Mondo
Con la crescita dello spam come fenomeno globale, stanno emergendo dei veri e propri ¿hotspot¿ delle eMail spazzatura, ovvero quei Paesi in cui il flusso di questa posta è molto più alto che in altri.
Secondo MessageLabs, più dei due terzi (67,7%) delle eMail filtrate dalla società nell¿ultimo mese sono stati identificati come spam.
MessageLabs indica inoltre significative variazioni regionali nei volumi di ricezione di ¿junk mail¿, nonostante i diversi tentativi legislativi volti ad arginare il fenomeno.
Attualmente, i Paesi più colpiti sono gli Stati Uniti, la Gran Bretagna, l¿Australia e Hong Kong che ricevono oltre il 97% dei volumi globali di spam filtrati da MessageLabs.
Gli Usa si classificano al primo posto tra i Paesi colpiti, con una percentuale dell¿83% di spam sul totale delle eMail ricevute. Segue la Gran Bretagna con il 52%, la Germania col 41%, l¿Australia col 32% e l¿Olanda col 30%. A Hong Kong lo spam rappresenta il 27% del totale.
È evidente, dunque, che gli obiettivi principali degli astuti spammer sono i Paesi di lingua inglese e quelli dove la penetrazione di Internet e della posta elettronica è tra le più alte.
¿Gli Stati Uniti si presentano come il maggiore bersaglio degli spammer in termini di accesso a Internet e utilizzo delle eMail come mezzi di comunicazione ¿ spiega il CTO di MessageLabs, Mark Sunner ¿ Ma è solo una questione di tempo perché anche la Gran Bretagna cominci a ricevere flussi così massicci di posta spazzatura, diciamo sei mesi. Tra un anno sarà invece la volta dei Paesi dell¿Asia-Pacifico. Quando si tratta di Internet, infatti, quando gli Usa starnutiscono, il resto del mondo si prende il raffreddore¿.
Per quanto riguarda invece l¿origine dello spam, la capitale mondiale resta Boca Raton, Florida. E questa non è una coincidenza, secondo MessageLabs.
Intanto, uno studio della società rivale Clearswift ha indicato che lo spam finanziario (quei messaggi che propongono prestiti a tassi super agevolati) sta per scalzare quello farmaceutico dalla prima posizione in termini di invadenza, con percentuali rispettivamente del 37,8 e 40 per cento (contro il 57% e il 26% di marzo).
Nel mese di febbraio 2004, lo spam farmaceutico rappresentava appena l¿11% dello spam bloccato da Clearswift.
Fortunatamente, diminuisce invece lo spam pornografico, che ha raggiunto i livelli più bassi dal giugno 2003. Un anno fa, il porno spam rappresentava il 22% del totale bloccato da Clearswift, ma da allora ha cominciato a ridursi e rappresenta ora il 5% del totale della posta spazzatura bloccata da Clearswift.
La scorsa settimana negli Usa è inoltre entrata in vigore una legge in base alla quale lo spam pornografico dovrà contenere la dicitura “SEXUALLY-EXPLICIT” nell¿oggetto.
Le leggi Usa (il contestato CAN-SPAM Act) permettono alle aziende di inviare posta senza il consenso esplicito del destinatario ma criminalizzano chi nasconde l¿origine dei messaggi.
Gli Stati uniti hanno seguito la linea dell¿opt-out: pur non vietando le junk mail ( posta da cestinare) la legge consente di richiedere la rimozione del proprio account di posta dalle famigerate liste di distribuzione degli spammer. I reclami non potranno però essere avanzati singolarmente ma presentati agli Isp responsabili, ai quali tocca la denuncia formale.
L¿Unione Europea è corsa ai ripari ancora prima, elaborando una normativa ad hoc relativa alla protezione dei dati: la direttiva 2002/58/CE, in linea anche con la strategia dell¿opt-in, prevede che il destinatario delle comunicazioni esprima il consenso a ricevere i messaggi pubblicitari. Allo stesso tempo, l¿utente conserva il diritto di richiedere la cancellazione del proprio nominativo dalle mailing list.
L¿ Italia, Paese tra i primi a recepire la direttiva europea, il Codice unico delle Comunicazioni elettroniche 2003 prevede la possibilità di denuncia e sanzioni fino a 90mila euro, nonché, nei casi più gravi, la reclusione da sei mesi a tre anni.
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