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La presenza di sostanze altamente tossiche all¿interno di oggetti di largo consumo come televisori, elettrodomestici, computer e telefonini, è una questione che coinvolge sempre più i costruttori mondiali di prodotti elettronici.
Molti di loro, a parte qualche vaga promessa, non hanno però garantito nessun impegno concreto volto a bandire questi composti chimicipersistenti.
Le cose comunque sembra stiano cambiando, dal momento che una tra le maggiori società attive nell¿elettronica consumer, la coreana Samsung, ha accettato l¿invito di Greenpeace a eliminare le sostanze inquinanti dai propri prodotti.
L¿associazione ambientalista, in seguito alle verifiche effettuate su un cellulare e un televisore della Samsung aveva infatti rinvenuto sostanze quali ftalati, ritardanti di fiamma bromurati, muschio sintetico, alchilfenoli o organostannici, che se da una parte hanno lo scopo di tutelare la salute umana, dall”altra sono composti chimici persistenti nell”ambiente e soggetti a bioaccumulo.
Test di laboratorio, hanno confermato la loro pericolosità per il sistema riproduttivo e per quello neurovegetativo degli animali e, forse, anche degli esseri umani.
Negli ultimi mesi, Greenpeace ha tenuto diversi colloqui con la Samsung sull¿uso di ftalati e ritardanti di fiamma bromurati nei suoi prodotti, e l¿azienda infine ha deciso l¿eliminazione di queste sostanze e il passaggio ad alternative più pulite.
La Samsung diventa così la prima azienda ad assumere impegni concreti da quando Greenpeace ha avviato questa campagna e nella guida diffusa dall¿associazione, oggi pubblicata in italiano, il giudizio passa da ¿rosso¿ (non ha risposto, non si impegna) a ¿giallo¿ (ha avviato una politica di eliminazione dei composti pericolosi, indicando delle scadenze precise).
Non tutte le società del settore, hanno però dimostrato la stessa sensibilità di Samsung nel rispondere a un problema così delicato.
La statunitense Motorola ad esempio, sta attuando una politica di limitazione delle sostanze, come richiesto dalle ultime normative introdotte nell¿Unione europea, ma non ha alcun programma di eliminazione graduale delle sostanze pericolose o del PVC.
Nokia, spiega invece Greenpeace, ha informato che i suoi prodotti contengono una o due sostanze chimiche pericolose, ma ha anche inviato i dettagli del programma per l¿eliminazione graduale dell¿impiego di tali sostanze.
Nokia si impegna ad eliminare o ridurre l¿uso del PVC e dei ritardanti di fiamma bromurati in futuro, e raccomanda ai propri fornitori di ricercare soluzioni alternative. Anche se non è attualmente ancora in grado di fornire una
data entro la quale tale obiettivo potrà essere raggiunto.
Codice rosso invece per la joint venture nippo svedese Sony-Ericcson che non si è neanche degnata di rispondere alle lettere di sollecitazione di Greenpeace, nonostante sia stata contattata più di una volta.
¿Evidentemente – spiega l¿organizzazione – non ritengono che i loro clienti abbiano il diritto di sapere cosa contengono i prodotti che acquistano. Sony-Ericsson è stata contattata in tre paesi, e non abbiamo ricevuto alcuna risposta¿
Lo stesso dicasi per i maggiori produttori di Personal computer mondiali, che non sembrano molto propensi a cambiare politica.
Tra questi il colosso HP, i cui prodotti ¿ come rilevato dalle analisi di Greenpeace – contengono alti livelli di ritardanti di fiamma bromurati, senza che la società abbia varato un chiaro programma per specificare i tempi di eliminazione delle sostanze chimiche pericolose. L”azienda sta comunque tentando di ridurre l”uso dei ritardanti di fiamma bromurati e della plastica in PVC.
Ecco perché la decisione della Samsung ¿¿deve essere un esempio per le altre aziende e costituire un modello per una nuova politica europea della chimica, attualmente allo studio da parte dell¿Unione Europea¿, ha dichiarato Vittoria Polidori, responsabile inquinamento di Greenpeace.
L¿eliminazione dei composti chimici più pericolosi, il cui impatto viene registrato anche in piccole concentrazioni (alcuni sono noti come perturbatori del sistema ormonale), è quanto mai urgente, vista la loro capacità di viaggiare a notevole distanza e permanere nell¿ambiente.
Regor Margetson, responsabile politiche ambientali di Samsung Electronics Europe ha fatto sapere che la Samsung ha ¿¿sempre preso in seria considerazione la questione ambientale: la critica di Greenpeace ci ha spinto a rivalutare in nostri obiettivi ed esaminare cosa fosse realmente possibile. Abbiamo fatto una scelta ambiziosa perché vogliamo diventare un¿azienda più sostenibile e questo ha un prezzo¿.
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