Europa
Il passaggio all¿euro ha provocato non pochi malumori nei consumatori europei, vessati da aumenti dei prezzi molte volte ingiustificati.
In questo contesto si inserisce una recente sentenza della Corte di Giustizia europea, secondo cui gli operatori delle telecomunicazioni hanno il diritto di arrotondare le tariffe al minuto al centesimo di euro più vicino, ma non se l¿arrotondamento provoca un aumento dei prezzi.
La decisione prende il via da un ricorso presentato dal Verbraucher-Zentrale, l¿organismo tedesco competente a perseguire le violazioni delle leggi per la tutela dei consumatori.
L¿organizzazione sosteneva che l¿operatore 02, filiale della britannica mm02, aveva aumentato illegalmente le sue tariffe al minuto dal 2001, prima del passaggio dal marco all¿euro, arrotondandole al centesimo di euro più vicino.
Tale arrotondamento, secondo quanto scritto nel ricorso, ha avuto come conseguenza una illegale maggiorazione dei prezzi a danno dei consumatori.
Secondo quanto sostenuto dall¿associazione, infatti, i regolamenti comunitari non autorizzano l¿arrotondamento delle tariffe al minuto poiché esso non costituisce che un montante intermedio utilizzato nel calcolo della fatturazione finale.
E soprattutto, un importo di questo tipo non è effettivamente fatturato al consumatore e da questi pagato e non è iscritto in quanto tale in alcun documento contabile o estratto conto.
Un tribunale di Monaco, incaricato dalla Verbraucher-Zentrale, aveva quindi chiesto alla Corte europea se una tariffa al minuto costituiva una somma da pagare o da contabilizzare ai sensi del regolamento stabilito dalla Ue nel 1997 e se poteva, dunque, essere arrotondato.
Tale regolamento prevede che i tassi di conversione, espressi per il controvalore di un euro in ciascuna moneta nazionale della zona euro, si compongono di sei cifre significative e non possono essere arrotondati o troncati all”atto delle conversioni. Viceversa, gli importi da pagare o contabilizzare in caso di arrotondamento dopo una conversione in unità euro sono arrotondati al centesimo superiore o inferiore più vicino.
Esaminando il ricorso, la Corte conclude che una tariffa, non costituisce un importo monetario da pagare o contabilizzare ai sensi del regolamento sull¿introduzione dell¿euro, e non deve pertanto essere arrotondato in tutti i casi al cent più vicino, poiché nessuna ragione pratica impone, in ogni caso, di arrotondarne a due cifre dopo la virgola. E soprattutto, un importo di questo tipo non è effettivamente fatturato al consumatore e da questi pagato e non è iscritto in quanto tale in alcun documento contabile o estratto conto.
La Corte precisa tuttavia che l¿arrotondamento al centesimo più vicino, di importi diversi da quelli che debbono essere pagati o contabilizzati, se non è escluso in via di principio dal regolamento, non è peraltro ammissibile in ogni caso.
Quindi, laddove il prezzo da pagare risulti da un elevato numero di calcoli intermedi, l¿arrotondamento al centesimo più vicino della tariffa unitaria o di ciascuno degli importi intermedi che entrano nella fatturazione è atto ad avere una concreta incidenza sul prezzo effettivamente sopportato dai consumatori.
Per la Corte di Giustizia, però, l¿arrotondamento pur non essendo obbligatorio, è permesso nel momento in cui non si traduce in un aumento sistematico dei prezzi, ma si conforma ai principi di ¿continuità¿ e di ¿neutralità¿ del passaggio all¿euro.
Secondo questi principi, un¿azione d”arrotondamento non deve incidere in alcun modo sugli impegni contrattuali assunti dagli operatori economici – compresi i consumatori – e non deve avere una concreta incidenza sul prezzo effettivamente da pagare.
La sentenza della Corte chiarisce, dunque, quali regole per l”arrotondamento si applicano alle somme di denaro ed alle tariffe dei beni e dei servizi nel contesto dell”introduzione della moneta unica lasciando però al giudice nazionale il compito di verificare se tale sia il caso nel contesto della controversia in questione.
Una cosa è certa: sono stati in molti ad approfittare del passaggio all¿euro per imporre prezzi e tariffe spropositati e un maggiore intervento degli organismi preposti alla tutela dei consumatori si rivela sempre più urgente, in tutti i campi, non solo nelle tlc.
Ci sarebbe bisogno di un po¿ di trasparenza in più, per evitare che l¿euro, da strumento per unificare l¿Europa, si trasformi solo in un incubo per i consumatori.
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I documenti scelti questa settimana da Key4bizsono:
Il Rapporto“Study on conditions and options in introducing secondary trading of radio spectrum in the European Community”, sullo scottante argomento del trading delle frequenze, presentato in un appositoWorkshop a Bruxelles il15 luglio 2004 e oggetto di una Consultazione Pubblica che si è chiusa il 15 settembre 2004 (4 documenti,783 pagg, 5,023 Mb)
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