Europa
Tra gli argomenti che stanno maggiormente appassionando la comunità hi-tech mondiale in questo caldo luglio, tiene banco il capovolgimento della fortuna di due tra i giganti della telefonia mobile mondiale, Nokia ed Ericsson.
Le alterne vicende delle due compagnie nordiche stanno facendo discutere gli analisti di tutto il mondo, che non si spiegano come mai la finlandese continui a perdere terreno, mentre la svedese stia cavalcando l’onda lunga del ritrovato boom del settore come nessun¿altra in Europa.
Le vendite della Nokia continuano a deludere: l’ultimo trimestre si è chiuso con una contrazione del 5% e le previsioni per il futuro non sono delle più rosee.
Nel balzo indietro, c’è da dire, Nokia ha trascinato con sé tutto il mercato tecnologico finlandese e in generale, l’economia del Paese, più volte definito come Nokia Land.
Dall’altro lato, nella vicina Svezia, c’è chi paragona Ericsson a una moderna Cenerentola che promette vendite in rialzo e riporta l’ottimismo sui mercati e nell’economia in generale.
Negli ultimi anni, dopo aver perso qualcosa come il 90% del proprio valore, Ericsson è riuscita a risalire la china e a riportare la propria capitalizzazione in Borsa da 160 a 350 miliardi di corone.
Nokia, invece, ha percorso la strada inversa, crollando dai 690 miliardi dell’anno scorso ai 440 miliardi di pochi giorni fa.
La causa di questa inversione di ruoli potrebbe risiedere nelle diverse scelte tattiche delle due rivali, la finlandese concentrata sul mercato dei telefonini, la svedese su quello delle infrastrutture di rete.
Ma, dicono gli osservatori, non tutto è da attribuire a fattori esterni: mentre Nokia, infatti, si è lasciata sfuggire troppe occasioni per avvantaggiarsi del nuovo boom, Ericsson ha saputo cavalcare la ripresa e, seppur con una dose massiccia di tagli, trasformarsi nel nuovo Golia della telefonia scandinava.
Nokia, insomma, si sarebbe cullata un po¿ troppo sul suo trono, lasciandosi sfuggire le opportunità offerte dal mercato, incapace di adeguare il proprio portafoglio prodotti alle esigenze dei consumatori, sempre più entusiasti dei nuovi modelli con fotocamera, schermi a colori ecc.
I buoni risultati registrati nella divisione reti ¿ che ha fatto segnare un progresso del 6% in termini di fatturato – sono stati quindi completamente oscurati dalla debacle sul versante telefonini, ammessa dal gruppo già parecchi mesi fa.
Per rimediare, quest¿anno dovrebbero essere prodotti almeno 35 nuovi modelli, ma bisognerà vedere se il pubblico, che per anni è stato entusiasta dei prodotti Nokia, continuerà a rimanere fedele alla casa o preferirà i modelli dei rivali, sempre più agguerriti sia sul fronte innovazione che su quello prezzi.
La migrazione, del resto, è già più che evidente con la quota di mercato Nokia passata dal 34,6% dello scorso anno al 28,9% attuale.
La situazione del gigante finlandese è ancora più sorprendente per il fatto che il gruppo aveva scalzato la statunitense Motorola dalla leadership mondiale proprio grazie a prodotti altamente innovativi e competitivi su tutti i fronti.
Appare quindi molto strano che la compagnia non abbia proseguito su questa strada, lasciandosi sfuggire ghiotte opportunità, che non si rinnoveranno in tempi brevi.
Al contrario, la joint-venture formata da Ericsson e Sony per aggredire il mercato dei telefonini, ha sorpreso gli analisti registrando un fatturato di 1,5 miliardi di euro, in aumento del 34% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
Sony Ericsson ¿ che ha appena chiuso il 10° trimestre consecutivo in positivo ¿ ha venduto 10,4 milioni di telefonini con una crescita del 55,2% rispetto allo stesso periodo 2003 e del 18,2% rispetto al trimestre precedente.
Un altro fattore d’allarme per Nokia che, sullo stesso periodo, ha subito un calo del 13% a 4,2 miliardi di euro.
Per i prossimi mesi, dunque, si preannuncia una battaglia senza esclusione di colpi sul mercato scandinavo, sempre protagonista dell’hi-tech mondiale, ma a parti ribaltate con la Svezia sempre più agguerrita e la Finlandia, per la prima volta da anni, costretta a inseguire.
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