Italia
Tutti a casa alla Rai. O perlomeno questa è l¿intenzione dell¿¿Udc, che oggi è riuscito a spuntarla. Nel pomeriggio è passato, infatti, in Commissione di Vigilanza il documento presentato dal partito di Marco Follini che prevede il rinnovo dei vertici di Viale Mazzini non oltre il 30 settembre. La mozione sulla Rai è passata con 21 voti favorevoli e 16 contrari.
A favore hanno votato i parlamentari delle opposizioni e dell”Udc; contrari deputati e senatori di Forza Italia, Alleanza Nazionale e Lega Nord.
Per il Sì ha votato anche il presidente della Commissione di Vigilanza, Claudio Petruccioli.
¿¿il punto istituzionale e politico¿, ha detto Petruccioli, sul quale la Commissione è chiamata a esprimersi è ¿ricostituire le condizioni dell”equilibrio e del pluralismo¿ nella Rai.
La Lega ha sperato fino all¿ultimo che il partito di Follini ritirasse la mozione e non votasse con la sinistra.
Dopo la votazione, il coordinatore della Lega Roberto Calderoli ha dichiarato: ¿Con il voto sulla Rai in Vigilanza, l”Udc ha aperto ufficialmente una crisi al buio¿.
Secondo l”esponente leghista ¿¿il premier ha poche ore per dirci se la maggioranza è quella attuale o quella che è uscita dal voto in Vigilanza: o Berlusconi recupera o si va al voto anticipato con questa legge elettorale, auspicando che il presidente del Consiglio non voglia allearsi con chi sta riscrivendo il vangelo secondo Giuda¿.
Il Ministro del Welfare, Roberto Maroni, aveva commentato che se davanti all¿adozione del documento sarebbe stato necessario discutere di un eventuale ritorno alle urne, ¿¿vuol dire che la maggioranza non è compatta. Berlusconi dovrebbe prenderne atto¿¿.
Pippo Gianni dell”Udc, contro le dichiarazioni della maggioranza, ieri aveva commentato: ¿Noi non chiediamo nulla, non siamo contro nessuno, il nostro non è un atto di sfiducia ma siamo coerenti, vogliamo votare per gestire questa fantomatica pluralità che non ci convince¿.
L”esponente centrista ha domandato: ¿Cosa si deve fare, si deve consentire a Cattaneo di proseguire in questa sua pantomima, o c”è qualcos”altro che ci sfugge?””.
Dai Ds, il responsabile Informazione Fabrizio Morri, ha immediatamente dichiarato: ¿Adesso è importante che i quattro consiglieri ancora in carica prendano atto del voto della Commissione di Vigilanza e consentano ora di ripristinare nella Rai una situazione di normalità democratica¿.
¿E” del tutto evidente che la Rai non può essere gestita da un monocolore – ha aggiunto Morri -, essendo una azienda che deve rispettare la realtà complessiva del Paese¿.
Ma per il centrodestra si tratta di un voto inutile, perché secondo le nuove disposizioni normative, la Vigilanza non ha più il potere di sfiduciare il Cda. Anche se ha riguardo, il presidente della Vigilanza ha commentato: ¿¿la Commissione che prende posizione su un argomento che riguarda le sue competenze ha comunque valore indiscutibile¿.
Secondo l¿Udc, il rinnovo dei vertici della radiotelevisione pubblica dovrebbe avvenire subito dopo la trasformazione societaria dell¿azienda, prevista dalla Legge Gasparri.
A riguardo non è d¿accordo l¿attuale Cda, che respinge le accuse di “gestione imbarazzante“, ma anche il Ministro delle Comunicazioni Maurizio Gasparri, propenso per una soluzione di continuità.
¿Destabilizzazione e confusione non giovano: la continuità è la scelta più saggia¿, ha commentato il ministro sulla richiesta di dimissioni del Cda Rai.
Per Gasparri l¿attuale Consiglio ha conseguito risultati validi sul piano economico, ¿¿delle battaglie vinte con la concorrenza, della modernizzazione, con l”introduzione del digitale¿.
¿Fermo restando le norme in vigore – ha aggiunto il ministro – credo che possa e debba continuare ad operare. Considero un errore contestarlo e contrastarlo¿.
La Legge Gasparri prevede anche dei nuovi criteri di nomina dei membri del Consiglio.
Secondo gli articoli 20 e 21 della legge Gasparri, la Rai avrà un Cda di 9 membri che resteranno in carica tre anni e rieleggibili una sola volta.
Fino alla prima fase della privatizzazione (alienazione del 10% del capitale), sarà la Commissione di Vigilanza a nominare sette membri del Cda (con voto limitato ad uno, cioè 4 alla maggioranza e 3 all”opposizione), mentre gli altri due, tra cui il presidente, saranno invece scelti dal Ministero dell”Economia. La nomina del presidente diventa efficace con il sì, a due terzi, della Vigilanza.
Le nuove disposizioni normative prevedono tra l¿altro la nomina del nuovo Cda a circa 9 mesi dall”entrata in vigore della normativa. Per cui, gli attuali vertici dovrebbero rimanere in carica fino a febbraio 2005.
Le stesse procedure per il rinnovo dei vertici valgono anche nel caso in cui sia necessario nominare il nuovo Consiglio, dice la Legge, “per scadenza naturale del mandato o per altra causa“.
Le dimissioni del Ministro dell¿Economia Giulio Tremonti e l¿interim del premier Silvio Berlusconi,proprio in vista dei nuovi criteri di nomina del Cda, preoccupano non poco maggioranza e opposizione.
Berlusconi ricoprendo ad interim la carica di Ministro dell¿Economia avrebbe il potere di nominare due consiglieri Rai, tra cui il presidente, oltre ad essere azionista della Tv pubblica.
La situazione alimenterebbe oltremodo la già controversa situazione del conflitto di interessi, sulla quale sta battendo anche l¿Unione europea, che chiede una soluzione rapida della situazione, cattivo esempio per uno Stato democratico, specie davanti all¿ingresso dei Paesi dell¿Est.
In altre parole, il nuovo scenario politico vedrebbe Berlusconi avere un controllo diretto sulla Rai, in qualità di azionista, e indiretto anche sulla concorrente Mediaset, il polo televisivo privato di proprietà della famiglia del premier.
Situazione che ha portato lo stesso Marco Follini ha chiedere un rapido intervento.
¿Non si può sommare conflitto d”interessi a conflitto d”interessi ¿ aveva commentato senza mezzi termini il segretario dell¿Udc – il proprietario di Mediaset non può nominare il presidente della Rai né può far durare a lungo l”interim sul ministero dell”Economia. Per interim breve intendo una cosa di giorni, non di settimane né di mesi“.
Anche se, la legge sul cosiddetto conflitto di interessi, è ormai passata in via definitiva con 268 voti a favore, contrari 221.
La nuova normativa stabilisce che chi ricopre una carica di governo deve dedicarsi “esclusivamente alla cura degli interessi pubblici” e astenersi dal prendere decisioni in situazione di conflitto di interessi.
I ministri dovranno quindi rinunciare alle proprie attività professionali e alla gestione delle proprie imprese, mentre la semplice proprietà non costituisce incompatibilità.
Il testo era stato fortemente osteggiato dall”opposizione di centrosinistra, secondo la quale è disegnato ad hoc per risolvere il conflitto di interessi del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, che è anche proprietario con la sua famiglia di Mediaset.
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