Italia
L”ufficio di presidenza della Commissione parlamentare di vigilanza deciderà nella giornata di oggi quando esaminare e votare la risoluzione presentata dal centrosinistra che considera, con le dimissione della presidente della Rai, Lucia Annunziata, ¿esaurita la formula basata sul presidente di garanzia stabilita dai Presidenti delle Camere¿.
L¿opposizione infatti, all¿indomani delle dimissioni presentate dalla Annunziata, ha chiesto l¿immediato scioglimento del Cda di Viale Mazzini, essendo nel frattempo stata approvata laLegge Gasparri cheprevede nuovi criteri di nomina per i vertici dell¿emittenza pubblica.
Il documento delle opposizioni invita quindi a ripristinare il pluralismo nel vertice della Rai ¿procedendo alla nomina del nuovo Cda con i criteri previsti dalla legge Gasparri¿. Il presidente della Commissione, Claudio Petruccioli, metterà all”esame e in votazione anche le altre mozioni che potranno venire presentate sull”argomento.
Posizione però non condivisa dalla maggioranza e dal Ministro dell¿Economia, Giulio Tremonti, a cui la nuova legge riconosce il potere di nomina del nuovo presidente, precedentemente affidato ai presidenti di Camera e Senato.
L¿11 maggio scorso, Tremonti ha indirizzato una lettera agli attuali membri del Cda Rai – Giorgio Rumi, Francesco Alberoni, Marcello Veneziani e Angelo Maria Petroni – per chiedere loro di restare in carica.
Un portavoce della Rai ha riferito alle agenzie di stampa che “Tremonti li ha invitati a rimanere“.
Secondo gli articoli 20 e 21 della legge Gasparri, la Rai avrà un Cda di 9 membri che resteranno in carica tre anni e rieleggibili una sola volta.
Fino alla prima fase della privatizzazione (alienazione del 10% del capitale), sarà la Commissione di Vigilanza a nominare sette membri del Cda (con voto limitato ad uno, cioè 4 alla maggioranza e 3 all”opposizione), mentre gli altri due, tra cui il presidente, saranno invece scelti dal Ministero dell”Economia. La nomina del presidente diventa efficace con il sì, a due terzi, della Vigilanza.
Le nuove disposizioni normative prevedono tra l¿altro la nomina del nuovo Cda a circa 9 mesi dall”entrata in vigore della normativa. Per cui, gli attuali vertici dovrebbero rimanere in carica fino a febbraio 2005.
Tremonti ha richiamato i consiglieri al senso di responsabilità. La missiva contiene un invito ai consiglieri a mantenere il loro incarico e a svolgerlo nel modo più adeguato per il bene dell”azienda.
I consiglieri, in una nota del giorno dopo, ¿prendono doverosamente atto della lettera del ministro dell”Economia e delle Finanze, che nella sua qualità di azionista di riferimento esorta alla continuità degli organi societari dell”azienda””. Inoltre i consiglieri ¿¿assicurano che agiranno nel miglior interesse della Rai sia sotto il suo profilo di titolare del servizio pubblico radiotelevisivo, sia sotto il suo profilo aziendale¿.
Diversa la posizione del consigliere Giorgio Rumi, ¿¿dopo le elezioni mi dimetterò perché non credo che questo Cda, nato con la filosofia del 4+1 e dunque del presidente di garanzia, possa andare avanti come se niente fosse con uno schema 4-0. Viene meno la legittimità complessiva del Consiglio e la rappresentanza di una parte del Paese. Tutto questo l”ho già spiegato ai consiglieri e al Direttore generale in Cda perché mi sembrava doveroso dirlo prima a loro¿.
In un¿intervista concessa oggi al quotidiano Europa, Rumi conferma la propria scelta, ¿Dopo le elezioni sarò fuori“.
Il consigliere di amministrazione ribadisce che lascerà il Cda dopo il 13 Giugno e che a suo avviso il Consiglio non potrà proseguire il suo cammino con tre soli componenti.
Rumi conferma che gli è stato proposto di assumere la presidenza Rai, ma che non ha nessuna intenzione di accettare, perché lascerà presto i vertici di Viale Mazzini.
¿Ringrazio sentitamente chi ha pensato a me – spiega – ma sarebbe contraddittorio fare il presidente di un Consiglio d”amministrazione nel quale non mi ritrovo, con una formula che non è più quella originaria. Proprio io, che da subito ho negato la validità del quattro a zero”.
Il consigliere rivela che avrebbe voluto lasciare il Consiglio subito dopo le dimissioni di Lucia Annunziata e che è stato il ministro Tremonti a convincerlo a rinviare la sua decisione. Anche se avrebbe preferito un intervento istituzionale da parte dei presidenti di Camera e Senato, il professor Rumi spiega che “dopo l”appello dell”azionista andare via voleva dire scappare e quindi ho deciso di restare fino al 13 giugno”.
E forse il rinvio della nomina del consigliere Francesco Alberoni, a presidente della Rai, è stato determinato proprio dall¿intenzione di voler convincere Rumi a rimanere in seno al Consiglio, proponendogli la stessa presidenza.
Come Rumi stesso precisa, nessuno potrà dissuaderlo. E chiaramente non sarà possibile portare avanti un Consiglio a tre, ¿un triciclo¿, come lo ha definito Rumi. Il consigliere non condivide neanche i criteri di nomina previsti dalla legge Gasparri, ¿perché introducono un metodo di governance troppo partitocratrico, mentre il quattro più uno era più istituzionale¿.
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