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A un anno e mezzo di distanza dalla morte del fratello Gianni, è morto stanotte Umberto Agnelli, 68 anni, presidente della Fiat. E¿ deceduto intorno all”una di questa notte nella sua casa di Torino. Era nato a Losanna, in Svizzera il 1° novembre del 1934. Aveva perso il figlio Giovannino, giovanissimo, nel 1997 ed ora ha ceduto anche lui al male che ha causato la scomparsa di quasi tutta la sua famiglia.
Ieri accanto a lui erano presenti accanto al presidente della Fiat la moglie Allegra ed i figli Andrea ed Anna.
La sua salma resterà oggi nella casa de La Mandria, la tenuta di Venaria Reale alle porte di Torino.
I funerali di svolgeranno sabato alle ore 18 in forma privata a Villar Perosa. Prima sarà allestita una camera ardente al Centro Storico della Fiat, dalle ore 9 alle 17,30.
Nella storia della famiglia Agnelli, Umberto ha sempre avuto un ruolo secondario, rispetto a quello del fratello maggiore Gianni, molto più esuberante, fino a quando è passato alla guida della società di famiglia, nel gennaio 2003, quando morì il fratello.
“Il dottore“, come lo chiamavano in azienda, ha sempre lavorato per la famiglia con un ruolo meno pubblico e non sempre allineato a quello del fratello maggiore. Un uomo molto riservato, assente dalla cronache mondane.
La notizia della sua malattia era stata data per la prima volta l”8 maggio scorso dal Financial Times, dopo la sua ultima comparsa in pubblico il 26 aprile, quando presenziò alla cerimonia di conferimento della laurea ad honorem in Veterinaria alla moglie Allegra.
Dopo la sua assenza al Cda dell”11 maggio, che aveva presieduto in videoconferenza, le condizioni di Umberto erano evidentemente peggiorate.
Umberto Agnelli è il più giovane nella terza generazione degli Agnelli, dopo il nonno fondatore e il padre Edoardo scomparso prematuramente per un incidente aereo.
Primo incarico in Fiat nel 1968, agli affari internazionali, arriva al vertice del Gruppo nei difficilissimi anni 70, quando il fratello Giovanni assume la presidenza degli industriali.
Tra la contestazione operaia e la grande crisi petrolifera che mette in forse le prospettive dell”automobile, il fratello giovane mette mano per la prima volta alla struttura della conglomerata ordinandone la struttura in holding di settore.
Breve la sua parentesi in politica. Umberto è senatore per la Dc dal 1976 al 1979, diversamente anche qui da Gianni, senatore a vita.
Umberto resta vicepresidente Fiat fino al 1993. Dovrebbe prendere il posto dell”Avvocato nel 1996. E” tutto deciso, ma alla fine l”incarico è assunto da Cesare Romiti.
Umberto sposta tutto il suo impegno su Ifil, la piccola holding finanziaria che in poco tempo diventa il polo di equilibrio (alimentare, turismo ecc) di un gruppo che vede troppo ancorato all”automobile. Umberto è anche presidente della Juventus metà degli anni 90 dove la sua gestione si contraddistingue per il rigore nella gestione dei bilanci.
Rispetto al fratello Gianni sembra in questi anni l”anima della famiglia più favorevole ad abbandonare il settore dell”auto e a puntare sulla diversificazione.
In quegli anni insieme al fratello Giovanni punta sul cambio generazionale e al figlio Giovanni Alberto come prossima guida del gruppo.
Giovannino è giovane, forte, una esperienza brillante al vertice della Piaggio (l”azienda della famiglia della madre). La famiglia si affida a lui per il futuro, ma un tumore incurabile porta via in pochi mesi nel 1997 l”erede designato all”impero Fiat.
Quando, nel gennaio 2003 scompare anche il fratello Giovanni, Umberto deve assumere l”incarico di salvare una azienda in forti difficoltà e tenere unita la famiglia che si è ormai molto ramificata.
La Fiat del 2002 è un gruppo da 55,6 miliardi di fatturato, ma con una perdita operativa di 760 milioni e una perdita consolidata record di 4.263 milioni.
La perdita netta di competenza del gruppo ammonta a 3.948 milioni e la posizione finanziaria è negativa per 5,8 milioni.
Per far fronte alla situazione le maggiori banche italiane hanno dato all”azienda 3 miliardi di euro con un prestito convertendo che alla scadenza, nel 2005, potrebbe diluire la quota degli Agnelli a un livello poco superiore a quello degli istituti di credito. Il settore auto è il punto debole, con 1,343 milioni di perdita operativa.
Dopo la morte del fratello ha dovuto riprendere la tradizione della casa torinese per il suo risanamento. All”aumento di capitale accompagna la decisione su nuovi vertici mentre al Lingotto si punta su nuovi modelli.
Umberto prende il posto di Paolo Fresco alla presidenza Fiat e insedia il nuovo amministratore delegato Giuseppe Morchio come uomo forte del gruppo.
Al tempo stesso si vendono alcune partecipazioni considerate accessorie al business centrale del gruppo come Fiatavio e Toro assicurazioni, in modo da riequilibrare la finanza e sostenere lo sviluppo.
Se Jaki Elkann è l”erede designato di casa Fiat, Umberto Agnelli ne diventa con la morte dell”Avvocato nel gennaio dell”anno scorso il dominus vero.
Il fratello minore di Gianni Agnelli è il settimo figlio di Virginia Bourbon del Monte e di Edoardo Agnelli, il primogenito del fondatore della Fiat che morirà ad appena 42 anni. Umberto nel 1957 sposa Antonella Bechi Piaggio che gli darà un figlio, Giovanni Alberto, ma il matrimonio dopo poco tempo è destinato a finire. In seconde nozze, nel 1974, Umberto sposa Allegra Caracciolo. Nasceranno Andrea nel 1976 e Anna nel 1977.
Gianni Agnelli indicò una prima volta il fratello come suo successore di fronte alla famiglia in occasione del cinquantesimo compleanno di Umberto, il 3 ottobre del 1984, ma la strada tracciata per ”l”erede” si rivelò meno facile del previsto. L”emarginazione di Umberto in Fiat comincia infatti nel 1974 quando a Torino arriva Cesare Romiti. Da allora Umberto dovette progressivamente rassegnarsi ad un ruolo di secondo piano, fino alla rinuncia agli incarichi operativi nel 1980 e all”estromissione definitiva nel ”98. A ostacolarlo fu sempre l”opposizione di Enrico Cuccia. L”ultima, quella definitiva avvenne alla fine degli anni 90.
Nonostante Mediobanca, l”Avvocato lo aveva indicato, appunto, come suo successore ma Cuccia non tornò indietro e, accorso per la seconda volta al capezzale della Fiat, nel ¿98 (la prima era stata a fine anni settanta quando aveva salvato il gruppo torinese con la partecipazione dei capitali libici di Gheddafi) volle Romiti quale successore dell”Avvocato in cambio di un maxiaumento di capitale.
Lascia così definitivamente la Fiat per dedicarsi a tempo pieno, come ad e vicepresidente, di Ifi e Ifil, le due casseforti di famiglia.
Umberto Agnelli ha mostrato negli anni le sue qualità di manager di successo, trasformando la sua Ifil da piccola partecipata in una holding diversificata, più volte chiamata a sostenere finanziariamente la casa madre da cui era stato escluso.
L”impero che fa capo a “Giovanni Agnelli & C.”, è vastissimo e va dalle auto alle banche, dalle macchine agricole alle assicurazioni, dai veicoli industriali alla grande distribuzione, dalle telecomunicazioni all”editoria.
Il capitale è interamente posseduto dalle famiglie Agnelli e Nasi.
Attraverso Ifi gli Agnelli possiedono importanti controllate nell”editoria, nelle telecomunicazioni e nei media.
Ifi possiede il 100% di Itedi, società capo settore che raggruppa le attività editoriali.
L”Itedi, Italiana Edizioni S.p.A., nasce nel 1980 dall”esigenza della Fiat di far confluire i propri interessi nel campo dell”editoria e della comunicazione, rappresentati da 14 Società, in un unico Settore. Un processo di razionalizzazione del proprio portafoglio partecipazioni, culminato nel 1999 con la cessione della Satiz (editoria industriale), ha consentito ad Itedi di concentrarsi in campo editoriale tramite l”Editrice La Stampa e nel settore della raccolta pubblicitaria attraverso la Publikompass.
Tramite Toro Assicurazioni il 2.1% di Olivetti e possiede il 3.1% di Atlanet, società che opera nell”ambito della telefonia fissa, trasmissione dati e Internet.
Attraverso Finelco, il Gruppo ha partecipazioni anche in Radio Monte Carlo e Radio 105 Network.
Attraverso Fiat Partecipazioni controlla una quota del 10,19% di Rcs MediaGroup attiva nell”editoria in genere e con importanti partecipazioni all”estero.
Ed era proprio la vicenda Rcs che era recentemente al centro di vari dibattiti. La famiglia Agnelli insieme a Mediobanca sono attualmente i maggiori oppositori dei nuovi piani della famiglia Romiti.
Alcune settimane fa, infatti, Cesare Romiti, che possiede il 9% attraverso la holding Gemina, aveva proposto ai propri azionisti di scindere il Gruppo Rcs in due unità distinte.
Da quel momento è iniziato un vero e proprio braccio di ferro tra gli azionisti per sapere quali asset usciranno e chi possiederà cosa.
I Romiti avrebbero voluto separare le attività della stampa ¿ Corriere della Sera, Gazzetta dello Sport, El Mundo e altre riviste ¿ da quelle che riguardano l¿editoria – Rizzoli, Fabbri, Bompiani in Italia, Flammarion in Francia ¿ per dar vita a due società separate, prevedendo poi la quotazione in Borsa della società scissa, Rcs2.
Si sosteneva infatti che la famiglia Romiti stava considerando l¿ipotesi di in un primo Gruppo, Rcs1 (stampa) che sarebbe finito nella mani degli attuali azionisti, e di un¿altra unità, Rcs2 (editoria, compresa la quota di El Mundo), che sarebbe toccata alla società Gemina che fa capo alla famiglia Romiti e ad altri azionisti Rcs, da Tronchetti Provera a Pesenti, da Generali a Edison.
Secondo le indiscrezioni, la famiglia Romiti voleva prendere il controllo della maggioranza di Rcs2, conservando però delle quote in Rcs1.
Spin off che sembra ormai tramontato. Secondo le indiscrezioni dell¿ultima ora l¿uscita di Gemina dal patto di sindacato di Rcs MediaGroup potrebbe avvenire in due fasi. Entro fine giugno Gemina potrebbe escludere dal patto poco più della metà della sua quota favorendo l”ingresso dei tre nuovi candidati (Diego Della Valle, Salvatore Ligresti e Francesco Merloni). La quota residua resterebbe vincolata al sindacato, ma con una opzione di cessione ai soci oppure a disposizione qualora dovesse tornare l”ipotesi di scissione della Rcs Libri.
Il piano in realtà non ha convinto alcuni membri del patto, in particolare la Fiat. L¿azienda automobilistica si sarebbe alleata con Mediobanca, Generali, Pirelli e con la famiglia Pesenti per difendere la tesi di una società Rcs2 interamente consacrata all¿edizione, quindi senza le partecipazioni di El Mundo.
Questi stessi azionisti si opponevano anche all¿ipotesi che i Romiti mantenessero un piede anche dentro Rcs1.
Proprio ieri l¿Ad di Fiat Morchio ha dichiarato di sperare in una soluzione positiva della discussione sui futuri assetti di Rcs MediaGroup.
“Lavoriamo per un accordo futuro che costituisca una base per l”azienda. Confido che troveremo una buona soluzione” ha detto Morchio interpellato dai giornalisti a margine dell”assemblea di Confindustria.
“Siamo azionisti importanti (di Rcs) e continueremo a esserlo, è una buona azienda con buone possibilità di essere valorizzata” ha spiegato l”Ad di Fiat ai giornalisti.
“Quando parlo di valorizzazione parlo, di aziende che crescono” ha poi precisato.
Il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi ha inviato stamani alla Signora Allegra Caracciolo Agnelli, il seguente messaggio: ¿Cara Signora, Franca ed io siamo profondamente addolorati per la scomparsa del Senatore Umberto Agnelli. Dopo una vita di forte impegno nell”economia, nel sociale, nella politica e nella cultura Egli ha consacrato il Suo grande ingegno e tutte le sue forze, sino alla fine, al rilancio della grande impresa a cui e” legato il nome della Sua famiglia, per il bene della Sua Torino. Non possono non essergli state di conforto, nei Suoi ultimi giorni, la consapevolezza di avere bene avviato l”opera di risanamento di questa impresa, la certezza del sentimento di gratitudine della Sua città e dell”Italia intera. Con tutto il cuore siamo vicini, cara Signora, a Lei, ai Suoi figli, alla famiglia¿.
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Per ulteriori approfondimenti, leggi:
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