Europa
La Commissione europea ha riaperto un¿indagine su Intel, per verificare se le attività commerciali del colosso mondiale dei chip sono corrette o viziate da pratiche di marketing abusive.
L¿inchiesta, ferma da tre anni, era partita su segnalazione del rivale di Intel, Advanced Micro Devices (AMD), che già nel 2001 denunciò le pratiche anti-concorrenziali di Intel.
La Ue allora aprì un¿indagine per abuso di posizione dominante nel mercato dei microprocessori per Windows, abuso compiuto attraverso operazioni di marketing non proprio ortodosse.
La compagnia, infatti, paga di tasca propria tutte le pubblicità di quei costruttori di computer che mostrino il suo logo o facciano ascoltare il suo famoso jingle ¿Intel Inside¿. Questo sistema viene applicato a circa 1500 produttori nel mondo, di cui 800 europei.
Niente di strano se questo tipo di pratica è eseguita da una società che non sia in posizione dominante, ma Intel è in una posizione dominante e deve quindi dimostrare di non voler eliminare dal mercato le società più piccole.
Bruxelles ha quindi deciso di riaprire il fascicolo in seguito a nuove segnalazioni provenienti anche stavolta da AMD e che hanno causato, nel mese di aprile, l¿incriminazione formale di Italia e Germania, accusate di aver favorito l¿uso di chip Intel sul mercato, dettando particolari procedure che avrebbero escluso senza motivo la concorrenza nell¿ambito di bandi pubblici per la fornitura di materiale informatico.
L¿indagine è ancora agli inizi e la portavoce del commissario Mario Monti ha preferito commentare con un laconico avvertimento a non saltare subito alla conclusione che c¿è un vero e proprio caso contro Intel.
“E” corretto – spiega Amalia Torres ¿ caratterizzare questa fase come una nuova fase di ricerca dei fatti”.
Tant¿è. La Commissione intanto ha ricominciato a inviare a produttori e rivenditori di computer, questionari estremamente dettagliati sulle pratiche commerciali del colosso.
Sembra che il commissario alla Concorrenza stia indagando anche sulla maniera in cui Intel costruisce le connessioni ¿bus¿ che collegano i chip agli altri componenti di un computer.
E se l¿esito dell¿indagine dovesse dimostrare che Intel ha violato le norme comunitarie in materia di antitrust, la compagnia potrebbe ricevere una multa esemplare, pari al 10 percento delle sue vendite.
Ad aprile anche la sede giapponese di Intel aveva subito una meticolosa ispezione da parte dell¿antitrust nipponico.
Il portavoce di AMD ha riferito che la società ¿¿saluta ogni sviluppo che promuova la competizione nel settore dell”informatica europea¿, mentre Intel ha fatto sapere che continuerà a collaborare con le autorità come ha fatto finora.
Ma l¿orizzonte per il gigante dei chip non può definirsi proprio tranquillo, dal momento che a seguire l¿indagine, sarà lo stesso gruppo che ha svolto l¿inchiesta su un altro colosso Usa accusato di abuso di posizione dominante: la Microsoft di Bill Gates.
Il fascicolo su Microsoft si è chiuso con una maxi multa da 497 milioni di euro, una sanzione record affiancata dall”ingiunzione di cambiare linea di condotta, rispetto a quella che sinora – a giudizio dell¿Antitrust – ha permesso di ostacolare la libera concorrenza sul mercato dei sistemi operativi per personal computer.
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