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I videogiochi che istigano alla violenza, da quelli in cui si diventa ladri di auto, a quelli in cui si vestono virtualmente i panni di un teppista armato fino ai denti, fino ad altri in cui il gioco incita ad avere rapporti con prostitute per poi ucciderle e riprendersi i soldi, hanno scatenato dibattiti e condanne nelle più diverse sedi.
Psicologi ed esperti sono per lo più concordi nel definirli quanto meno ¿dannosi¿ per la salute mentale dei bambini, alcuni convinti addirittura che la violenza del gioco spinga i ragazzi alla follia e riduca il loro spirito di squadra e la loro moralità.
Non di questo parere, evidentemente, il giudice americano Robert Lasnik, che ha deciso di abolire una legge concepita per restringere la vendita di videogiochi violenti ai minori, dicendo che tale restrizione violerebbe il diritto alla libertà di espressione.
La House Bill 1009 prevedeva 500 dollari di multa per chiunque, anche un commesso dei grandi magazzini, avesse venduto un videogioco che incitasse alla violenza ai minori di 17 anni.
La legge, varata l¿anno scorso su proposta della senatrice Mary Lou Dickerson, era stata sospesa a causa del ricorso presentato contro lo stato dalla Video Software Dealers Association.
Il ricorso sosteneva che la legge era troppo ¿vaga¿ da applicare, il giudice Lasnik, sostanzialmente d¿accordo, definisce ora la legge ¿incostituzionale¿ e incompatibile col diritto di libera espressione.
La democratica Dickerson non si è comunque arresa e, pur ammettendo la sconfitta nella battaglia del divieto di vendita, dichiara che la guerra ancora non è finita e aggiunge che ancora non è stato ancora deciso se ricorrere in appello o proporre un nuovo testo di legge.
La senatrice ha anche organizzato la campagna di sensibilizzazione ¿Game Smart¿ che mira a educare i genitori sulle conseguenze dell¿uso incosciente dei videogiochi violenti.
L¿industria dei videogames ha naturalemnte esultato alla notizia, ma Doug Lowenstein, presidente della Interactive Digital Software Association (IDSA) ha anche sottolineato come sia difficile, da parte delle autorità, regolare tutto quanto rientra nella sfera della libertà di espressione.
John Holder, presidente della Leader Distribuzione, dichiara che è giusto sottolineare le implicazioni legate alla violenza dei giochi per ragazzi, ma ¿¿bisogna cercare di non essere ipocriti. Abbiamo una televisione piena zeppa di violenza, non virtuale ma reale, mentre sulle nostre confezioni di videogame stampiamo sempre etichette nelle quali si sconsiglia l¿uso sotto una determinata età¿.
In effetti, le scuole di pensiero in merito alla violenza insita in molti dei giochi preferiti dagli adolescenti – da Hitman a Resident Evil e Project Eden ¿ sono molto eterogenee e c¿è anche chi, giustamente, sostiene che non bisogna generalizzare, scagliandosi contro ogni tipo di videogioco.
¿Demonizzare i videogiochi è sbagliato – spiega Anna Oliverio Ferraris, docente di Psicologia dello sviluppo all¿Università La Sapienza di Roma – ma allo stesso tempo sarebbe dannoso fare come gli struzzi e far finta di non vedere l¿ondata di violenza che li sta attraversando¿.
La cosa più preoccupante è la filosofia alla base di questi giochi, che associa la vittoria alla violenza spesso gratuita.
¿Non importa ragionare troppo, l¿importante è sparare ed uccidere. Insomma viene premiata la violenza e la criminalità e il ragazzo può abituarsi in una sorta di inquietante adattamento cognitivo¿, conclude la Ferraris.
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