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La notizia è stata data in un comunicato diramato alla stampa, nel quale RCS ha spiegato che dopo aver analizzato i documenti di questa operazione, ha ¿¿preso la decisione di non fare alcuna offerta per l¿acquisizione¿. Il Gruppo ha addotto come motivazione ¿l¿eccessiva complessità dell¿operazione¿, la ¿difficoltà di integrare gli asset messi in vendita con quelle di RCS¿ e ¿il prezzo richiesto¿ dai Lagardère, giudicato eccessivo per il valore di mercato di queste attività. I vertici della società francese hanno infatti chiesto una somma che si aggira intorno ai 600 milioni di euro per Editis.
Dopo mesi e mesi di trattative, il Gruppo editorialeRCS MediaGroup ha confermato di ritirarsi dalla corsa all¿acquisto del 60% di Editis (ex Vivendi Universal Publishing) messo in vendita dalla società Lagardère.
La decisione di ritirarsi da questa transazione è stata commentata dall¿A
Romiti non ha comunque negato l¿interesse della società a espandersi sul mercato editoriale francese, dove la società ha già avviato altri contatti.
Ma per quanto riguarda Editis, si tratta di ¿¿una estrazione di parte di attività da alcune società – ha spiegato Romiti – e quindi della costituzione di nuove società di cui è difficile capire la capacità di stare sul mercato¿.
Romiti ha chiarito che i dati disponibili sono a tutt”oggi molto carenti e mancano i dati patrimoniali: ¿Non riteniamo che la nostra valutazione possa avvicinarsi alle attese del venditore¿, ha concluso l¿Ad della società.
Ma quella di Editis non è l¿unica novità che riguarda il futuro di RCS. I vertici hanno infatti deciso di sciogliere anche i legami con la tedesca Burda Media.
¿Avvalendoci delle caratteristiche del contratto e dei patti parasociali, ieri – ha detto sempre Romiti nel corso dell”assemblea, a proposito della joint venture con il Gruppo tedesco nei periodici di cui controlla il 60% – abbiamo dato recesso dai patti parasociali stessi e chiesto lo scioglimento di qualsiasi accordo con il socio”.
Resta la convinzione, poi, che il Gruppo editoriale abbia ormai preso la strada giusta, e che possano arrivare “risultati decisamente buoni in tempi brevi“, dopo un 2003 che ha segnato il ritorno all”utile, pari a 51,5 milioni per la capogruppo (contro la perdita di 194,4 nel 2002) e a 46,1 milioni a livello consolidato (-152,3 milioni), e al dividendo di 0,07 euro per le ordinarie e di 0,19 per le risparmio.
Un via libera ai conti dato quasi all”unanimità dei soci di RCS, anche con il voto favorevole del Gruppo Ligresti, in predicato di entrare nel patto di sindacato della società in scadenza, che attraverso i due suoi rappresentanti ha espresso “i complimenti” per i risultati raggiunti.
Il presidente di Premafin Giulia Ligresti ha commentato: ¿Vorrei ribadire che con il 5,2% la nostra partecipazione in RCS è importante. Riteniamo quindi un atto dovuto, quasi naturale, partecipare al patto della società¿, ha concluso sulle trattative per il rinnovo dell”accordo parasociale della holding editoriale di via Rizzoli.
Inoltre, la Ligresti ha espresso apprezzamento per le dichiarazioni di Giovanni Bazoli, presidente di Banca Intesa, sull”apertura per l”ingresso dei nuovi soci.
L”assemblea, da parte sua, ha ridotto a 18 il numero dei componenti il Consiglio d¿Amministrazione e non è pertanto stato sostituito il dimissionario Franco Tatò. Poi ha approvato il progetto di fusione per incorporazione in RCS MediaGroup delle società interamente controllate come Agr, Cnr, RCS Radio e Tv, Immobiliare Solferino 28, Hdp sviluppo immobiliare, Rcs Internal Auditing.
La società rileva che l¿operazione si inquadra nel processo di riorganizzazione e semplificazione della struttura societaria.
L”assemblea ha anche revocato la delega attribuita al Cda il primo giugno 1999 di aumentare il capitale sociale con emissione di azioni riservate ai dirigenti del Gruppo.
Prima dell”assemblea, il Cda ha preso atto poi delle dimissioni di Nicolò Nefri dal comitato esecutivo e ha nominato, incrementando a 8 i componenti dell”organismo, Carlo Buora, Carlo Pesenti e Umberto Quadrino.
Per quanto riguarda il comitato per il controllo interno ha recepito le dimissioni del presidente Carlo Buora, sostituito da Raffaele Agrusti.
In assemblea non si è invece entrati nel merito delle indiscrezioni circolate nei giorni scorsi, secondo cui sono in corso contatti tra i soci per definire gli assetti futuri della società.
Alcune voci danno addirittura come possibile che una cordata con a capo Diego Della Valle (Gruppo Tod¿s) possa fare un¿offerta per rilevare il 20-30% di RCS MediaGroup.
Della Valle si è comunque astenuto dal fare commenti su questa possibilità.
Nell¿aria circola anche che Romiti starebbe pensando di quotare in Borsa il Corriere della Sera.
Secondo La Repubblica, ipotesi confermata da fonti finanziarie, Romiti avrebbe intenzione di dividere i destini di Gemina e della sua famiglia dal core business del gruppo RCS e in particolare dal suo asset più importante il Corsera appunto.
RCS, a parte Il Corriere della Sera, possiede la Gazzetta dello Sport, e controlla anche in Spagna El Mundo, oltre alla casa editrice Flammarion in Francia.
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