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Google è ormai senza ombra di dubbio il re della ricerca sul web, ma i suoi progetti di diversificazione nei servizi Internet potrebbero rendere la società più fragile in vista della sua introduzione in Borsa.
Questo almeno secondo l¿agenzia di rating Standard and Poor”s che, nel rapporto che generalmente viene stilato per tutte le società che si avviano alla quotazione, ha delineato i punti forti e quelli deboli di Google.
Il valore della compagnia si aggira tra i 33 e i 40 miliardi di dollari, ma la società potrebbe incontrare delle difficoltà in seguito all¿allargamento dei suoi servizi, che prevede l¿offerta di uno strumento di comparazione dei prezzi per l¿e-commerce, di nuovi servizi di discussione in linea e di posta elettronica.
SP sottolinea che il valore di Borsa di Google è stato stabilito comparando la società con quelli che vengono considerati i suoi rivali più prossimi.
¿Per il 2004, abbiamo calcolato che il fatturato di Google dovrebbe quasi raddoppiare ¿ in rapporto ai 961 milioni di dollari del 2003 ¿ ma i margini si ridurranno un po¿ in ragione di investimenti più elevati¿, ha riferito Scott Kessler di SP.
¿Allo stesso tempo riteniamo che Google e le sue azioni dovranno affrontare dei rischi legati alla standardizzazione dell¿offerta, alle difficoltà legate all¿introduzione di nuovi prodotti e servizi e alla concorrenza dei rivali Yahoo e Microsoft¿, ha aggiunto Kessler.
Yahoo, ad esempio, raggiunge attualmente una capitalizzazione di Borsa di 43,8 miliardi di dollari.
Google è un¿azienda ancora giovane che ha poca esperienza in fatto di investimenti e che ha optato per un metodo di attribuzione delle azioni ancora tutto da verificare, spiega ancora SP.
L¿annuncio ufficiale dell¿IPO è stato fatto il 29 aprile scorso quando la società ha fornito alla SEC la documentazione necessaria per quotarsi, sperando di raccogliere dalla collocazione ¿ che avverrà attraverso un¿asta on line per garantire la massima democraticità e trasparenza ¿ almeno 2,7 miliardi di dollari.
Larry Page e Sergy Brin ¿ i due ex studenti di Stanford che hanno fondato la società nel 1998 ¿ hanno infatti cercato di preparare l¿operazione in modo tale da non alimentare alcun tipo di speculazione: ecco perché il collocamento si discosterà dalle IPO tradizionali ¿ per favorire i piccoli investitori e non le grandi istituzioni – e la società continuerà ad essere guidata da loro e dal direttore generale Eric Schmidt.
I due fondatori non intendono piegarsi alle rigide regole della Borsa e continueranno a conservare pieno potere decisionale anche dopo la quotazione, né tanto meno intendono riaprire la dolorosa pagina delle speculazioni che ha portato, nel 2000, al crollo del sogno della new economy.
Certo, il processo è molto più economico, e democratico, delle IPO tradizionali, ma la cosiddetta ¿asta olandese¿ ¿ che i fondatori hanno scelto come metodo per piazzare le azioni ¿ è stata anche la causa dell¿insuccesso di molti collocamenti negli anni del boom.
L¿asta olandese prevede che il prezzo iniziale sia stabilito dal banditore che, progressivamente lo abbassa fino a quando non si presenta un compratore.
Questo tipo di vendita, secondo gli analisti causerebbe straordinarie oscillazioni dei prezzi e confusione negli investitori.
In teoria, infatti, potrebbero esserci più offerte che azioni disponibili, così che le azioni sono poi assegnate in base a formule complesse e ancora non ben definite.
Bisognerà dunque aspettare e vedere se il successo unanime ottenuto dal lato user si ripeterà anche dal lato investor.
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Consulta inoltre il Rapporto:
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