Europa
La Commissione europea potrebbe, da qui al mese d¿agosto, esigere da France Telecom, il rimborso di diverse centinaia di milioni di euro di tasse non ricosse per via di esenzioni approvate dallo Stato.
Secondo quanto trapelato da Bruxelles, i funzionari incaricati dell¿indagine ¿ che dura ormai da oltre 18 mesi ¿ ritengono che l¿ex monopolista del mercato francese abbia ricevuto sovvenzioni per oltre un miliardo di euro, grazie a un regime derogatorio sulle imposte professionali.
Il montante, tuttavia, non sarebbe ancora stato stabilito con precisione.
“Nel caso di una decisione negativa per France Telecom – ha riferito al Financial Times un portavoce della compagnia telefonica – France Telecom si difenderà in tutti i modi portando il caso alla Corte di Giustizia”.
La Commissione europea dovrebbe pronunciarsi in merito alla vicenda prima della pausa d¿agosto, rinviando però, la decisione relativa ai presunti aiuti di Stato per circa nove miliardi di euro ricevuti dall¿operatore per far fronte al suo colossale indebitamento.
La decisione era attesa per le prossime settimane.
Lo Stato ¿ azionista al 55% dell¿operatore ¿ aveva accordato nel 2002 un prestito a tasso agevolato per permettere a France Télécom di affrontare eventuali problemi derivanti dalla sua ingente esposizione debitoria, che all¿epoca ammontava a circa 70 miliardi di euro.
Il prestito non sarebbe mai stato utilizzato, ma la Commissione vuole chiarire ugualmente se si è trattato di un aiuto di Stato, concesso a tassi di interesse ridotti.
Allo stesso tempo, l¿operatore francese è anche nel mirino dell¿ART, l¿autorità di regolamentazione delle tlc d¿oltralpe, a causa della sua posizione troppo ingombrante sul mercato dell¿Adsl.
Conformemente alle direttive europee, l¿ART vuole infatti imporre una regolamentazione sul settore, per permettere una maggiore competitività sul mercato.
Secondo l¿Autorità, France Télécom, che detiene ancora la quasi totalità delle connessioni dell¿ultimo miglio, dovrebbe essere considerato come un operatore dominante. Perché la situazione cambi, i regolatori stanno studiando un modo per imporre all¿operatore storico di consentire a tutti l¿accesso all¿ultimo miglio della sua rete e alle risorse a esso connesse.
L¿autorità intende anche sottomettere France Télécom a degli obblighi di non-discriminazione e di trasparenza e obbligarla a orientare le sue tariffe ¿¿verso i costi di accesso e le risorse connesse alla liberalizzazione dell¿ultimo miglio¿.
Si aggrava sempre di più, dunque, la situazione sul mercato delle telecomunicazioni francesi, dopo che alcune settimane fa gli uffici di Wanadoo, divisione Internet di France Télécom, hanno ricevuto la visita, senza alcun preavviso, degli ispettori della Commissione europea e degli agenti della Direzione Generale della Concorrenza del Consumo e della Repressione delle Frodi (DGCCRF).
Meno di un anno fa, la Commissione europea aveva comminato a Wanadoo una multa da 10,3 milioni di euro poiché l¿Isp aveva adottato delle scelte commerciali con il fine di ¿arginare la concorrenza¿ al lancio dell¿Adsl.
La decisone della Commissione europea, in un documento di 160 pagine, era motivata dal fatto che Wanadoo aveva abusato della sua posizione dominante fino all¿ottobre 2002, lanciando l¿Adsl a prezzi veramente aggressivi.
Di fronte a queste accuse, la direzione di Wanadoo aveva lamentato alla Commissione un approccio discriminatorio al caso. L¿Isp aveva fatto anche appello al tribunale di prima istanza del Lussemburgo.
A fine marzo Wanadoo contava 2 milioni di utenti alla banda larga, su 4,1 milioni di francesi che hanno una connessione Internet Adsl.
In dettaglio, la Commissione aveva puntato il dito contro alcune scelte strategiche dell¿Isp francese per il lancio dell¿Adsl, ritenute lesive della concorrenza.
E infine aveva concluso che la divisione di France Télécom si era deliberatamente impegnata in una strategia ¿non sostenibile¿ dai suoi concorrenti.
Per giustificare le sue pratiche commerciali, Wanadoo ha sempre spiegato che le sue tariffe sono state ¿condizionate dall¿atteggiamento dei suoi concorrenti¿.
La settimana scorsa, infine, la Commissione europea, ha deciso di fare ricorso alla Corte di giustizia per il trattamento discriminatorio tra gli operatori pubblici e privati nel mercato delle reti di telecomunicazioni via cavo.
¿Tutte le reti devono essere trattate su un piano egualitario¿, e in Francia, evidentemente questo non avviene, ha dichiarato Tilman Lueder ¿ portavoce del Commissario Ue alla concorrenza Mario Monti ¿ giustificando al decisone.
¿Malgrado le reti di comunicazione siano in Francia molto sviluppate ¿ aggiunge il portavoce ¿ le reti via cavo non decollano, ecco perché il ricorso alla Corte di giustizia¿.
Si tratta, nello specifico, di una questione di regolamentazione, dal momento che le difficoltà di penetrazione delle reti via cavo in Francia sono attribuibili ad alcune normative municipali – in contrasto con le direttive europee ¿ che di fatto continuano a favorire la posizione dominante dell¿ex monopolista France Telecom.
Nei fatti, Bruxelles rimprovera alla legislazione francese in vigore, di non rispettare le richieste delle direttive europee sul ¿cavo¿ emanate nel 1995 e di quelle relative alla ¿piena concorrenza¿ del 1996, in materia di uguaglianza di trattamento degli operatori dei servizi di telecomunicazioni.
Nel 2002, le direttive in questione sono state sostituite dalla direttiva sulla concorrenza nelle comunicazioni elettroniche. Il nuovo quadro regolamentare mantiene tuttavia l¿obbligo di trasporre le disposizioni contenute nelle direttive ¿cavo¿ e ¿piena concorrenza¿, che sostituisce.
¿La Francia mantiene una struttura regolamentare gravosa per la prestazione di servizi di telecomunicazioni via cavo, che non si applica però ai servizi forniti sulle reti pubbliche¿, denuncia la Commissione Ue.
In particolare, nel mirino di Monti, il mantenimento ¿abusivo¿ di una particolare regolamentazione che impone agli operatori del cavo di sollecitare l¿autorizzazione anticipata dei comuni prima di poter mettere in opera i loro servizi sul territorio.
Il ministro dell¿Industria francese – Patrick Devedjian ¿ ha intanto dichiarato che lo Stato non ha intenzione di restare a lungo azionista di maggioranza dell¿operatore, pur non fornendo altri dettagli per evitare ripercussioni sull¿andamento del titolo in Borsa.
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