Europa
Un¿esigua maggioranza del Consiglio dei ministri Ue ha adottato una posizione comune favorevole alla brevettabilità dei software ¿all¿americana¿.
Come prevedibile, il Consiglio europeo dei ministri dell¿industria e della Ricerca, riunitosi il martedì a Bruxelles, ha completamente rimaneggiato il progetto di ¿Direttiva relativa alla brevettabilità dei software¿, come emendata dal Palamento Ue.
I 25 ministri si sono dunque accordati su una ¿posizione comune¿, resa necessaria dall¿incompatibilità tra il testo iniziale della Commissione e quello pesantemente emendato del Parlamento nel settembre 2003.
L”organo, che vedeva presenti per l”Italia il ministro dell”Industria Antonio Marzano, quello per le Politiche Europee Rocco Buttiglione e Letizia Moratti per l”Istruzione, l”Università e la Ricerca, ha ritirato parte delle modifiche che erano state imposte da Strasburgo alla proposta originaria e che restringevano la possibilità di brevettare i software.
La Direttiva tornerà al Parlamento Ue per un ulteriore voto, previsto l¿autunno prossimo. Se Strasburgo riuscirà a modificare il provvedimento, il Consiglio avrà diritto a una seconda lettura e, in caso di ulteriore disaccordo, sarà convocato un comitato di conciliazione che avrà sei settimane di tempo per raggiungere un”intesa.
Parzialmente sviluppata nel febbraio scorso, la posizione comune, come inizialmente concepita, aveva messo in allerta gli oppositori alla brevettabilità dei software. Il nuovo documento elimina i principali emendamenti votati dagli eurodeputati, per respingere la brevettabilità su modello americano.
La direttiva sulla brevettabilità dei software è stata presentata dalla Commissione europea per regolamentare l¿ampia e complessa legislazione in materia di brevetti, che si basa ancora sulla Convenzione europea sui brevetti di Monaco del 1973, che considera il software un”opera dell”ingegno e in quanto tale ne esclude la brevettabilità.
La proposta originaria della Commissione andava nel senso di legalizzare la pratica all¿americana di rilascio dei brevetti software.
Gli emendamenti del Parlamento Ue alla proposta miravano a dar spazio alla voce degli operatori del settore e ai politivi vicini ai sostenitori dell¿open source, asserendo che la brevettabilità del software non incoraggia l”innovazione, ma mette a rischio la libertà di creazione dei programmi e la sopravvivenza di sviluppatori indipendenti e piccole e medie imprese informatiche.
Per spiegare le modifiche apportate, il Consiglio si è limitato a dedicare mezza pagina di un resoconto diffuso alla stampa il 18 maggio scorso (pagina 16 del Pdf ¿ testo in inglese).
Secondo un conteggio dei voti effettuati dalla FFII, il principale intercollettivo europeo che si batte contro l¿adozione di un regime ¿all¿americana¿, lo scarto dei voti è stato minimo.
Italia, Belgio, Danimarca, e Austria hanno rifiutato di sostenere il nuovo testo, come anche la Spagna che ha votato contro.
Svezia, Gran Bretagna, Francia, Paesi Bassi, Repubblica Ceca e Ungheria si sono pronunciati a favore. Contro il testo ci sono stati 30 voti; sarebbero stati sufficienti 7 voti per bloccarlo.
La Germania ha esitato, ma poi ha votato a favore. La Francia, la cui posizione era tradizionalmente sfavorevole alla brevettabilità dei software, espressa dai ministri dei precedenti governi come anche dal presidente della Repubblica stessa, ha cambiato casacca.
In sostanza, secondo la FFII ha sostenuto il compromesso del Consiglio Ue, limitandosi all¿avvertimento che ¿avrebbe vigilato sul lavoro del Parlamento¿, spiegando di voler pervenire a una Direttiva non ambigua, con un impatto positivo per le imprese e il software libero.
In un comunicato congiunto ai ministeri dell¿industria e degli Affari europei, pubblicato martedì sera, Patrick Devedjian e Claudie Haignerési dicono soddisfatti del chiarimento della nozione di ¿contributo tecnico¿, e stimano che ¿il testo del Consiglio doce senza ambiguità che i metodi, algoritmi, idee e software non possono essere brevettati al di fuori di un¿applicazione tecnica riconosciuta¿.
Ma questo non è il parere dei produttori francesi di software, che hanno interpellato Jacques Chirac la settimana scorsa, né del presidente della FFII, Hartmut Pilsch, che affermano che il testo dica molto chiaramente il contrario, come dimostrano le posizioni prese dai ministri italiani e spagnoli.
Per il ministro Stanca si tratta di una Direttiva contraria solo agli interessi tipici italiani e delle piccole e medie imprese del settore informatico.
Per il ministro ¿più si consente il ricorso al brevetto nel software e più si limita il suo sviluppo¿.
Stanca ha aggiunto che dal Consiglio dei ministri sulle Competitività è uscita una Direttiva che, seppure modificata in parte su iniziativa italiana, ¿¿è ancora insufficiente e lascia ampi spazi di incertezza. Per questo il nostro Paese si è astenuto¿.
Già nei giorni scorsi Stanca aveva espresso le sue ¿forti perplessità¿ sui contenuti della Direttiva europea in una lettera ai ministri Rocco Buttiglione Antonio Marzano e Letizia Moratti, proprio in relazione alla penalizzazione delle piccole e medie imprese italiane del settore. In tal senso, Stanca ha oggi espresso l”auspicio che ¿nei successivi passaggi, nuovi esami del testo possano ulteriormente correggerlo e migliorarlo¿.
Marco Cappato, deputato europeo della Lista Bonino, ha dichiarato in una nota: ¿Dopo l”accordo raggiunto lunedì scorso dalla Commissione europea sul trasferimento dei dati dei passeggeri negli Stati Uniti, ieri i Ministri Ue hanno approvato la brevettabilità del software. Su entrambi i provvedimenti, il Parlamento europeo si era espresso in direzione opposta, con un voto sofferto uscito da mesi di dibattito¿.
¿Non stupisce ¿ ha detto ancora Cappato – che la Commissione e il Consiglio abbiano dunque scelto un momento di ”vuoto” parlamentare per assumere decisioni che si scontrano frontalmente con la volontà dell”unica istituzione direttamente eletta, nella speranza di poter mettere la nuova assemblea di Strasburgo di fronte al fatto compiuto¿.
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