Italia
L¿attuale situazione del mercato mediatico italiano riaccende nuovamente l¿attenzione delle Istituzioni europee e rilancia l¿allarme sul conflitto di interesse e il pericolo per il pluralismo.
I parlamentari del Consiglio d¿Europa nella riunione di ieri hanno posto l¿accento sulla preoccupazione che suscita l¿influenza del premier Silvio Berlusconi sulle televisioni italiane.
L¿Assemblea ha parlato di ¿un controllo senza precedenti¿, approvando a stretta maggioranza il rapporto del parlamentare irlandese del Partito liberale, Paschal Mooney.
A votare a favore sono stati 35 rappresentanti, 33 i voti contro e 4 gli astenuti.
Socialisti, liberaldemocratici e sinistra unita hanno detto Sì al rapporto Mooney, popolari e destre l”hanno contestato, votando contro.
Le discussioni sulla votazione non sono state per niente tranquille, come dimostra lo scarto di soli 2 voti con cui è stato approvato il rapporto. A questo va ad aggiungersi, che la successiva votazione contenente una raccomandazione al Comitato dei ministri del Consiglio d”Europa per dar seguito concreto alla raccomandazione nei confronti del governo italiano, è stata bocciata non avendo raggiunto i due terzi dei voti necessari.
L¿esiguo scarto di voti, non ha però impedito ai sostenitori del rapporto Mooney di ritenersi soddisfatti della disapprovazione espressa dall¿Assemblea sull¿eccessivo potere esercitato dal premier Berlusconi sul mercato mediatico italiano.
Gli oppositori hanno parlato di “vittoria di Pirro“, sottolineando l”importanza della bocciatura della raccomandazione al comitato dei ministri, che è l”organo esecutivo del Consiglio d”Europa.
Situazione che, quindi, secondo gli esponenti del centrodestra, relegherebbe la vicenda dei media in Italia al rango di una semplice risoluzione senza nessuna conseguenza sul piano politico.
Il rapporto redatto da Mooney, al termine di una fitta serie di incontri avuti in Italia nella primavera scorsa, parla di un “conflitto di interessi” che nessun governo, neanche quelli di centrosinistra, è riuscito a risolvere dal 1994 a oggi, di un mercato dei media dominato dal duopolio Mediaset–Rai e di un Parlamento italiano che finora non è riuscito ad adottare leggi capaci di assicurare un vero pluralismo nei media: un obiettivo – dice il rapporto – che non è assicurato neanche dalla Legge Gasparri.
Mooney ha denunciato ¿¿la concentrazione di poteri politici, economici e mediatici nelle mani di una sola persona, il premier Silvio Berlusconi, è riconosciuta come una anomalia, tanto più grave perché l”Italia è uno dei Paesi fondatori del Consiglio d”Europa e questa situazione può costituire un cattivo esempio per le giovani democrazie dell”Est europeo¿.
Secondo il rapporto, l¿immagine negativa proiettata all”estero dall”Italia, a causa del conflitto di interessi che riguarda Berlusconi, potrebbe mettere in discussione gli sforzi del Consiglio d”Europa per promuovere l”esistenza di media indipendenti e neutrali nelle giovani democrazie.
L¿Assemblea parlamentare del Consiglio d¿Europa, in una risoluzione dai toni veramente critici, ha commentato che ¿Rai e Mediaset totalizzano circa il 90% dell”audience e più di tre quarti delle risorse del settore: ecco perché, secondo il rapporto, Berlusconi esercita un controllo ¿senza precedenti¿ sui media più potenti del Paese¿.
Secondo i parlamentari, tramite Mediaset, Berlusconi ¿detiene circa la metà dell”attività di radiodiffusione in Italia¿ e in quanto presidente del Consiglio è in grado di esercitare “un”influenza indiretta” sul servizio pubblico che è il principale concorrente di Mediaset.
Nella risoluzione approvata, l¿Assemblea del Consiglio d¿Europa, invita il Parlamento italiano a intervenire con delle disposizioni normative che ¿mettano fine all¿ingerenza politica, praticata da lungo tempo, sul lavoro dei media¿ e a prendere delle misure che ¿puntino alla promozione del pluralismo dei media¿.
A nome del gruppo del Partito popolare europeo, il cipriota Christos Pourgorides, ha definito, quella di Berlusconi, un”ingerenza non dovuta e illegittima nella sovranità di un Paese che ¿¿ha una lunga tradizione democratica ben stabile¿.
Lo svizzero Andreas Gross, che ha parlato per i socialisti, si è interrogato sulla portata di una risoluzione che alla fine si accontenta di lanciare “un appello alle Autorità”.
“Lanciare un appello al potere politico domandandogli di rinunciare a una parte di quello stesso potere è ampiamente ingenuo“, ha detto Gross, predicendo che “questo rapporto non avrà effetto“.
L”Assemblea avrebbe potuto in particolare decidere di affidare alla propria Commissione di monitoraggio la verifica del rispetto da parte di Roma delle regole democratiche richieste dagli Stati membri del Consiglio d”Europa.
Non è la prima volta che le Istituzioni europee puntano il dito sull¿attuale situazione mediatica italiana, e sull¿eventuale pericolo per il pluralismo nella comunicazione.
Lo scorso aprile, è passata al vaglio del Parlamento europeo un documento della liberale olandese Johanna Boogert-Quaak sugli organi d”informazione in Europa e in particolare in Italia.
La relazione della Boogert-Quaak ponel¿accento su una situazione alquanto pericolosa in Italia per il pluralismo dei media.
Nel testo del rapporto sui ¿rischi di violazione, nell¿Ue e in particolare in Italia, della libertà di espressione e informazione¿, che è stato votato per paragrafi e dal testo sono stati tolti tutti i riferimenti nominali, è chiaro il riferimento, per quanto riguarda l¿Italia, al conflitto di interesse che coinvolge il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, che però non viene mai citato esplicitamente nel testo.
Per quanto riguarda l”Italia, il documento approvato ha denunciato ¿i ripetuti atti di censura, ingerenze e pressioni del governo italiano¿ e invitato il Parlamento italiano a ¿risolvere realmente il conflitto d”interesse del presidente del Consiglio¿.
Il testo del rapporto Boogerd-Quaak, è particolarmente duro rispetto alla eccezionale concentrazione di organi di informazione nelle mani del premier italiano, con critiche più blande verso altri Paesi.
“Il sistema italiano presenta un”anomalia dovuta ad una combinazione unica di potere economico, politico e mediatico nelle mani di un solo uomo“, si legge nel rapporto.
Esattamente un anno fa, Freimut Duve, l¿allora rappresentante per la libertà dei media dell”Osce (Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa) in un discorso tenuto lo scorso 31 luglio ai rappresentanti di 55 Paesi del Consiglio, aveva commentato l¿eccessivo potere nel settore dei media del presidente del Consiglio Berlusconi, asserendo che le leggi in via di approvazione lo avrebbero ulteriormente rafforzato (il riferimento era alla Legge Gasparri, ndr).
Duve si era detto ””preoccupato per la libertà dei media in Italia a causa della concentrazione del potere sui media audiovisivi pubblici e privati nelle mani del Presidente del Consiglio””.
Rapporto – Monopolisation of the electronic media and possible abuse of power in Italy
Commissione per le libertà e i diritti dei cittadini, la giustizia e gli affari interni:
(2003/2237(INI))
Relatrice: Johanna L.A. Boogerd-Quaak
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Per ulteriori informazioni, leggi:
Silvio Berlusconi nel mirino del rappresentante per la libertà dei media dell¿Osce
Rai: Cattaneo replica alla relazione Ue sul pericolo per il pluralismo dei media, ¿A me Berlusconi non ha mai chiesto niente¿
Pluralismo Tv: la Gruber promette guerra a Berlusconi. La sua campagna elettorale centrata sul conflitto di interessi