Europa
La Francia è di nuovo nel mirino della Commissione europea, che ha deciso di fare ricorso alla Corte di giustizia per il trattamento discriminatorio tra gli operatori pubblici e privati nel mercato delle reti di telecomunicazioni via cavo.
¿Tutte le reti devono essere trattate su un piano egualitario¿, e in Francia, evidentemente questo non avviene, ha dichiarato Tilman Lueder ¿ portavoce del Commissario Ue alla concorrenza Mario Monti ¿ giustificando al decisone.
¿Malgrado le reti di comunicazione siano in Francia molto sviluppate ¿ aggiunge il portavoce ¿ le reti via cavo non decollano, ecco perché il ricorso alla Corte di giustizia¿.
Si tratta, nello specifico, di una questione di regolamentazione, dal momento che le difficoltà di penetrazione delle reti via cavo in Francia sono attribuibili ad alcune normative municipali – in contrasto con le direttive europee ¿ che di fatto continuano a favorire la posizione dominante dell¿ex monopolista France Telecom.
Nei fatti, Bruxelles rimprovera alla legislazione francese in vigore, di non rispettare le richieste delle direttive europee sul ¿cavo¿ emanate nel 1995 e di quelle relative alla ¿piena concorrenza¿ del 1996, in materia di uguaglianza di trattamento degli operatori dei servizi di telecomunicazioni.
Nel 2002, le direttive in questione sono state sostituite dalla direttiva sulla concorrenza nelle comunicazioni elettroniche. Il nuovo quadro regolamentare mantiene tuttavia l¿obbligo di trasporre le disposizioni contenute nelle direttive ¿cavo¿ e ¿piena concorrenza¿, che sostituisce.
¿La Francia mantiene una struttura regolamentare gravosa per la prestazione di servizi di telecomunicazioni via cavo, che non si applica però ai servizi forniti sulle reti pubbliche¿, denuncia la Commissione Ue.
In particolare, nel mirino di Monti, il mantenimento ¿abusivo¿ di una particolare regolamentazione che impone agli operatori del cavo di sollecitare l¿autorizzazione anticipata dei comuni prima di poter mettere in opera i loro servizi sul territorio.
Allo stesso modo, continua la Commissione, ¿¿solo gli operatori del cavo sono tenuti a informare preventivamente i comuni interessati, nel caso in cui decidano di fornire servizi supplementari come l¿accesso a Internet¿.
Per Bruxelles questi obblighi, che non vengono applicati agli altri operatori ¿ primo fra tutti France Telecom – ¿¿costituiscono un pesante handicap per lo sviluppo commerciale degli operatori del cavo¿.
¿Queste gravosità regolamentari rallentano allo stesso modo gli sforzi di chi sviluppa le infrastrutture per fornire i nuovi servizi¿, ha giudicato l¿esecutivo europeo, che sottolinea che i comuni hanno di fatto ¿emesso delle notifiche negative¿, impedendo l¿installazione dei servizi sul loro territorio.
Secondo Bruxelles, il ricorso alla Corte di giustizia mira a garantire la messa in conformità del diritto francese con le direttive europee, dal momento che la Francia sta procedendo alla modifica della legislazione in materia di telecomunicazioni.
Appena le nuove disposizioni saranno adottate, la Commissione si riserva la facoltà di verificare cha tutte le possibilità offerte dal diritto comunitario siano pienamente messe a profitto negli Stati membri.
La procedura contro la Francia è stata aperta nel 2000 e l¿esecutivo europeo ha dato prova di gran pazienza verso il paese transalpino, a cui Bruxelles rimprovera anche di esigere dagli operatori privati contributi esagerati per il finanziamento del servizio pubblico universale.
Per le prossime settimane è attesa anche una decisone della Commissione nell¿ambito dell¿inchiesta sul finanziamento per 9 miliardi di euro concesso dal governo a France Télécom tra giugno e luglio del 2002 e che potrebbe essere giudicato come un aiuto di Stato, quindi illegale e lesivo della concorrenza.
Lo Stato ¿ azionista al 55% dell¿operatore ¿ aveva accordato il prestito per permettere a France Télécom di affrontare eventuali problemi derivanti dalla sua ingente esposizione debitoria, che all¿epoca ammontava a circa 70 miliardi di euro.
Il prestito non sarebbe mai stato utilizzato, ma la Commissione vuole chiarire ugualmente se si è trattato di un aiuto di Stato, concesso a tassi di interesse ridotti.
Il ministro dell¿Industria francese – Patrick Devedjian ¿ ha intanto dichiarato che lo Stato non ha intenzione di restare a lungo azionista di maggioranza dell¿operatore, pur non fornendo altri dettagli per evitare ripercussioni sull¿andamento del titolo in Borsa.
La fusione di Wanadoo ¿ filiale internet di FT ¿ con la casa madre, potrebbe infatti condurre il governo a scendere sotto la soglia del 50% del capitale, un¿operazione possibile giuridicamente grazie a una legge votata alla fine del 2003 e che ha aperto la strada alla privatizzazione del maggiore operatore tlc francese.
Si tratta ancora di dichiarazioni teoriche ¿ ha indicato il presidente del gruppo Thierry Breton ¿ in base alle quali il governo potrebbe passare a controllare il 49,8% del capitale.
L¿attuale partecipazione statale corrisponde a un montante di oltre 25 miliardi di euro.
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