Europa
A tre settimane dal lancio del sistema Clean Feed, BT rivela i primi numeri relativi agli accessi ai siti di natura pedopornografica.
250 mila tentativi sono stati bloccati, ossia, una media di circa 20 mila richieste al giorno.
Numeri ¿scioccanti¿ per l¿Internet Watch Foundation, ¿estremamente preoccupanti¿ per le forze dell¿ordine, dal momento che dietro ogni immagine ricercata, si cela un abuso perpetrato ai danni di un bambino.
Il fenomeno della pedopornografia si rivela, dunque, sempre più, in tutta la sua orribile estensione, a dispetto di quanti avevano criticato la tecnologia messa a punto da BT come un anticipo di una estesa censura del web.
La tecnologia dell¿operatore britannico, implementata in collaborazione con l¿IWF e altre associazioni a tutela dei minori, blocca l¿accesso ai siti contenenti immagini pedofile: chiunque richieda di entrare in una di queste pagine web si trova davanti il messaggio ¿”Website not found¿.
Pierre Danon, chief executive di BT retail, dice che la compagnia non è in grado di stabilire quanti utenti navighino su questi siti ¿per errore¿. Ma si può davvero credere che ci siano errori?
È un po¿ difficile, dal momento che la pedofilia ha trovato in Internet una sorta di porto franco, in cui aguzzini senza nome e senza volto mercificano sulla vita dei bambini.
Ogni parola in più sull¿argomento rischia di trasformarsi in retorica. Di sicuro, ancora si è fatto troppo poco per arginare il fenomeno.
Danon spiega che sì, la società ha deciso di implementare la tecnologia cosciente dell¿entità del problema, ma ¿¿non ci aspettavamo simili numeri¿.
Quello di BT è si un tentativo valido, ma non è che una goccia nel mare.
Il sistema blocca infatti soltanto gli utenti dell¿ISP britannico ¿ circa 2,5 milioni ¿ e tutti gli altri utenti del mondo?
La tecnologia è a disposizione di tutti i fornitori d¿accesso ¿ su base non commerciale – ma sembra che nessun altro abbia ancora deciso di utilizzarla.
Anche volendo pensare che gli oltre 20 mila tentati accessi al giorno siano fatti da poche centinaia di pervertiti che provano più volte a entrare, si tratta comunque di molta, troppa gente ansiosa di godere su immagini tanto orribili quanto dolorose.
I siti che lucrano su questo orrore sono stati catalogati dall¿IWF, sulla base del Child Protection Act, una legge del 1978, che vieta la visione ¿ nonché la produzione ¿ di immagini relative ad abusi sessuali sui minori.
Il database dell¿associazione viene aggiornato in continuazione e sono centinaia al giorno i siti segnalati.
Secondo i dati del rapporto annuale di IWF, ogni anno si aggiungono alla ¿lista nera¿ circa 3.500 siti pedopornografici.
¿Crediamo che ognuno possa commettere un abuso in un ambiente libero come Internet. Il nostro database contiene i dettagli di siti che, se frequentati dagli utenti britannici, potrebbero indurli a violare la legge. Prevenendo l¿accesso a questi siti, BT non fa altro che proteggere i suoi clienti¿, ha dichiarato Peter Robbins, CEO di IWF.
Oltre la metà dei bambini che navigano in Rete (57%) è entrato in contatto con materiale pornografico, ma solo una piccolissima percentuale (16%) ne parla con i genitori.
Secondo uno studio della London School of Economics, infatti, i genitori sono per lo più ignoranti dei pericoli insiti nella navigazione su Internet.
¿E¿ sconvolgente pensare che solo una minoranza di genitori sia consapevole di quello che i loro figli fanno quando sono on line ¿ dice l¿autore del rapporto, la professoressa Sonia Livingstone ¿ Forse è perché molti di loro considerano ancora Internet come un medium positivo¿.
Questa mancanza di consapevolezza indica che i genitori sono impreparati a supportare e guidare la navigazione dei loro bambini, che ¿ grazie anche all¿avvento della banda larga ¿ passano sempre più tempo on line.
Un quinto dei ragazzi presi in esame dallo studio si connette infatti dalla propria camera, il 79% usa Internet senza alcun tipo di supervisione.
Alla luce di questi dati, appare sempre più evidente la necessità non solo di più collaborazione tra l¿industria e le forze dell¿ordine, già peraltro attivissime nella repressione del fenomeno, ma anche di una ¿educazione¿ dei genitori all¿uso consapevole della Rete, perché la tecnologia, da sola, può fare ben poco.
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Per ulteriori approfondimenti, leggi:
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Sicurezza e Internet: il 13% dei minori ha avuto contatti pedofili. Le chat i luoghi da evitare. Studio Symantec
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