Europa
Il Commissario europeo alla Concorrenza, Mario Monti, sarebbe pronto a chiedere a France Telecom di rimborsare un miliardo di euro di tasse non ricosse per via di esenzioni approvate dallo Stato.
La decisione è però contrastata dalla resistenza di alcuni membri della Commissione.
L¿indagine, che va avanti da 18 mesi, riguarda l¿antico regime derogatorio sulle tasse professionali, di cui avrebbe beneficiato l¿operatorio storico francese.
Dal 1994 al 2002, in pratica, l¿ex monopolista delle tlc d¿oltralpe ha ¿beneficiato di una riduzione¿ di cui Bruxelles ¿non può che chiedere il rimborso¿.
Lo ha riferito una fonte vicina al dossier, confermando che la squadra di Monti avrebbe valutato un montante nell¿ordine di un miliardo di euro.
Sempre secondo la stessa fonte, il caso France Télécom sarà all¿ordine del giorno della riunione della Commissione del 14 luglio prossimo, ma, data la resistenza in seno all¿esecutivo europeo, non si sa bene se la data di discussione finale sull¿argomento sarà mantenuta.
Alcuni commissari vorrebbero infatti rimandare la decisone a settembre, dopo la pausa estiva dei lavori della Commissione, quando dovrebbe anche essere presa una decisione in merito ai presunti aiuti di Stato all¿operatore.
Lo Stato ¿ azionista al 55% dell¿operatore ¿ aveva accordato nel 2002 un prestito a tasso agevolato per permettere a France Télécom di affrontare eventuali problemi derivanti dalla sua ingente esposizione debitoria, che all¿epoca ammontava a circa 70 miliardi di euro.
Secondo uno studio condotto dalla società NERA, commissionato da Bruxelles, il sostegno ¿verbale¿ accordato dall¿allora ministro delle finanze Francis Mer, potrebbe essere valutato intorno a 7 miliardi di euro.
Dal punto di vista giuridico, ciò non vuol dire per forza che l¿operatore ha beneficiato di un aiuto pubblico per tale cifra, tanto che il prestito non sarebbe mai stato effettivamente utilizzato.
Ma la Commissione vuole appurare se il governo sarebbe stato costretto, da questi accordi verbali, a sbloccare delle risorse finanziarie nel caso la società ne avesse avuto bisogno.
Bruxelles, aggiunge la fonte, è ¿obbligata a verificare l¿atteggiamento del governo¿ per evitare altri casi di ¿dichiarazioni ministeriali¿ che però hanno l¿effetto di condizionare il mercato.
L¿annuncio di un prestito da parte del governo, il maggiore azionista dell¿operatore telefonico, potrebbe infatti aver in qualche modo favorito la spinta al rialzo dei titoli del gruppo sulla Borsa di Parigi.
Di contro, l¿Antitrust Ue avrebbe rinunciato a formalizzare l¿inchiesta relativa alle condizioni dell¿attribuzione delle licenze Umts in Francia, così come aveva richiesto l¿operatore mobile Bouygues Telecom.
France Télécom, da canto suo, si dice serena riguardo l¿inchiesta di Bruxelles, rifiutando in blocco gli argomenti della Commissione.
L¿operatore ha già informato di non essere disposta a versare neanche un centesimo e di voler contestare ogni decisione sfavorevole davanti alla Corte di giustizia europea.
La società giudica ¿vuoto¿ il dossier dell¿esecutivo europeo sul sostegno verbale, mentre per quanto riguarda le presunte agevolazioni sulle tasse professionali, ¿c¿è la prescrizione¿.
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