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Costerà cara a un dipendente AOL la scelta di rubare una lista contenente i nomi dei clienti del fornitore di accesso a Internet, per poi rivenderla a un commerciante che l¿ha fatta a sua volta pervenire a una società di telemarketing.
Jason Smathers, 24 anni, è stato arrestato ieri, con l¿accusa di aver sottratto illecitamente e poi rivenduto a un negoziante di Los Angeles ¿ tale Sean Dunaway – una lista con le informazioni relative a 92 milioni di clienti di AOL, per circa 100 mila dollari.
Secondo il ricorso presentato presso un tribunale di New York, Dunaway, anche lui tratto in arresto, avrebbe utilizzato la lista per promuovere il proprio servizio di giochi on line e l¿avrebbe poi rivenduta a una società di telemarketing, che ha inondato gli indirizzi contenuti nella lista di messaggi commerciali non sollecitati, cioè spam.
I due uomini rischiano ora fino a cinque anni di prigione e un¿ammenda di 250 mila dollari, come prevede la legge federale anti-spam ¿Can-Spam Act¿, promulgata dall¿amministrazione Bush a metà dicembre 2003 ed entrata in vigore il 1° gennaio 2004.
La legge, pur non vietando l¿invio di spam, permette agli utenti di richiedere la loro cancellazione dalle liste di distribuzione delle mail e punisce severamente le società che inviano messaggi menzogneri o pornografici senza avvertire l¿utente.
Smathers lavorava come ingegnere informatico per AOL presso la sede di Dulles, a Washington, e ha così potuto prendere conoscenza dei nick name, dei codici postali e dei tipi di carte di credito dei clienti.
La vicenda, secondo quanto è emerso dall¿analisi dei documenti e delle eMail contenuti nel computer portatile di Smathers, ha avuto inizio nell¿aprile del 2003, quanto l¿uomo ha cominciato a prendere e dare informazioni sui metodi attraverso cui inviare spam a circa 30 mila clienti dell¿ISP presso cui lavorava.
Tutta la documentazione sottratta da Smathers è passata poi nelle mani di Dunaway che l¿ha rivenduta ad altri commercianti per 52 mila dollari nel giugno 2003.
Ma non è finita: anche una seconda versione, aggiornata, della lista è stata messa in vendita per altri 32 mila dollari.
AOL ha precisato che il giovane è stato immediatamente licenziato e che nella lista incriminata non erano comunque contenuti i numeri della carte di credito degli utenti.
Molte delle coordinate contenute nella lista, inoltre, non erano più valide e i relativi indirizzi disattivati.
Si tratta comunque di una vicenda incresciosa che pone l¿accento sulla necessità di stabilire sistemi di sicurezza e policy aziendali adeguate alla delicatezza dei dati contenuti nei database dei fornitori d¿accesso.
Secondo dati forniti dalla Commissione europea, la metà del traffico di posta elettronica nella Ue è costituito da spam, questo è molto grave non solo perché rappresenta un attentato alla privacy degli utenti, ma anche perché arreca pregiudizio a chi usa la posta elettronica sul lavoro.
Sempre secondo le cifre della Commissione, sono altissimi i costi dello spamming per le imprese in termini di tempo perso dai lavoratori per eliminare le eMail che affogano quotidianamente le loro caselle di posta.
Le stime delle perdite in produttività dovute alle eMail spazzatura nel 2002 ammontavano a 2,5 miliardi di euro, ma la crescita esponenziale del fenomeno sembra giustificare le ipotesi più pessimistiche, secondo le quali la sola economia britannica nel 2003 ha subito danni per 3,2 miliardi di euro.
I big dell¿accesso a Internet, del resto, stanno cercando di collaborare attivamente con la giustizia per arginare il fenomeno dello spamming: le principali Web company del mercato Ict, da Yahoo!, a Microsoft, da EarthLink a AOL, hanno infatti fondato nell¿aprile del 2003 la Anti-Spam Technical Alliance (ASTA), con l¿obiettivo di fornire consigli sui comportamenti e i trucchi tecnici a supporto della lotta contro lo spam.
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