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Le vicende Rai sono tra gli argomenti di punta portati avanti dall¿Udc per chiedere la verifica di governo. Nel pomeriggio, il partito di Marco Follini ha depositato una mozione in Commissione di Vigilanza.
Nel testo, che sarà messo in votazione la prossima settimana e che ha il sostegno del centrosinistra ma non del resto del Polo, si invita il Cda a dimettersi entro il prossimo 30 settembre. Ai vertici della Tv pubblica si chiede anche di non procedere a nuove nomine prima della fine di settembre.
L¿Udc chiede quindi un rinnovo del Cda che non esclude il Direttore generale Flavio Cattaneo. Posizione che trova favorevole il presidente della Vigilanza Claudio Petruccioli.
“Noi non vogliamo dimissionare nessuno, vogliamo che ci sia un nuovo Consiglio di amministrazione ad amministrare una nuova Rai“, ha detto il senatore Antonio Iervolino, capogruppo dell”Udc in Vigilanza.
La dichiarazione di Iervolino fa seguito a quella di Rodolfo De Laurentiis, capogruppo in Commissione Trasporti, che invitava il Cda e il direttore generale all”ordinaria amministrazione prima della fusione tra Rai Holding e Rai Spa e poi alle dimissioni.
¿Non capisco proprio lo stupore e le risposte a metà fra l”imbarazzo e la volgarità che sono seguite alla dichiarazione di De Laurentiis ¿ ha affermato Iervolino – Il gruppo dell”Udc in commissione di Vigilanza conferma quanto espresso dal nostro collega”.
Secondo l¿Udc, il rinnovo dei vertici della radiotelevisione pubblica dovrebbe avvenire subito dopo la trasformazione societaria dell¿azienda, prevista dalla Legge Gasparri.
A riguardo non è d¿accordo l¿attuale Cda, che respinge le accuse di “gestione imbarazzante“, ma anche il Ministro delle Comunicazioni Maurizio Gasparri, propenso per una soluzione di continuità.
¿Destabilizzazione e confusione non giovano: la continuità è la scelta più saggia¿, ha commentato il ministro sulla richiesta di dimissioni del Cda Rai.
Per Gasparri l¿attuale Consiglio ha conseguito risultati validi sul piano economico, ¿¿delle battaglie vinte con la concorrenza, della modernizzazione, con l”introduzione del digitale¿.
¿Fermo restando le norme in vigore – ha aggiunto il ministro – credo che possa e debba continuare ad operare. Considero un errore contestarlo e contrastarlo¿.
A sinistra, chiaro e prevedibile il sostegno alla mozione dell¿Udc. Fin dall¿approvazione delle norme di riforma del sistema radiotelevisivo, l¿opposizione aveva chiesto le dimissioni dell¿attuale Cda Rai.
“Voteremo la risoluzione dell”Udc perché c”è la data di scadenza del Cda“, ha detto ai giornalisti il capogruppo di Rifondazione comunista Franco Giordano, mentre il verde Alfonso Pecoraro Scanio ha affermato: “Capisco che siamo in un governo abituato agli interim, ma il Cda è ormai assolutamente delegittimato dal fatto che esista una nuova legge… che prevede un diverso sistema”.
Lunedì il Consiglio d¿amministrazione della Rai ha approvato all¿unanimità il progetto di fusione per incorporazione dell”azienda in Rai Holding, previsto dalla legge 112 del 3 maggio 2004.
L”incorporazione di Rai Spa in Rai Holding Spa, prevista entro oggi 6 luglio, è la prima tappa considerata dalla Legge Gasparri in vista della privatizzazione della radiotelevisione pubblica e del rinnovo dei vertici del Cda.
Dopo la fusione, Rai Holding si chiamerà Rai Radiotelevisione italiana Spa e l”attuale Consiglio sarà quello della società risultante dalla fusione.
Secondo quanto previsto dalla Legge Gasparri, entro quattro mesi dal completamento della fusione, viene avviata l”offerta pubblica di vendita delle azioni Rai.
Il CIPE deciderà la quota di capitale da offrire sul mercato e il relativo prezzo.
La Legge Gasparri prevede anche dei nuovi criteri di nomina dei membri del Consiglio.
Secondo gli articoli 20 e 21 della legge Gasparri, la Rai avrà un Cda di 9 membri che resteranno in carica tre anni e rieleggibili una sola volta.
Fino alla prima fase della privatizzazione (alienazione del 10% del capitale), sarà la Commissione di Vigilanza a nominare sette membri del Cda (con voto limitato ad uno, cioè 4 alla maggioranza e 3 all”opposizione), mentre gli altri due, tra cui il presidente, saranno invece scelti dal Ministero dell”Economia. La nomina del presidente diventa efficace con il sì, a due terzi, della Vigilanza.
Le nuove disposizioni normative prevedono tra l¿altro la nomina del nuovo Cda a circa 9 mesi dall”entrata in vigore della normativa. Per cui, gli attuali vertici dovrebbero rimanere in carica fino a febbraio 2005.
Le stesse procedure per il rinnovo dei vertici valgono anche nel caso in cui sia necessario nominare il nuovo Consiglio, dice la Legge, “per scadenza naturale del mandato o per altra causa“.
Le dimissioni del Ministro dell¿Economia Giulio Tremonti e l¿interim del premier Silvio Berlusconi, proprio in vista dei nuovi criteri di nomina del Cda, preoccupano non poco maggioranza e opposizione.
Berlusconi ricoprendo ad interim la carica di Ministro dell¿Economia avrebbe il potere di nominare due consiglieri Rai, tra cui il presidente, oltre ad essere azionista della Tv pubblica.
La situazione alimenterebbe oltremodo la già controversa situazione del conflitto di interessi, sulla quale sta battendo anche l¿Unione europea, che chiede una soluzione rapida della situazione, cattivo esempio per uno Stato democratico, specie davanti all¿ingresso dei Paesi dell¿Est.
In altre parole, il nuovo scenario politico vedrebbe Berlusconi avere un controllo diretto sulla Rai, in qualità di azionista, e indiretto anche sulla concorrente Mediaset, il polo televisivo privato di proprietà della famiglia del premier.
Situazione che ha portato lo stesso Marco Follini ha chiedere un rapido intervento.
¿Non si può sommare conflitto d”interessi a conflitto d”interessi ¿ ha commentato senza mezzi termini il segretario dell¿Udc – il proprietario di Mediaset non può nominare il presidente della Rai né può far durare a lungo l”interim sul ministero dell”Economia. Per interim breve intendo una cosa di giorni, non di settimane né di mesi“.
Marco Follini, forte dei risultati elettorali ottenuti alle europee e del calo di Forza Italia, ha messo in chiaro i punti che devono venire risolti per confermare la fiducia al governo.
Il vicepremier e leader di An Gianfranco Fini ritiene non sia “saggio” minimizzare la posizione espressa dall”Udc.
“Non penso sia saggio minimizzare l”appuntamento che l”Udc ha fissato per il Consiglio Nazionale del 16 luglio e considerare impossibili le conseguenze politiche che ne potrebbero derivare“, scrive Fini in una nota.
Intanto stamani, secondo alcune indiscrezioni, Berlusconi, Fini e Follini si sarebbero incontrati a colazione per discutere la delicata situazione. Non si conoscono però ancora i dettagli del vertice a tre.
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