Europa
All¿indomani delle preoccupanti dichiarazioni dell¿operatore giapponese NTT DoCoMo, non si fanno attendere le prese di posizione in difesa del 3G e degli investimenti sostenuti per implementare la tecnologia.
Nei giorni scorsi DoCoMo ha reso noto che i profitti del gruppo ¿ padre dell¿i-mode e pioniere del 3G nipponico ¿ subiranno una battuta d¿arresto, anche alla luce dei forti costi delle tecnologie di terza generazione.
Sull¿argomento, è intervenuto il CEO di Vodafone, Arun Sarin, secondo cui le spese del 3G non incideranno in modo significativo sui profitti globali del gruppo, nonostante il decollo effettivo dei servizi sul mercato consumer non sia previsto prima del 2005.
Il pericolo si presenta infatti soltanto nel momento in cui le compagnie telefoniche dirottano in modo troppo veloce un numero eccessivo di clienti sulle reti Umts.
Insomma, il fatto che molte società telefoniche si ritrovino nel prossimo futuro con profitti e risultati operativi piatti, non è una diretta conseguenza del 3G, ma delle strategie adottate dai singoli operatori.
¿Per noi – dice Sarin ¿ il 3G non è un big bang. Per noi è un¿evoluzione¿.
Vodafone, così come la gran parte degli operatori europei, ha adottato una strategia di lancio graduale: finora il gigante britannico ha offerto la connessione alle reti ad alta velocità solo agli utenti business, attraverso carte di connessione per i Pc portatili.
Le offerte al pubblico sono partite solo da alcuni giorni, con Germania e Portogallo a fare da apripista in Europa.
Vodafone, che ha affidato il debutto sul mercato consumer agli apparecchi della sud coreana Samsung, spera di poter ampliare il proprio portafoglio prodotti entro la seconda metà dell¿anno e ha già stretto accordi di fornitura con LG, Sony Ericsson e Sanyo.
Il gruppo ha lanciato i servizi 3G anche in Giappone attraverso la filiale Vodafone KK, ma la situazione sul mercato nipponico ¿ dove il 3G è partito nel 2001 – è molto diversa e molto più competitiva.
¿E¿ dura, dice Sarin, ma supereremo questa fase¿.
Vodafone KK (ex J-Phone) ha fatto il suo ingresso nel mercato mobile giapponese circa un anno più tardi della diretta rivale DoCoMo e otto mesi dopo l”altra concorrente KDDI, ma spera di poter differenziare le proprie offerte grazie al supporto del colosso internazionale Vodafone.
I concorrenti sono, infatti, intrappolati negli standard locali o legati al CDMA (utilizzato negli Stati Uniti, Cina e Corea), mentre Vodafone punta alla clientela professionale proponendo terminali dual-mode che contano su contratti di roaming nei 63 Paesi più frequentati dai giapponesi.
Sarin ha ribadito la piena convinzione del gruppo di proseguire le attività giapponesi, nonostante le difficoltà a guadagnare quote di mercato.
Il CEO del colosso britannico si trova sotto forte pressione, soprattutto dopo il fallimento dell¿acquisizione dell¿operatore americano AT&T Wireless, finito nelle mani dell¿altro gestore Usa, Cingular Wireless.
La finalizzazione del takeover avrebbe infatti consentito a Vodafone di affermarsi oltreoceano, imponendo il proprio marchio su un mercato di primo piano e di dare risposte certe agli azionisti circa la strategia di espansione del gruppo.
Sarin, però, non sembra essere deluso per il naufragio dell¿accordo, e dichiara che il gruppo non scherza quando si tratta di mettere sul tavolo cifre così rilevanti (AT&T è stata venduta per 40 miliardi di dollari), ¿¿sia che si tratti del mercato Usa, di quello francese o di qualsiasi altro¿.
Riguardo la possibilità di incrementare al 3% la partecipazione di Vodafone nell¿operatore cinese China Mobile, Sarin ha dichiarato che allo stato attuale l¿investimento va bene così com¿è: ¿E¿ improbabile che aumenteremo la nostra quota nel breve termine¿, aggiungendo che ¿¿se i nostri azionisti vogliono una maggiore esposizione in China Mobile, possono comprarla¿.
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