Italia
Sky compie un anno. L¿unica Pay TV italiana è ormai da un anno sul mercato e festeggia inaugurando un nuovo pacchetto di canali e superando la soglia dei 2.600.000 abbonati.
L¿avventura della nuova piattaforma satellitare è partita il 31 luglio scorso, sotto le insegne della News Corp del magnate australiano dei media Rupert Murodoch.
Da quando è stata lanciata, la Pay TV si è imposta con successo all”attenzione del pubblico italiano, offrendo un¿ampia scelta di canali nuovi e portando nei propri studi alcuni tra i volti più noti del panorama giornalistico italiano, come Emilio Carelli, Alan Freedman, Beppe Severgnini, Corrado Formigli, Pierluigi Diaco.
Tullio Camiglieri, responsabile della comunicazione e delle relazioni esterne di Sky, ha dichiarato che la Pay TV italiana di casa Murdoch, non è interessata, almeno non nei termini della Tv generalista, al telemercato.
Caviglieri ha fatto sapere che la società punta soprattutto ai contenuti e alla varietà ¿sempre più ampia dell”offerta¿.
¿L”obiettivo ¿ ha aggiunto – è raggiungere i 3.000.000 di abbonati per la fine del 2004””.
Il Gruppo sta cercando di muoversi su più fronti, investendo anche in altri settori. Recentemente ha annunciato che nei prossimi due anni investirà ben 46 milioni di euro nelle produzioni cinematografiche italiane, acquistando i diritti di gran parte dei film prodotti nel nostro Paese.
L”accordo è stato siglato dall”Api (Associazione Produttori Indipendenti), l”Unpf (Unione Nazionale Produttori Film) e Sky, alla presenza del Ministro dei Beni Culturali Giuliano Urbani.
Secondo i termini dell¿accordo, Sky s”impegna ad acquistare i diritti dei film italiani che hanno superato le 25.000 presenze nelle sale: si tratta di circa il 50% dei film usciti, che corrispondono al 98% degli incassi totali.
Allo stesso tempo il canale digitale ha assicurato che investirà anche su alcuni film che non hanno superato suddetta soglia al fine di contribuire alla visibilità di opere di qualità.
Tra i punti più interessanti per il nostro cinema c”è anche quello del “pre-acquisto”, ovvero Sky s¿impegna ad acquisire anticipatamente i diritti di un film, aiutando quindi la produzione della pellicola nella fase iniziale con un investimento minimo di 200.000 euro.
¿Questo accordo supporta il cinema italiano – ha detto il presidente dell”UNPF Aurelio De Laurentis – perché interviene in un mercato in cui le regole non sono più stabilite e dove invece di regole bisogna cominciare a parlare¿.
Sin dalla sua nascita, Sky ha fatto sapere di essere intenzionata ad acquistare i diritti di distribuzione, ma non quelli di produzione, come invece avveniva con la precedente gestione di Stream e TelePiù (Vedi scheda), le due Pay TV dalla quale fusione è nata Sky.
In modo particolare, Murdoch ha detto da subito di non voler concedere alla settima arte lo stesso spazio che gli aveva assicurato TelePiù, ex filiale del Gruppo CanalPlus.
La Pay TV di proprietà dei francesi, rappresentava fino a non molto tempo fa la vacca da latte dei produttori cinematografici.
La società di Murdoch ha rinegoziato al ribasso i contratti pluriennali che Stream e TelePiù avevano siglato a loro tempo con le grandi major hollywoodiane e i distributori nazionali.
Dal punto di vista tecnico, la maggior parte di questi accordi sono ancora validi: quello con la Warner scade del 2007, quello con gli altri studios nel 2005 o 2006. Ma ¿è cambiata la distribuzione¿, aveva spiegato nell¿occasione David Bouchier, direttore generale prodotto a Sky Italia, visto l¿aumentato numero dei canali dedicati al cinema nel nuovo bouquet.
Già nel team Sky in Gran Bretagna, Bouchier, avvocato, esperto di acquisizioni di film, è l¿uomo che più di tutti si è occupato di organizzare il palinsesto degli oltre 100 canali (divisi in quattro diversi pacchetti).
Bouchier aveva precisato che ¿¿da quando i contratti sono stati firmati a oggi, la larga diffusione di VHS e DVD ha profondamente modificato il mercato dei film premium, questo ha determinato nuove esigenze e soprattutto creato margini per realizzare dei risparmi¿.
Sky Italia spende annualmente centinaia di milioni di euro per il cinema. Secondo alcune fonti vicine alla società, il Gruppo avrebbe già ridotto del 50% le sue tariffe per l¿acquisto di film di seconda visione. E chiesto alle major di fare altrettanto con il loro catalogo di film.
Prima che fosse rilevata dalla News Corp, TelePiù era direttamente coinvolta nella produzione italiana. Nell¿ambito di un accordo ministeriale, la piattaforma si era impegnata a versare all¿industria cinematografica 60 milioni di euro l¿anno.
¿Eravamo dietro la produzione di circa l¿80% dei film italiani¿, conferma un ex dirigente della filiale di CanalPlus.
Tradizione, questa, che Sky Italia vuole rompere.
Certo, la nuova Pay TV si è impegnata a contribuire alla distribuzione italiana, ma non parteciperà più alla loro produzione a priori.
¿Noi siamo pronti a sostenere l¿industria italiana comprando i suoi film, ma la nostra vocazione non è fare la produzione. Noi siamo dei distributori. A ciascuno il suo mestiere¿, aveva spiegato David Bouchier.
Sky comprerà questi film dopo la loro uscita nei cinema, secondo una tariffa proporzionale alle entrate registrate.
Evidentemente l¿attuale momento di difficoltà ha spinto l¿azienda a un¿inversione di tendenza, tra l¿altro molto attesa dai produttori cinematografici italiani.
Il ministro Urbani ha espresso grande soddisfazione per il raggiunto accordo. ¿Sono qui per testimoniare la mia gratitudine per questo accordo realizzato grazie all”impegno di Sky, che rappresenta il primo passo di un cammino iniziato nella giusta direzione, quella di cogliere tutte le opportunità offerte dal settore ai produttori italiani cinematografici¿.
La Pay TV sta attraversando un periodo difficile, al di là delle parole di Camiglieri. I nuovi sistemi di codifica dei decoder hanno permesso di arginare in qualche modo il fenomeno della pirateria, che precedentemente raggiungeva livelli di guardia, ma non è stato sufficiente a reggere la concorrenza con la Tv generalista.
Argomento scottante, al centro del dibattito di quest¿ultimo periodo, è anche quello del decoder unico, denunciato dall¿Adiconsum.
In una nota della scorsa settimana, l¿associazione ha avvertito che ¿Molti consumatori, dovranno mettere in cantina i propri decoder, acquistati di recente e costati una fortuna, a causa delle scelte, operate dal monopolista Sky¿.
Sky trasmette sia in SECA che in NDS.
Tra i problemi attuali, Adiconsum ha spiegato come “appare evidente che i decoder dedicati a Sky offrono buoni risultati se si vuole usufruire, esclusivamente dei loro servizi e dei loro programmi, sempre con delle limitazioni: perché un utente non è libero di dare una propria numerazione ai canali? Perché si deve per forza ed unicamente usare la numerazione decisa dall”emittente? Perché l”emittente non si limita ad offrire la propria impostazione come opzione? Non riusciamo a trovare una risposta”.
Inoltre, secondo Adiconsum, la scelta fatta da Sky limita la potenzialità dei ricevitori, che potrebbero memorizzare 999 canali il Gold Box e 4000 l¿NDS, come era possibile con Tele+ e Stream. Ora sono ricevibili, complessivamente solo 150 canali.
L¿unico modo offerto al consumatore per usufruire liberamente di tutto ciò che proviene dai satelliti, compresa la Pay TV Sky, è quello di dotarsi, con ulteriore spesa, di un decoder ¿Common Interface¿ o di un decoder aggiuntivo a quello fornito dall¿emittente .
¿Nessuno ¿ ha scritto l¿associazione – vuole obbligare Sky a fornire ai propri abbonati dei superdecoder ma qualcuno dovrebbe obbligare Sky a non limitare ancora di più le potenzialità dei decoder dedicati. Occorre inoltre tener presente che molti consumatori hanno acquistato i decoder in esame e si sono visti ridurre le potenzialità, senza averne fatto richiesta, l¿abuso, gia segnalato da Adiconsum al Garante per le Comunicazioni ed ovviamente ignorato, diventa ancor più grave se il consumatore decide di non rinnovare l¿abbonamento a Sky perché si trova ad essere possessore di un decoder quasi inutile, visto che non lo fa accedere a tutti i potenziali programmi¿.
Molti consumatori hanno acquistato gli apparati non dedicati esclusivamente alla ricezione dei programmi Sky, sostenendo elevati costi, perché garantiti dalla legislazione presente in Italia certi che anche in futuro potessero essere compatibili con qualsiasi trasmissione, visto che la legge sul decoder unico garantisce.
Appare evidente che i ricevitori di Sky alla stato attuale non rispettano la legge del decoder unico, visto che come abbiamo, fin qui, dimostrato, ¿Non è possibile ricevere con un unico apparato, tutti programmi radiotelevisivi digitali in chiaro¿.
Per Adiconsum occorre evidenziare che la Legislazione italiana in materia, tutela i decoder ¿Common Interface¿, visto che rispondono pienamente al dettato della Legge, ed è necessario sottolineare che la scelta fatta, in passato, dal Garante delle Comunicazioni, di imporre alle emittenti di trasmettere con l¿accesso condizionato del concorrente, era solo la più praticabile per attuare la Legge stessa ma non era e non è l¿unica, come indicato nella delibera attutiva del Garante stesso.
L¿Associazione aggiunge che la scelta di chiudere il SECA danneggia anche chi ha acquistato il decoder con questo accesso condizionato, infatti dovrà buttarlo perché inservibile sia per i canali in chiaro, come in precedenza spiegato, e sia per continuare a vedere Sky.
L¿Adiconsum chiede quindi un intervento urgente che blocchi la chiusura da parte di Sky della modalità SECA e che disponga il rispetto della Legge sul decoder unico, obbligando la Pay TV ad utilizzare una sola codifica (NDS) solo dopo aver garantito l¿utilizzo di tutti i decoder capaci di funzionare con tutti gli accessi condizionati, cioè il decoder ¿Common Interface¿ come previsto dalla delibera dell¿Authority.
Denuncia di Adiconsum per il mancato rispetto da parte di Sky della legge sul decoder unico
© 2004 key4biz.it
Per ulteriori approfondimenti, leggi:
Adiconsum denuncia Sky. La Pay TV non rispetta la legge sul decoder unico a danno dei consumatori
Il sì al Ddl Gasparri mette in crisi Sky Italia. Digitale terrestre e pirateria minacciano il futuro della Pay TV
L¿ombra dei pirati incombe sul successo di Sky Italia
Sky: Adiconsum chiede nuovamente l¿intervento del Garante. Intanto la Pay TV parte alla grande con 150mila nuovi abbonati
Sky Italia: difficoltà o rilancio? Intervista al Dg Osvaldo De Santis
Sky Italia in crisi per il pallone: problemi di “governance” tra media e calcio
Sky Italia: la Rai chiede approfondimenti sull¿accordo. Per l¿Adiconsum necessaria la vigilanza dell¿Agcom
Sky Italia: ok dalla Ue. Ma Murdoch costerà agli operatori di settore 100 milioni di euro
Sky non sosterrà il cinema italiano. Panico tra i produttori indipendenti
Immagina che¿ arriva Sky Italia