, più di 200.000 titoli in italiano su Internet, spendendo per un buon romanzo da 3 a 18 euro, ben di meno dei lettori nei principali paesi europei.
Le virtù del libro in un mercato davvero libero
Dunque se libro e sviluppo vanno di pari passo, la cultura è nello stesso tempo effetto e causa di un maggior sviluppo e il libro ne resta il più autorevole tramite. E rimane ancora oggi capace di farsi veicolo di modernità.
Perché?
Perché nel settore non esiste una corporazione a numero chiuso. Pubblicare un libro comporta pochi sforzi economici e ci sono ben poche barriere di ingresso e più di 4.000 case editrici. Più case editrici che librerie. Aprire una libreria oltretutto significa poter restituire agli editori le copie invendute. Un ruolo hanno anche gli agenti letterari, nel distribuire questi contenuti garantendo pluralismo e tutela degli autori. Queste sono tutte premesse di libertà, sia intellettuale che commerciale.
Vediamo non di rado un piccolo editore oppure editori indipendenti tra tanti scalare la classifica dei bestseller, anche se naturalmente gli editori maggiori, i cosiddetti gruppi, solitamente sono più rappresentati. Vorrei sapere in quanti altri settori un minuscolo imprenditore riesce a balzare in vetta per un prodotto azzeccato.
Non cadiamo nella retorica del grande che soffoca il piccolo. Non trascuriamo il fatto che gli editori maggiori sono tali soprattutto perché nel tempo hanno selezionato e promosso un maggior numero di autori più amati dal pubblico. Dunque nessuna sorpresa. L¿editoria libraria garantisce un ampio pluralismo sia per questa ragione, cioè un mercato aperto all¿ingresso di nuovi stimoli, sia perché la maggior parte dei libri sono pensati, scritti, sceneggiati e diretti dagli stessi autori in totale autonomia. Da decine di migliaia di autori. Che devono trovare, tra i quattromila editori, una direzione editoriale che ne sposi i progetti. Non ci sorprenda dunque se questo oggetto vecchio di più di 500 anni, forse l¿oggetto industriale più antico che il mondo conosca, la cui diffusione in serie ha cambiato il destino dell¿umanità – influendo tra l¿altro sul rinascimento, e poi anche sulla rivoluzione industriale, protagonista ancora dell¿illuminismo, e a volte, purtroppo, anche delle ideologie totalitarie del secolo scorso (ma è sempre con i libri che si combatte questa nuova guerra contro l¿ignoranza, a cominciare dalla propria), delle rivoluzioni scientifiche, e persino degli integralismi passati e presenti quando identificano il sapere in un solo libro – conserva un fascino atavico nel cuore della gente e trova il verso di stupirci.
Importanza del libro nel panorama culturale: qualità e diffusione
Non sorprendiamoci poi se questo oggetto antico riesce ancora ad assorbire la modernità, a conquistare, con fenomeni di massa come Harry Potter, che con 4 milioni di copie vendute solo in Italia ha avvicinato tanti giovani al piacere della lettura, o le vendite abbinate dei quotidiani, che hanno riportato i libri in tante case. Con fenomeni locali come i festival letterari, i 220.000 iscritti al Salone di Torino e i 40.000 di Mantova, la nostra fiera della piccola e media editoria a Roma, il proliferare di nuovi festival, da Piacenza a Sarzana, Galassia Gutenberg, a Napoli qui rappresentata da Franco Liguori.
Il mondo è fatto per finire dentro un libro, disse Mallarmé. E internet serve a tirarlo fuori: è una importantissima fonte di informazione bibliografica.
Pochi anni fa sembrava davvero obsoleto il libro. Un quotidiano nazionale rifiutò la mia offerta di allegare alcuni libri alle sue uscite. La parola d¿ordine era new economy. Ma è destinato a risorgere in continuazione.
E non c¿è mondo che il libro non possa contribuire a spiegare e a fondare, chi legge perlomeno si sarà preparato all¿avvento di internet leggendo Negroponte o Bill Gates.
Non sorprendiamoci dunque di scoprire che gli Italiani spendono per i prodotti pubblicati dagli editori di libri il 40% dei soldi destinati al consumo culturale. Quasi 6 volte il cinema, 9 volte la musica registrata, un po¿ più di quanto spendono per la stampa quotidiana e periodica.
Un oggetto al quale i bambini in età prescolare, se ne hanno occasione, si affezionano toccandolo, un oggetto istintivamente vicino all¿uomo, e per questo il più adatto a guidare le persone nella modernità in modo meno traumatico: ad ognuno secondo i suoi tempi, i suoi gusti, le sue capacità e le sue possibilità.
Gli autori
Non è certo il volume d¿affari a definire ed esaurire l¿importanza del libro nella nostra società.
Dietro al libro, sia esso un bestseller o un libro destinato a pochi eletti, ci sono gli autori. Parliamone. Personalità spesso straordinarie, che scavano e anticipano nuove vie nella propria esistenza, nell¿immaginazione della gente, nel sapere. Persone la cui migliore tutela materiale, nelle società occidentali, è costituita dalla difesa del diritto d¿autore nella quale questa associazione è vigile e impegnata in prima linea. Un sistema forse imperfetto di distribuzione delle risorse ma insostituibile, perché garantendo agli autori una percentuale delle vendite consente al pubblico stesso dei lettori di remunerare i suoi prescelti e di decidere a chi garantire indipendenza, libertà e serenità nel proprio percorso personale. Dimostriamolo parlando un po¿ di autori, anche di autori di bestseller, facile preda di invidia come tutti coloro che vengono baciati dalla fortuna. Proprio coloro ai quali il diritto d¿autore garantisce fortune che a volte ci paiono eccessive. Nonostante le piccole o grandi fortune accumulate non li troverete facilmente sugli yacht delle riviere più rinomate. Né utilizzeranno i propri proventi per rompere chitarre o fare il bagno nel latte, come qualche rock star. Spesso investono le loro fortune per nobili cause, connesse alle proprie passioni politiche, sociali, culturali, civili. Sono persone con un grande talento e una forte determinazione a condividere ciò che hanno con gli altri.
Non stupiamoci se in questo settore, considerato marginale, ancora oggi nascono fenomeni capaci di provocare forti emozioni, modificare il nostro costume, il nostro modo di pensare, fino a spostare i riflettori dei media.
La promozione del libro fuori dalla libreria
Cosa vuol dire promozione del libro? Innanzitutto, nella cosiddetta varia, quella _per intenderci_ che fa le classifiche, vuol dire promuovere gli autori. Il nostro capitale di editori più che dalle singole opere è costituito dall¿intelligenza e dalla sensibilità dei nostri autori, alle quali aggiungiamo solo la nostra capacità di dare ad esse una veste ed un pubblico adeguati. Publishing is a people business. Si dice negli USA, figuriamoci nella piccola Italia.
Ed ecco dopo l¿11 settembre autori di narrativa o di viaggio o di giornalismo militante cambiare genere, tuffarsi nella saggistica, per esprimere il loro disagio, analizzare un presente sempre più complesso con il loro acume, indicare i falsi miti e il vero nemico da combattere, l¿ignoranza. Oppure i comici strapparci un sorriso quando tutto punta in direzione opposta. E dunque sempre più interesse intorno a questi autori, sempre più festival letterari, sempre più affluenza, sempre più partecipazione della società civile, dei giovani, di chi sente che bisogna fare qualcosa. E¿ giusto, è comprensibile. E sapete quale è una nostra fortuna che a volte diamo per scontata? Che l¿Italia è un paese meraviglioso e che è facile per gli editori e per i festival convincere anche i più grandi autori stranieri a venirci.
Dunque una enorme energia benefica è pronta a sprigionarsi dietro ai libri e agli autori. Ma le case editrici non sempre riescono da sole a liberare tutte queste potenzialità. I conti devono tornare in tutte le case editrici, dalle più grandi alle più piccole perché solo questo consente l¿indipendenza e la libertà necessarie a proseguire nel proprio lavoro.
Del resto i libri costano poco, l¿offerta è molto ampia e le tirature non sempre soddisfacenti.
L¿editore è proprio colui che riesce a miscelare sacro e profano, cultura e commercio in una ricetta giusta ed equilibrata. Personalmente non ho alcuna nostalgia per l¿editore visionario ma incapace di pagare gli stipendi. E¿ in continua estinzione.
Ben vengano dunque i festival, oggi abbiamo la fortuna di incontrare alcuni dei più appassionati promotori di queste iniziative. Ma gli autori che spostano le folle, diciamocelo, non sono infiniti e dunque non si può replicare all¿infinito la stessa formula.
Cosa può fare il governo
Non si sottraggano e non si stanchino dunque il Governo e lo Stato di aiutare lo sviluppo del libro, termometro e allo stesso tempo motore della crescita di un paese. Perché forse è proprio qui che manca qualche attenzione. La legge sul libro ad esempio: per noi una ¿fata morgana¿ sulla quale sono sempre tutti d¿accordo ma che poi non va mai in agenda, mentre sfila davanti a noi un paesaggio di leggi sulle comunicazioni, incentivi al digitale terrestre, leggi per il cinema (benvenuta), per il calcio e via dicendo. Il fatto che il libro non sia urgente, pur essendo lì da cinque secoli, non significa che non sia degno d¿importanza. Anzi proprio questo è il segno dell¿importanza per il governante di largo respiro.
E cosa chiedere, oltre al paziente lavoro di educazione alla lettura di cui si è parlato nella precedente sessione?
Innanzitutto di creare un interlocutore unico e dotato di congrui poteri e competenze per il libro e il diritto d¿autore, oggi diviso tra Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, Ministero delle Attività Produttive, Ministero degli Affari Esteri e Presidenza del Consiglio.
Di organizzare, patrocinare e coordinare, in un momento adeguato alle nostre condizioni climatiche e stagionali di mercato una grande festa del libro, come in Spagna e in Francia dove stimola il mercato al punto da far vendere più che a natale. Il Presidente della Repubblica si è spesso fatto portavoce dell¿importanza delle cultura e della lettura per l¿identità del Paese. E¿in questa direzione che chiediamo di lavorare.
Avvicinando la gente alle biblioteche, e i frequentatori al libro, magari adottando sempre più spesso il modello a scaffale aperto, che rende possibile anche una consultazione rapida, tornando dall¿ufficio. Investendo di più in tecnologie antifurto, se quello è il nostro problema, e meno in fotocopiatrici.
Oppure coordinando gli acquisti delle biblioteche, insistendo e non scoraggiando l¿unità e la dignità della nostra lingua, magari acquistando una tiratura minima fissa di tutte le opere di autori italiani, come accade in Norvegia per la letteratura locale. O ancora con misure più coraggiose, defiscalizzando il diritto d¿autore, come in Irlanda, dove questa misura ha dato un grande impulso ad una letteratura certo più diffusa nel mondo di quanto fosse lecito sperare, aumentando dunque il numero di pensatori che di questo possono vivere e chissà, magari attirando a vivere in Italia qualche scrittore in più e qualche calciatore in meno.
Non ci sono solo capitali monetari da attrarre e tutelare.
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