Europa
La progettata fusione tra Sony e BMG (Gruppo Bertelsmann) rischia di creare una situazione di ¿duopolio¿ nell¿industria discografica e ¿la Commissione europea deve comprendere questo pericolo¿. A parlare, è Edgar Bronfman Jr, presidente della major concorrente Warner Music. ¿Nella fusione Sony-BMG dimora il pericolo che l¿industria non passi da cinque a quattro (major, ndr), ma da cinque a due, creando due gruppi dominanti¿, vale a dire il numero uno del settore Universal Music (Gruppo Vivendi Universal) e quello che nascerebbe dalla fusione, ha dichiarato Bronfman, in un¿intervista rilasciata ieri al Financial Times. ¿La cosa sarebbe alquanto problematica¿, ha aggiunto, sottolineando che Warner Music, considerata come la seconda casa discografica del mondo, non esclude di far valere queste ragioni presso la Commissione Ue, depositando delle argomentazioni contro quest¿operazione. ¿Non abbiamo ancora preso una decisione definitiva a riguardo – ha detto ancora l¿uomo d¿affari canadese ¿ ma la fusione delle due società per controllare il 60% del mercato su differenti territori ha la potenzialità per generare un duopolio e mi sembra che la Commissione deve comprendere questo pericolo e occuparsene¿. Lunedì e martedì, Sony e BMG hanno difeso a Bruxelles il loro progetto di fusione, dopo aver ricevuto dai servizi Antitrust europei una severa lista di obiezioni. All¿audizione, che si è svolta a porte chiuse, hanno partecipato i principali concorrenti, i legali, oltre che le Autorità della concorrenza dei Paesi interessati. Al centro del dibattito, i rischi di una collusione sui prezzi tra le major discografiche. Ma Sony e BMG hanno risposto che l”accordo e i prezzi potrebbero essere compatibili con una libera competizione. Inoltre, hanno aggiunto le due major, le apparenti similarità rilevate nei prezzi possono essere il risultato dell”utilizzo della media nel calcolo dei prezzi al mercato, mentre rilevazioni più dettagliate avrebbero rilevato l”esistenza di disparità nei prezzi più veritiere. Sony e BMG hanno spiegato che ogni Paese ha un mercato differente e non ci sarebbe ¿né omogeneità, né collusione¿, come ha indicato una fonte, a margine del primo giorno di audizione. Ma che pare non abbia convinto Bruxelles, né tanto meno le etichette indipendenti, che sono i più feroci oppositori a questa fusione. I rappresentanti di Impala e dell”Upfi (Unione dei produttori francesi indipendenti) hanno prodotto dei documenti davanti alla Commissione che provano che le major agirebbero di concerto per gestire i prezzi di vendita dei dischi. Si tratta di una crescita dei prezzi stabilità in modo regolare nei negozi al dettaglio, della casa discografica giapponese. Sony e BMG hanno, dal loro canto, negato il fatto che ci sia un tacito accordo tra le major sui prezzi dei Cd. Ricordando, a giusto titolo, che nessuno studio è riuscito a dimostrare ciò. Secondo i partecipanti alle audizioni, la Commissione non avrebbe l¿intenzione di rivedere le proprie conclusioni. A conferma di questa impressione, alcune fonti vicine al dossier fanno notare che la Commissione non ha alcun proposito di avviare la procedura cosiddetta dell¿ ¿avvocato del diavolo¿., che prevede il parere tecnico di uno staff di specialisti sulla solidità delle argomentazioni presentate dalla Commissione. Edgar Bronfman Jr, insieme a un consorzio di investitori, ha rilevato la Warner Music nel dicembre 2003 per 2,6 miliardi di dollari. Da quel momento, è stato avviato un rigido piano per riportare la casa discografica all¿utile. Gli effettivi sono stati ridotti di più del 20% per far fronte alla crisi del settore. Avviando un taglio dei costi che dovrebbe aiutare la ripresa del Gruppo e ridurre il pensante indebitamento. Bronfman ha lasciato intendere che è possibile un ulteriore taglio delle spese intorno al 10-20%, anche se il nuovo presidente ha detto di non aspettarsi un ritorno in positivo nella vendita dei dischi prima del 2006. Riguardo al futuro, “Warner Music Group è un¿unità che può crescere in modo organico e attraverso delle acquisizioni, ma parliamo di piccole acquisizioni¿, ha aggiunto Bronfman. Le cinque major della musica (Universal, Sony, BMG, Warner Music ed EMI) che si dividono il 75% del mercato della produzione musicale, devono confrontarsi con calo del loro fatturato da qualche anno a questa parte, dovuto anche alla crescente pirateria e al downloading illegale dalla Rete. Il fallimento della fusione avrebbe sicuramente delle conseguenze catastrofiche per BMG. La major tedesca ha, in effetti, poche speranze di vedere Bertelsmann fare marcia indietro e riconsiderare la propria strategia di sviluppo nella musica. Per i dirigenti di Bertelsmann la musica non è più una priorità. E sbarazzarsi dell¿attività rimarrebbe l¿unica soluzione, davanti alla crisi mondiale che riguarda questo settore. La Commissione europea è comunque sicura del fatto suo. Nonostante l¿ottimismo di rigore ostentato da Sony e BMG, è possibile che il verdetto atteso entro il 22 luglio non rimetterà in questione le obiezioni presentate dall¿Antitrust Ue la settimana scorsa.
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