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Mediaset smentisce stamani l¿indiscrezione, circolata nella serata di ieri, che vede Marina e Pier Silvio Berlusconi indagati dalla Procura di Milano, per riciclaggio, nell”ambito dell”inchiesta che riguarda la cessione di diritti cinematografici al Gruppo italiano di media. Nel registro degli indagati sono iscritti, tra gli altri, anche Silvio Berlusconi e Fedele Confalonieri.
¿E¿ fuor di ogni dubbio che Marina e Pier Silvio Berlusconi non possono aver avuto alcun ruolo nelle vicende su cui verte l¿indagine per cosiddetti diritti Mediaset, sia per la giovanissima età sia perché non avevano alcuna responsabilità nel settore all¿epoca dei fatti (inizio anni Novanta)¿, questo quanto dichiara in una nota la società di Cologno Monzese.
Aggiungendo di aver appreso la notizia del procedimento in questione solo da indiscrezioni di stampa.
Fininvest e Mediaset ribadiscono quindi l¿assoluta correttezza e la totale trasparenza dell¿operato, così come risulta dalle molteplici perizie effettuate. Arrivando anche a sostenere che si tratta di notizie strumentali che non fanno che turbare ¿il mercato e la serenità gestionale di uno dei più grandi Gruppi italiani¿.
Al momento, Marina, 37 anni, è vicepresidente Fininvest, la holding della famiglia Berlusconi, che controlla Mediaset, ma anche gli studios cinematografici Medusa e la casa editrice Mondadori.
Pier Silvio, 35 anni, è vicepresidente Mediaset, è gioca un ruolo chiave nella scelta dei palinsesti e nella negoziazione dei diritti televisivi del calcio.
L¿indagine riguarda la compravendita di diritti televisivi e cinematografici acquistati da due società off-shore della Fininvest (Century One e Universal One), e poi rivenduti a Mediaset, per 470 milioni di euro, negli anni 1994-1996.
Secondo la procura di Milano, alcune major americane avrebbero venduto i diritti televisivi a due società off-shore, le quali li avrebbero poi rivenduti con maggiorazione di prezzo a Mediaset, che avrebbe ereditato dopo la quotazione in Borsa del 1994 il sistema operativo di Fininvest.
Il tutto, con l¿obiettivo di aggirare il fisco italiano e creare fondi neri nella disponibilità di Berlusconi.
I benefici sarebbero stati ottenuti attraverso la Legge Tremonti. Per questa stessa inchiesta, il gip Maurizio Grigo sta valutando la concessione della proroga delle indagini, chiesta dalla Procura della Repubblica, per Silvio Berlusconi. Altri indagati sono Giorgio Vanoni, Candia Camaggi e il dirigente della Arner Bank, Paolo del Bue.
Alcune agenzie di stampa riportano che l”iscrizione nel registro degli indagati risale ad oltre due mesi fa.
Lo scorso novembre, accanto all¿accusa di frode fiscale e falso in bilancio, si è profilata una ulteriore ipotesi di reato: quella di appropriazione indebita aggravata, che allo stato attuale per la Procura non è prescritta, e che si riferisce a 103 miliardi di vecchie lire prelevati in contanti dalla Banca della Svizzera Italiana di Lugano, in più tranche e nel giro di un anno e mezzo, fino al luglio del 1994.
Autore dei prelievi, secondo le indagini e l”analisi della documentazione bancaria, fu Paolo Del Bue.
Ora gli inquirenti stanno cercando di capire dove sia finito quel denaro, sul cui utilizzo non sono state ottenute indicazioni. Gli investigatori tuttavia ipotizzano che Silvio Berlusconi, seppur allora non ricopriva alcuna carica nell¿organico di Mediaset, sarebbe dietro le operazioni e sarebbe stato l”ultimo destinatario della somma.
Nel maggio 2003, i Pm di Milano Alfredo Robledo e Fabio De Pasquale avevano inviato al ministero, come prevede la legge, la richiesta di assistenza giudiziaria negli Stati Uniti. Il 10 giugno 2003, da Roma era arrivata a Milano la conferma: la rogatoria era stata regolarmente inoltrata all”autorità diplomatica statunitense.
La risposta da Roma arrivò il 18 luglio 2003 e riguardava non solo la rogatoria statunitense, ma anche l”integrazione a un”altra richiesta rogatoriale in Svizzera, datata 20 maggio 2002: a causa dell”entrata in vigore della legge sull”immunità parlamentare per le cinque più alte cariche dello Stato, il guardasigilli Roberto Castelli aveva deciso di acquisire un parere pro-veritate.
In una nota, Niccolò Ghedini, difensore del presidente del Consiglio, ha dichiarato ieri che non ci sarebbe invece alcun procedimento formale in corso a carico dei due figli del premier.
Ghedini smentisce che al momento la Procura sta indagando a riguardo, anche perché non vi è stato alcun atto formale in tal senso.
L¿avvocato di difesa spiega che, nel corso di questi ultimi anni, è stata svolta dai difensori una importante attività d¿indagine con l¿assunzione di decine di testimoni, ¿l¿espletamento di consulenze tecniche da parte delle più prestigiose società del settore che hanno attestato e verificato la totale regolarità delle operazioni poste in essere da Fininvest e Mediaset, sia nella globalità, sia in particolare per quello che riguarda i diritti¿.
¿All¿epoca dei fatti – sottolinea l¿avvocato – Marina e Pier Silvio Berlusconi, poco più che ventenni, si occupavano soltanto di terminare gli studi universitari e non avevano alcun ruolo né diretto né indiretto per tutto ciò che attiene i diritti¿.
Ghedini aggiunge che l¿ipotesi di riciclaggio indicata da alcune fonti giornalistiche appare addirittura risibile essendo comprensibile a chiunque ¿la inverosimiglianza del poter ipotizzare che due giovani, poco più che ventenni, si prestino a ripulire il denaro asseritamente loro affidato dal padre e asseritamente provento di illecito¿.
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