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Sono più di 130 i giornalisti attualmente in prigione nel mondo e 37 i ¿predatori¿ della libertà di stampa.
E¿ quanto dichiara Reporters sans frontières (RSF) nel suo rapporto annuale, pubblicato ieri nell¿occasione della 14esima Giornata mondiale dedicata alla libertà di stampa, corredato quest”anno dalle immagini di un album fotografico firmato da Dominique Issermann.
RSF ricorda che lo scorso anno, 42 giornalisti sono stati uccisi nell¿esercizio del loro lavoro (11 dall¿inizio del 2004), mentre 766 sono stati interrogati e più di 1.460 minacciati o aggrediti. E nel 2003 più di 501 media hanno subito opera di censura.
Senza sorpresa, l¿Iraq si rivela come il Paese più pericoloso per i giornalisti. Secondo questa ONG, che ha sede a Parigi, almeno 23 sono morti dall¿inizio della guerra nel marzo 2003, e quattro da gennaio a oggi.
Un dato, quello dei reporter caduti in servizio, “che fa riflettere non solo sui rischi crescenti che corrono gli operatori dell”informazioni nelle zone ”calde” del pianeta. Ma anche sull”atteggiamento tenuto nei loro confronti dalle forze in campo, anche di democrazie occidentali, che si fanno forse meno scrupoli di un tempo nell”aprire il fuoco su chi è sul campo non per combattere ma per testimoniare“, dice RSF.
L”ONG americana Committee to Protect Journalists (CPJ) nel proprio rapporto, pubblicato domenica, ha parlato di 25 giornalisti uccisi in questo Paese, dall¿inizio delle ostilità.
¿L¿Iraq del dopo guerra presenta numerosi rischi per i reporter: banditismo, fucilazioni e attentati dinamitardi sono molto frequenti¿, osserva la CPJ nel proprio documento.
¿I ribelli hanno aggiunto una nuova minaccia prendendo sistematicamente come obiettivo gli stranieri, in particolare i giornalisti, e gli iracheni che lavorano per loro¿.
RSF evidenzia che ¿¿se i giornalisti iracheni godono oggi di indipendenza del tutto nuova, esercitano ancora su di loro una forte auto-censura determinata dall¿insicurezza generale, e in particolar modo dalla minacce delle fazioni politiche¿.
Alla lista nera stilata da RSF, quest¿anno si aggiungono tre nuovi nemici della libertà di stampa: il presidente delle Maldive, Mauroon Abdul Gayoom, il presidente pachistano Pervez Musharraf e il re del Tonga, Taufa”ahau Tupou.
Tra gli altri potenti, additati da RSF nel suo “Tour du monde de la liberté de la presse 2003“, figurano degli habitué, come il dittatore nord-coreano Kim Jong-il, il presidente russo Vladimir Poutine, il capo dell¿organizzazione paramilitare colombiana Carlos Castano, l”organizzazione separatista basca ETA, il capo dello Stato libico Moammar Kadhafi e il presidente dello Zimbabwe Robert Mugabe.
¿Dietro le violazioni della libertà di stampa si nascondono i maggiori responsabili¿ che siano presidente, ministro, capo di stato maggiore, capo religioso, o leader di un gruppo armato, questi predatori della libertà di stampa hanno il potere di censurare, imprigionare, torturare e, nei casi peggiori, assassinare i giornalisti¿, sottolinea RSF nel suo rapporto.
L¿Organizzazione ricorda che il primo aprile scorso, più di 130 giornalisti erano stati messi in prigione per l¿esercizio del loro lavoro. Quattro collaboratori di media e 72 cyberdissidenti sono stati sbattuti in galera per aver voluto informare la gente.
Le più grandi prigioni per i giornalisti, rileva ancora RSF, si trovano a Cuba (attualmente ce ne sono detenuti 30), in Cina (27), Eritrea (14) e Birmania (13).
L¿Iran rimane la più grande prigione del Medio-Oriente.
In Europa, la situazione è ¿rimasta soddisfacente¿: i casi di violazione del principio di protezione delle fonti e di aggressione dei giornalisti sono stati meno numerosi.
Ma la condizione di lavoro nei Paesi dell¿ex blocco sovietico ¿sono sempre peggiori¿: aggressioni, arresti, censura¿
RSF ha approfittato anche di questa Giornata mondiale per denunciare la situazione delle ¿dittature paradisiache¿, dove ogni anno soggiornano milioni di turisti.
Questo per ricordare ai tanti cittadini di Paesi occidentali che scelgono località esotiche per le loro vacanze, che in Paesi dai panorami incantevoli, come Maldive, Seychelles o Tunisia, con “¿la libertà di stampa semplicemente non esiste”.
Reporters sans frontières (Bilancio 2003)
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Per ulteriori approfondimenti, leggi:
Libertà di stampa nel mondo: Italia 53a per l¿irrisolto conflitto di interessi. Indagine Rsf
Ginevra: a rischio la libertà di Internet. Amnesty e RSF in prima linea contro gli Stati censori